Sanità, la riforma delle Asl all’esame del Consiglio: commissariamenti vicini

È cominciata questa mattina alle 10,30 la discussione sulla riforma delle Asl, ovvero la proposta di legge del Pd (l’ha presentata a giugno il capogruppo Pietro Cocco) con la quale verrà costituita da un lato la nuova azienda sanitaria del 118 (Areu), ma parallelamente saranno tagliate le altre Asl. La maggioranza arriva in Aula dopo la pace interna raggiunta la settimana scorsa, quando è stato deciso di accorpare subito anche alcune aziende, come chiedevano Centro Democratico e Partito dei Sardi che non hanno votato il riordino né in commissione Sanità né in quella Bilancio. Non solo: i Riformatori, che ad agosto avevano duramente contestato il riordino protocollando centinaia di emendamenti, hanno fatto sapere che voteranno a favore del taglio delle Asl. Del resto, quando nel 2009 il centrodestra presentò la sua riforma (ci lavorarono soprattutto i Riformatori), il cuore della protesta era cancellare le Aziende ospedaliere. Ma in cinque anni l’ex maggioranza non ha mai toccato l’assetto della sanità isolana, i cui costi sono invece aumentati di molto, fino a far scattare ripetuti moniti da parte della Corte dei Conti.

Quanti ai tempi di approvazione, l’Aula ha deciso di velocizzare: la partita potrebbe chiudersi già la settimana prossima, mentre la fine del dibattito generale è fissata per questa sera. Domani il voto sul passaggio agli articoli. Sarà poi la conferenza dei capigruppo a stabilire il termine per la presentazione degli emendamenti che saranno esaminati domani dalla commissione Sanità guidata da Raimondo Perra (Psi). Se ne annunciano almeno 500 da parte dell’opposizione, più una ventina tra quelli della Giunta e della maggioranza di centrosinistra.

Perra ha chiesto al Consiglio di affrontare la riforma sanitariacon coraggio e determinazione. Mi auguro – ha aggiunto – che i toni accesi che si sono registrati in commissione si trasformino in dialogo costruttivo”. Perplessità su alcune parti della riforma sono state espresse dal presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini (Pd). “Serve uno sforzo vero – ha esordito – per scrivere una buona legge e poi concretizzarla e metterla in atto perché siamo pieni di buone leggi rimaste inapplicate. Le cliniche universitarie mettono al centro non i cittadini ma le carriere di pochi, con sistemi baronali e controlli di spesa inutili a cui è necessario porre un termine, lì si annidano gli sprechi”. Il numero giusto di posti letto in Sardegna, secondo Sabatini, è 5.600 contro i 6.800 attuali. “E un posto letto – ha ricordato l’esponente della maggioranza – costa 1000 euro al giorno. Bisogna allora ridurre le direzioni generali per un controllo più diretto delle funzioni”.

Centrodestra all’attacco. “Con questa legge – ha sottolineato Stefano Tunis (Fi) – non si vuole migliorare il servizio sanitario ma affondare le mani nel sistema gestionale delle Asl: dovete dimostrarci il contrario. Il 70 per cento della spesa, poi, riguarda il personale. Potete farci vedere una sola riga della legge nella quale c’è la riduzione delle spese?”.

Dopo il voto finale del Consiglio, il centrosinistra potrà procedere al commissariamento delle Asl che sono sempre in mano ai manager nominati cinque anni fa dal centrodestra, quelli stessi che hanno creato la voragine nei conti. Attualmente, il buco della sanità ammonta a 400 milioni: nell’assestamento di bilancio votato nei giorni scorsi sono previsti i primi 100 di copertura. La giunta di Francesco Pigliaru si è infatti data quattro anni di tempo per azzerare il deficit.

La Cisl boccia la riforma. La Cisl boccia l’ipotesi di riorganizzazione delle Asl e dei distretti amministrativi da parte della Giunta. “La Regione gioca pericolosamente sul riordino dei distretti amministrativi e sanitari dell’Isola – denunciano il segretario della Funzione pubblica Daviede Paderi e il segretario regionale Ignazio Ganga – Anzi, tenta una rischiosa e pasticciata sperimentazione di ingegneria istituzionale che, se non concertata con le rappresentanze sindacali e produttive e con i territori, potrebbe danneggiare seriamente l’organizzazione sanitaria e amministrativa nell’intera Regione e in alcune realtà locali che subirebbero gravi ripercussioni. Senza risolvere, peraltro, i veri problemi della spesa fuori controllo, degli sprechi e delle inefficienze gestionali”. La Cisl invoca un confronto con le parti sociali “sull’impianto delle riorganizzazioni funzionali, che dovranno trovare la massima adesione popolare sia sul fronte del riordino del quadro istituzionale regionale sia su quello della Sanità e degli Enti locali”.

Secondo il sindacato il nuovo modello organizzativo regionale sarà realizzabile “soltanto all’interno di un più ampio quadro d’innovazione istituzionale che dovrà contemporaneamente interessare l’intera architettura dell’Isola e necessariamente coinvolgere i territori attraverso la promozione di un processo decisionale dal basso, fino ad interessare la riorganizzazione funzionale dall’ente Regione”. Ribadita la richiesta di una “nuova stagione di contrattazione” per dare “adeguate garanzie ai lavoratori e alle lavoratrici coinvolti nei processi di cambiamento”.

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