Sulla Regione la spada di Damocle di un altro affitto milionario

C’è anche un canone d’affitto da 1,2 milioni di euro tra i ‘beni’ lasciati in eredità dalla giunta Cappellacci al successore Francesco Pigliaru. Per il momento le finanze regionali non sono state intaccate, ma la questione è alquanto articolata. E soprattutto è ancora aperta. Tutto ha inizio nel settembre del 2013, quando su input della giunta gli uffici dell’assessorato agli Enti locali e finanze pubblicano un avviso di selezione per un mega-immobile che dovrà ospitare l’assessorato all’Agricoltura e la Corte dei conti. È la stessa Regione che da cinque mesi sta pagando l’affitto di un immobile vuoto, il terzo piano di una palazzina cagliaritana di proprietà dell’imprenditore-editore Sergio Zuncheddu occupato fino ad aprile dalla società in house SardegnaIT, come raccontato qualche settimana fa (leggi).

Oltre un milione di euro alla Tepor: risorge il piano di Italo Masala

Dopo la pubblicazione dell’avviso arrivano due proposte: una la firmal’ImmobiliarEuropea di Zuncheddu, l’altra la Tepor SpA dell’imprenditore di Paulilatino Antonio Sedda. A spuntarla è quest’ultimo, che propone oltre 10mila metri quadri in via Posada, a poche centinaia di metri dal complesso di Zuncheddu, per un milione e 100mila euro l’anno, ai quali si aggiungono 90mila euro per un ulteriore immobile in via Livenza, sempre zona Santa Gilla, da adibire ad archivio. La giunta contempla pure la possibilità di riscattare l’immobile: il 70% cash, il restante attraverso la permuta di alcuni edifici di proprietà regionale. Sarà una coincidenza, ma è l’esatto progetto pensato nel giugno del 2004 – pochi giorni prima delle elezioni vinte da Renato Soru – dall’allora presidente della Regione Italo Masala. L’assessore al Bilancio era Ugo Cappellacci.

La riconferma di via San Simone. Con parte degli uffici vuota

I giochi con la Tepor sembrano chiusi e nel frattempo gli uffici regionali, non avendo ricevuto alcuna indicazione contraria dall’esecutivo, riconfermano il contratto con ImmobiliarEuropea per il palazzotto (semivuoto) di via San Simone. Con un piccolo sconto: 1.700 euro al mese in meno. Su un costo, sempre mensile, di circa 80mila euro. Nello stabile della società di Zuncheddu, secondo i piani della giunta Cappellacci dovrebbe trovar posto l’assessorato al Lavoro, ospitato in via XXVIII febbraio. Il trasferimento è necessario perché in quella sede “mancano i parcheggi e gli archivi, e oltretutto è lontana dal polo degli uffici regionali, in zona Santa Gilla”, scrive la giunta. Da qui la riconferma del contratto con ImmobiliarEuropea, siglato sul finire del 2013. Ma senza fare i conti con le possibili complicazioni – che infatti si verificano puntualmente – e col risultato finale di far pagare ai cittadini un affitto inutile.

L’ostacolo (ben noto) della Spending review

Spunta un ‘piccolo problema’, come fanno notare ai piani alti dell’assessorato agli Enti locali e finanze: con la spending review, mantenere in vita il contratto di via San Simone e firmarne uno nuovo con la Tepor è praticamente impossibile. Semplicemente si sfora il budget, visto che le casse dovrebbero sborsare oltre 2,2 milioni l’anno. Insomma: bisogna scegliere, anche perché al conto finale degli affitti si aggiungono i canoni di altri uffici e delle decine di stazioni forestali sparse ai quattro angoli dell’Isola. E la giunta Cappellacci che fa? Decide di non decidere. Pur sapendo che i limiti alla spesa imposti dal governo nazionale erano dietro l’angolo già diversi mesi prima, quando il presidente decideva di cercare nuovi immobili e aveva già in mente di riconfermare in toto il contratto con ImmobiliarEuropea. Insomma: ci sono le elezioni e, mal che vada, sarà Francesco Pigliaru a dover sbrogliare la situazione.

