Via allo spoglio. Un sardo su due è rimasto a casa

Gli aventi diritto erano quasi un milione e mezzo. Ma a votare si sono presentati in meno di 800mila, il 52,2 per cento.

Gli aventi diritto erano quasi un milione e mezzo. Ma a votare si sono presentati in meno di 800mila, il 52,2 per cento. Alle precedenti regionali, nel 2009, i votanti erano stati il 67,57 per cento. Il crollo è superiore al 15 per cento, quasi un nuovo partito, più di 220mila elettori. Mentre il “partito” di chi è rimasto a casa è di gran lunga il più forte in Sardegna. Vi “aderisce” quasi un elettorale su due.

Alle 7 è cominciato lo spoglio. Visto l’esiguo numero dei votanti potrebbe essere più veloce del previsto. Entro la mattina – a meno che non si registri un testa a testa così ravvicinato da dover attendere anche lo spoglio dell’ultimo seggio – dovrebbe conoscersi il nome del nuovo presidente della Regione. Entro la sera anche quelli degli altri 59 consigieri.

Il dato della partecipazione al voto è catastrofico. Segna una sconfitta dell’idea della necessità della partecipazione democratica. Segnala il passaggio di una larga parte della cittadinanza dalla rabbia alla rassegnazione. In tanti hanno perduto la speranza di poter determinare un cambiamento attraverso la politica.

Il crollo è avvenuto ovunque. Più contenuto nella provincia di Nuoro (dove ha votato il 56,4 per cento), drammatico nel Medio Campidano (46,92). Sotto il 50 per cento si sono fermate anche le province del Sulcis (48,83) e di Oristano (49,71). Al di sopra, oltre a Nuoro, Sassari (55,23), Ogliastra (55,68) e, per pochi voti, anche Cagliari (51,38).

I dati delle città corrispondono sostanzialmente a quelli delle rispettive province. In testa alla modesta classifica Tempio, col 58,97 per cento. Seguono Nuoro (58,92), Sassari (54,55), Cagliari (53,44), Oristano (51,49). Sotto il 50 per cento, Quartu S. Elena (48,88) e Olbia (47,32).

Il fatto che si sia votato in un solo giorno (nel 2009 si votò anche il lunedì) e la bella giornata di sole possono solo in parte spiegare questo crollo. Le cui dimensioni dovrebbero allarmare tutte le forze politiche. Sono le cifre di una autentica crisi democratica.

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