“Roma ci deve ancora tra i 330 e i 380 milioni annui”

L’assessore alla Programmazione Raffaele Paci spiega perché la Regione non ha ritirato i ricorsi e fa i conti su Vertenza entrate bis e riserve erariali chieste allo Stato.

“Stiamo trattando per il riconoscimento di una somma che si aggira tra i 100 e i 150 milioni annui”. Ecco la sostanza della Vertenza entrate bis la Giunta regionale sta portando avanti a Roma. A guidarla, il presidente Francesco Pigliaru e l’assessore Raffaele Paci, il quale spiega nei dettagli termini e obiettivi di questa nuova trattativa finanziaria che si trascina, senza successo, dal 2010. Ma il titolare della Programmazione chiarisce pure la seconda partita aperta, ovvero il mancato ritiro da parte della Regione dei ricorsi in materia di riserve erariali. E sono altri 230 milioni annui che l’Esecutivo chiede al Governo. Ciò a differenza di quanto sembrava stabilito nell’accordo del 16 luglio scorso, quello che per la Sardegna ha cancellato i vincoli di spesa previsti dal patto di stabilità, imponendo il pareggio di bilancio come unico vincolo.

Assessore, andiamo con ordine: Vertenza entrate bis, il risultato mancato dalla giunta di Ugo Cappellacci. Di quali imposte si parla?

Stiamo trattando su Ires maturata, giochi e riserve matematiche.

Cosa s’intende per Ires maturata?

Sono i soldi versati allo Stato dalle imprese che hanno sede legale fuori dalla Sardegna, ma uno stabilimento nell’Isola. Per legge ci spetta una parte di quelle somme, e la stiamo chiedendo.

I giochi sono tutte lotterie di Stato e affini. Le riserve matematiche, invece, a cosa si riferiscono?

Sono le tasse applicate dallo Stato su quei depositi che vengono versati dalle compagnie assicurative: anche su questo abbiamo un diritto di compartecipazione, e lo stiamo rivendicando com’è giusto che sia.

Da quanto tempo la Sardegna non incassa questo gettito?

Dal 2010.

Avete calcolato la cifra totale?

Secondo i nostri conti, vantiamo un credito tra i 600 e i 750 milioni. Adesso si tratta di stabilire un metodo e concordare col Governo la restituzione delle somme arretrate fissando, parallelamente, una quota a regime.

Alla fine della giostra nelle casse della Regione quanto entrerà in più ogni anno?

Tra i 100 e i 150 milioni all’anno.

Questa somma a cosa si aggiunge?

Ai circa cinque miliardi e mezzo che è l’attuale compartecipazione riconosciuta alla Sardegna, al netto degli accantonamenti.

Veniamo ai ricorsi in materia erariale: la Regione avrebbe dovuto ritirarli entro il 16 settembre. Così, almeno, prevedeva l’accordo del 16 luglio sul nuovo patto di stabilità.

La data, intanto, era indicativa. Ma all’indomani della firma, col ministero delle Finanze ci eravamo dati un tempo per rivedere tutte le norme inserite nell’intesa.

A cosa avete deciso di non rinunciare?

Ovviamente non rinunciamo alla Vertenza entrate, ma la Sardegna ha diritto a vedersi riconosciuta anche un compartecipazione sulle riserve erariali.

Cosa sono?

Lo Stato, per abbattere il debito pubblico, ha imposto una tassa di scopo, cioè una nuova imposta destinata unicamente alla riduzione del debito. Pretendiamo che queste risorse rimangano a disposizione dei sardi.

Di quale cifra si parla?

Sono 230 milioni l’anno.

A Roma ci sono rimasti male quando avete detto che volete tutte le riserve erariali?

Più che altro non abbiamo mai affermato il contrario. Nell’accordo di luglio è stata sottoscritta la nostra volontà di ritirare solo i ricorsi che riguardavano quella precisa intesa, cioè il patto di stabilità e gli accantonamenti. Ciò vuol dire che, ottenuta la cancellazione dei vincoli di spesa e accettato il solo vincolo del pareggio di bilancio, su questo fronte non c’è motivo per aprire battaglie legali. Del resto, abbiamo ottenuto il massimo risultato possibile: dal 2015 la Regione potrà spendere tutte le somme a bilancio, senza più limiti. Anzi: con la possibilità di maggiori spese, nel caso in cui dovessero aumentare le entrate, ad esempio con i fondi infrastrutturali e la compartecipazione ai fondi europei.

Sugli accantonamenti ci sono novità?

No. La Sardegna, come tutte le altre regioni, deve rinunciare a una parte di gettito: quella stabilita per la nostra Isola è di 570 milioni.

Avete definitivamente spuntato le armi al centrodestra di Ugo Cappellacci?

Non ci interessa spuntare le armi di nessuno. Ci interessa risolvere i problemi dei sardi, lavorando con serietà e impegno.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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