E’ stata eseguita ieri presso il policlinico di Monserrato l’autopsia sul corpo di Piergiorgio Caria, il giovane di 42 anni di Iglesias, trucidato con un numero elevato di fendenti alla schiena. Da indiscrezioni degli ambienti investigativi appaiono confermate le prime indicazioni che farebbero risalire la morte alla sera di martedì, ossia 24 ore prima del ritrovamento del corpo da parte della sorella e del figlio di lei, a causa di una serie di ferite da arma da taglio. Non si conoscono ancora i risultati dell’esame autoptico che il pubblico ministero incaricato dell’indagine, Danilo Tronci, ha conferito al medico legale Francesco Paribello.
Fondamentali saranno i risultati che permetteranno agli investigatori di orientare le indagini e stringere il campo degli indiziati. Gli investigatori della squadra mobile di Cagliari, guidati dal dirigente Luca Armeni, e quelli del Commissariato di Iglesias diretto dal Commissario capo Veronica Madau, al momento non escludono alcuna pista. Dal momento del ritrovamento sono iniziati immediatamente gli interrogatori, che continuano senza sosta, dei parenti della vittima, 12 tra fratelli e sorelle, e degli amici che “Giorgetto” Caria, come amichevolmente veniva chiamato da parenti e amici, frequentava abitualmente.
Dopo un incidente stradale in cui era rimasto vittima, era cambiato radicalmente. Da una vita sregolata, fatta di giorni trascorsi al bar e qualche precedente per piccoli reati, era passato a una vita più regolare e ritirata nella sua casetta di campagna, a due passi dalla città, quasi monastica, dove coltivava ortaggi e la sua passione per la campagna. Una casetta acquistata proprio dopo l’incidente, di fronte alla casa dei genitori, dove lui ha sempre vissuto, dopo che la famiglia rientrò dal Continente dove si era trasferita per lavoro. Il suo mezzo di trasporto era una montain bike che usava per i suoi piccoli spostamenti, il supermercato a due passi dalla sua casa, e la casa della sorella, nel vicino quartiere di Serra Perdosa, dove abitualmente si recava.
Era un giovane anche generoso, nonostante le sue umili origini. Chi lo ha conosciuto racconta degli “aiuti” a parenti e amici dopo l’incidente che gli costò un occhio e l’uso di un braccio, in seguito al quale gli fu riconosciuto il debito indennizzo e una pensione di invalidità. E la pista dei soldi potrebbe essere la pista che gli inquirenti stanno seguendo con più attenzione. Il suo assassino, o gli assassini, potrebbero aver avuto questo movente per l’omicidio, forse una richiesta di soldi non soddisfatta o una richiesta reiterata che la povera vittima non ha voluto soddisfare. Una discussione accesa e poi il primo fendente alla schiena, a tradimento, e poi l’accanimento con tutti gli altri colpi su un corpo ormai impossibilitato a difendersi. Giorgetto Caria non aveva la corporatura da lottatore.