Rete ospedaliera, avvio lento in Aula: nessuna discussione sui singoli casi

Come previsto il Consiglio regionale ha solo avviato la discussione generale sulla riforma della rete ospedaliera, all’ordine del giorno nella seduta cominciata questa mattina alle 10,45 e aggiornata alle 15,30 dopo la pausa pranzo. Una ventina gli interventi, aperti dal presidente della commissione Sanità, Raimondo Perra (Psi), che ha parlato prima dei due relatori della legge, Gigi Ruggeri (Pd) per la maggioranza ed Edoardo Tocco (Fi) in quota opposizione. Da registrare solo le schermaglie tra schieramenti e le evidenti divisioni all’interno della maggioranza col Partito dei Sardi che ha ribadito la propria contrarietà al testo approvato dalla commissione e sollecitato modifiche. Ma in linea con le richieste fatte nelle scorse settimane dai sindaci dell’Anci e dal Cal (Consiglio delle autonomie locali) e rispetto alle quali il centrosinistra ha già assicurato ulteriori correzioni al testo normativo.

Al momento sembra confermata la data del 3 ottobre, quando la riforma è di nuovo attesa in Aula per l’esame dei singoli articoli. Significa che la bozza di legge deve ripassare prima in commissione Sanità per l’esame e il voto degli emendamenti. Nella discussione odierna, però, nessun esponente della maggioranza ha scoperto le carte sulle intenzioni della coalizione in merito alle modifiche da apportare sui nodi riemersi nelle scorse settimane: dal servizio di chirurgia negli ospedali di zona disagiata a Bosa, Isili, La Maddalena, Muravera e Sorgono passando per le prestazioni da garantire ad Alghero, Lanusei, Nuoro e Tempio. Tra i motivi di divisione pure il San Giovanni di Dio e il Marino a Cagliari (qui tutti i dettagli).

Il presidente Perra ha detto: “Abbiamo fatto il massimo. Abbiamo coinvolto i territori, sentendoli più volte in audizione, così come è successo con i sindacati e i vari rappresentanti del mondo sanitario. Non ci sono tagli né chiusure”. Quindi la sottolineatura politica: “C’erano due strade percorribili. Avremmo potuto ignorare il disordine nella sanità e la scarsa inefficienza, come del resto è avvenuto per tanto tempo; oppure si poteva scegliere la via più scomoda provando a rimediare. Ecco: noi abbiamo deciso la seconda opzione, consapevoli degli ostacoli, ma certi del fatto che la Sardegna abbia bisogno di una nuova organizzazione della rete ospedaliera, visto che l’ultima legge sulla materia è del 1998”.

Così il dem Ruggeri: “La sanità è cambiata, ma non si sono ancora adeguati gli ospedali, luoghi di cura per acuti, né si possono dire costruite le risposte al bisogno di riabilitazione e lungodegenza che sono in irreversibile aumento. In questo senso i passi da fare sono chiari: riduzione dei posti letto, peraltro limitata al 2 per cento, ma con una componente di 1/5 dedicata alle post acuzie proprio per riequilibrare uno storico gap isolano (leggi qui).

Dal centrodestra solo affondi. “Siete partiti dal tetto anziché dalla base – ha detto Tocco -, come i peggiori ingegneri. Questa riforma non tutela i territori, che costituiscono la parte debole dell’assistenza, e non li si mette in condizione di interpretare questa legge scritta in modo incomprensibile per l’uomo della strada”. Poi, rivolgendosi all’assessore alla Sanità, Luigi Arru: “Lei è un medico, qualora dovesse ritornare in corsia, pensa di ricevere gli applausi?”.

A tutte le bordate dell’opposizione ha risposto Antonio Solinas (Pd), consiglieri sceso anche in piazza, un anno fa, per protestare contro il ddl della Giunta. Alla minoranza ha detto: “I problemi che stiamo gestendo oggi non sono certo colpa della nostra maggioranza. La sanità paga decenni di cattiva gestione a cui tutti avremmo il dovere di porre rimedio”. Un’osservazione, questa, che nel centrodestra ha riconosciuto solo l’azzurra Alessandra Zedda: “Non possiamo negare che i problemi di oggi vengano da lontano. Tuttavia questa riforma taglia posti letto senza che nessuno si stia preoccupando dei vuoti di assistenza che ciò comporterà”. (al. car.)

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