“Le ragioni dei pastori” di Carboni e Pani in scena al Festival del cinema di Roma

Un altro film sardo sarà presente a un Festival internazionale prestigioso come quello di Roma 2013 (Auditorium, Parco della Musica dall’8 al 17 novembre). Infatti, all’interno della sezione “Prospettive Doc Italia” è stato selezionato “Capo e croce” di Paolo Carboni e Marco Antonio Pani, costruito attorno a tre anni di lotte del Movimento Pastori Sardi con fotogrammi che raccontano momenti duri e altri di riflessione, di narrazione di una cultura, comunque, in via di trasformazione.

Il gruppo di opere scelte dal Festival sono tutte assai interessanti, tese a mostrare la contemporaneità attraverso il genere documentario, ormai privo del “complesso di inferiorità” rispetto alla fiction. Peraltro, insieme a “Capo e croce” e al suo straordinario viaggio nella Sardegna dei pastori, dovrebbe essere presentato, nella stessa sezione, un’altra faccia della nostra isola con “Dal profondo” di Valentina Pedicini, concentratasi sull’ultima donna minatrice nelle cave del Sulcis.

“Capo e croce” è un film voluto dagli autori con passione e volontà. Pani e Carboni ne firmano anche la splendida fotografia in bianco e nero, che se, come gli stessi affermano nelle note di regia, diventa una sorta di ribellione stilistica rispetto all’uso del colore patinato con cui la Sardegna viene spesso rappresentata negli spot turistici, appare allo spettatore come un elemento paradossalmente più realistico e legato all’immaginario desetiano.

“Capo e croce” ha avuto una gestione lunga, tormentata, questa volta non per problemi economici, ma per i dubbi teorici-stilistici dei registi, i quali non hanno lasciato al caso neppure una scena; ogni fotogramma doveva supportare la coerenza complessiva del racconto di una cultura e di un modo di produzione stroncato da scelte insensate sul versante economico e su quello antropologico. Forse, questo rimane la base teorica su cui Carboni e Pani hanno costruito il film e spiega un work in progress, pensato e montato tre anni fa in un modo e oggi diventato un altro film, potente sicuramente e che non lascerà indifferenti né i sardi né gli spettatori del Festival firmato da Marco Muller. La produzione è di “Aereavisuale”, quindi ancora di Paolo Carboni e Marco Antonio Pani, in associazione con l’Istituto Superiore Regionale Etnografico e il sostegno della Società Umanitaria-Cineteca Sarda, distribuito dalla “Torre Film”, la quale gli darà vita nelle sale commerciali.

Altro elemento interessante è il commento musicale. I momenti drammatici (per esempio le cariche della polizia), quelli più sereni, venati, a volte, di ironia, sono punteggiati da un’interpretazione “intima” di alcune arie famose di Giacomo Puccini, che Mauro Palmas con la sua sensibilità sonora ha reinventato, riuscendo a creare e a supportare emozione, senza mai essere invasivo. Quando è presente la voce, è quella di Simonetta Soro.

Così “le ragioni dei pastori” (sottotitolo esplicativo del più simbolico e criptico “Capo e croce”) hanno avuto un loro approfondimento per immagini, dalle manifestazioni a Cagliari, a Roma, da quelle riuscite a quelle represse, fino al ritratto delle difficoltà dei vari tipi di allevamento, fino agli sfratti per gli assurdi indebitamenti, e poi le discussioni sul presente e il futuro per completare, come affermano i registi nelle note di regia, “una storia di lavoro, giustizia, libertà”. Il tentativo di Carboni e Pani, non sembra, così, esclusivamente quello di indagare, di approfondire una parte della società e dei suoi protagonisti, ma pure di conoscerli, capirli, anche personalmente, fuori dagli stereotipi, dalle ideologie, dalle stratificazioni dell’immaginario cinematografico del passato.

Elisabetta Randaccio

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