Soru e Lai rinunciano, Barracciu in pole

Renato Soru non si candida alle primarie per la scelta del candidato governatore del centrosinistra sardo alle elezioni regionali del 2014. L’ha annunciato alla direzione del Pd con un intervento nel quale ha ribadito la sua determinazione restare nel partito: “Io non mi vergogno del Pd”, ha detto riferendosi alle dimissioni della presidente dell’assemblea regionale Valentina Sanna – e darò il mio contributo per migliorarlo”-

All’annuncio di Soru si accompagna un’altra notizia: nemmeno Silvio Lai, il segretario regionale, intende candidarsi. Un annuncio che suona come una risposta immediata all’appello che Soru ha lanciato affinché nel Pd si arrivi a una posizione unitaria, riducendo la rosa dei candidati. Il risultato è che la partita per il candidato del centrosinistra al governo della Sardegna si riapre. Restano in campo i nomi di Roberto Deriu, presidente della provincia di Nuoro, Gianfranco Ganau, sindaco di Sassari, e Francesca Barracciu, europarlamentare. Continua a venire fatto con insistenza quello di Franco Siddi, segretario del sindacato dei giornalisti. Si è aggiunto di recente quello di Paolo Maninchedda, consigliere regionale sardista, che da tempo bussa alla porta del tavolo del centrosinistra, ma ancora non vi è stato ammesso.

Ma cosa ha spinto Soru a questa decisione? Di certo, l’ex governatore è stato per lungo tempo determinato a riproporsi. Fino al punto di dichiarare (a conclusione di un’altra direzione del partito, lo scorso 13 maggio) che questa volta, per decidere, non avrebbe atteso il verdetto della magistratura. Cioè la conclusione del processo per evasione fiscale è già fissato per il prossimo 28 maggio, pochi mesi dopo le Regionali.

Era il 13 maggio scorso. Da allora la situazione giudiziaria dell’ex governatore non è migliorata. Infatti, pochi giorni dopo quell’annuncio, il pubblico ministero Andrea Massidda – titolare dell’altra indagine nella quale è coinvolto l’ex governatore (quella per false comunicazioni sociali) – ha deciso di chiedere l’archiviazione per 15 dei 18 indagati, ma non per Renato Soru e per altri due dirigenti della sua azienda, Luca Scano e Mario Rosso. Poi, due settimane fa, la notizia di altre cinque iscrizioni nel registro degli indagati, tutti manager di Tiscali.

La decisione del Pm di non chiedere l’archiviazione ha aggiunto un nuovo ostacolo alla candidatura: infatti una parte dei comportamenti al centro dell’indagine – nell’ipotesi della procura – furono messi in atto da Soru quando era già governatore della Sardegna e, formalmente, in regime di blind trust. Una circostanza non rilevante sul piano penale, ma imbarazzante sul piano politico e difficilmente gestibile in una campagna elettorale che, come quella del 2014, si annuncia senza esclusione di colpi.

Ai problemi giudiziari si sono probabilmente aggiunte altre considerazioni. Prima tra tutte l’incertezza sull’esito di una competizione elettorale che, per l’assenza del doppio turno e la possibilità di una pluralità di candidature di opposizione all’attuale maggioranza, si giocherà sul filo di lana. Non è un caso che Silvio Lai abbia dedicato buona parte della sua relazione alla necessità di “non dividersi”, di “pacificare”.

Di certo, la decisione di non correre per la Primarie, accompagnata dalla dichiarazione di voler contribuire al ‘miglioramento’ del Pd (e da un riferimento alla necessità di atteggiamenti “generosi” in politica), smentisce le voci che da settimane circolavano attorno alla possibilità che Soru – molto irritato per il tentativo di impedirne la candidatura attraverso un irrigidimento del codice etico (era anche pronto un quesito specifico alla commissione nazionale di garanzia) – potesse decidere di correre da solo, in una nuova organizzazione politica, o sostenere un candidato esterno al Partito democratico. A questo punto lo sbocco più probabile per l’ex governatore pare essere una candidatura alle Europee dell’anno prossimo.

E siccome nella migliore delle ipotesi (la creazione di una circoscrizione autonoma per la Sardegna che oggi alle Europee è assieme alla Sicilia) di posto in Europa ce n’è uno solo, questo percorso politico di Soru rafforza la possibilità che a rappresentare il Pd nella corsa per il governo della Sardegna ci sia il parlamentare europeo in carica: Francesca Barracciu.

L’annuncio di Soru e quello di Lai hanno contribuito a far passare in secondo piano il tema della dimissioni dal partito della presidente dell’assemblea Valentina Sanna. D’altra parte la sua immediata sostituzione con la vicepresidente (Daniela Porru) aveva immediatamente chiarito la volontà dei vertici del Pd di minimizzare i problemi politici posti nell’ormai famosa lettera sulla “vergogna” do stare “in questo Pd”. Lettera che, nel frattempo, ha fatto il giro d’Italia. L’invito all’avvio di una profonda “riflessione interna” rivolto ai vertici del partito dai renziani non è stato respinto, ma rinviato a un momento indefinito del futuro.

Quanto alla questione delle primarie (lunedì si riunirà il tavolo del centrosinistra per la definizione delle regole), la direzione del Partito democratico ha deciso di proporre la realizzazione di due turni e lo slittamento del termine per la presentazione delle candidature alla prima settimana di agosto.

N.B.

 

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