Scoppia il caso dell’assessorato al lavoro

La situazione si complica ulteriormente quando scoppia il caso dell’assessorato al Lavoro: lo stabile di via XXVIII febbraio, secondo una relazione tecnica, non è sicuro e va sgomberato al più presto. Lo intima il dirigente Antonio Quartu con un documento firmato una settimana prima delle elezioni regionali, il 10 febbraio 2014. “Il trasferimento deve avvenire entro il 10 marzo”, si legge nella nota. Si pensa così di trasferire i 260 dipendenti dell’assessorato al Lavoro in via Posada, al posto di Agricoltura e Corte dei conti, e si chiede alla Tepor una rivisitazione degli spazi. La società è d’accordo, ma questo comporta dei costi e per ammortizzare i lavori di adeguamento dei locali chiede che il contratto – ipotesi legittima e comprensibile – non sia inferiore ai nove anni. Non spetta certo agli uffici assumere una decisione del genere in assenza di un indirizzo politico. Oltretutto, rimarrebbe sempre in piedi la questione spending review e se la giunta Cappellacci optasse per la ‘soluzione Tepor’, dovrebbe risolvere il contratto con l’ImmobiliarEuropea o giocarsi la carta della situazione di emergenza. Rischiando però un richiamo della Corte dei conti. Alla fine, il predecessore di Pigliaru se ne lava le mani: le elezioni sono alle porte e la questione si arena.

Tutto fermo, ma non per la Tepor. Che si becca una diffida

Malgrado non sia stato siglato alcun accordo, ai piani alti dell’assessorato agli Enti locali e finanze arrivano strane voci su lavori in corso nello stabile di via Posada, proprio a ridosso delle elezioni regionali del 16 e 17 febbraio 2014. Saranno interventi di routine, ma tra vedere e non vedere, gli uffici fanno una cosa molto semplice: inviano alla società una lettera di diffida, per mettere al riparo la Regione da eventuali recriminazioni future. Sfuma peraltro anche il trasferimento forzato dell’assessorato al Lavoro: i sindacati, informati del documento di sgombero solo il 27 febbraio – ovvero 17 giorni dopo la firma – si oppongono strenuamente e la Cisl mette in piazza la vicenda.

“Uno sgombero malizioso”

Il segretario della Funzione pubblica Cisl Davide Paderi ci andò giù duro. “È uno sgombero malizioso, deciso a cavallo delle elezioni e con un vuoto di governo – dichiarò -. Lo si vuole giustificare con la mancanza della messa a terra negli attuali locali dell’assessorato, ma questo è un lavoro da elettricista”. Sembra che nel frattempo i problemi emersi siano anche altri, dalle cabine elettriche dei piani quasi completamente da rifare fino all’impianto fognario non proprio a norma. Da qui l’ipotesi che l’assessorato lasci sul serio lo stabile di via XXVIII febbraio e, nel giro di due mesi, approdi proprio in via San Simone.

Nel frattempo la Tepor aspetta

Quel che è certo, in tutta questa vicenda, è che il procedimento avviato da Cappellacci non è ancora stato archiviato. Anche per questo, appena sei mesi, fa la Tepor ha sollecitato la Regione invitandola a chiudere la questione in tempi brevi. Sulla carta l’affare è ancora in ballo, malgrado la giunta Pigliaru non pare abbia intenzione di impegnare ulteriori risorse in affitti milionari, tanto più che solo poche settimane fa ha ipotizzato che anche SardegnaIT lasci i locali del complesso Santa Gilla di Sergio Zuncheddu. Agli uffici l’arduo compito di verificare se, tecnicamente e giuridicamente, l’operazione possa andare in porto senza contraccolpi per le casse regionali. (2. continua)

Pablo Sole

sole@sardiniapost.it

 

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