Regionali, prima uscita pubblica di Truzzu da candidato. Appello al Psd’Az: “No a tira e molla”

Nella prima uscita pubblica da candidato del centrodestra alle Regionali, Paolo Truzzu deve fare i conti con la posizione del Psd’Az maturata ieri durante gli organismi del partito: ovvero che Christian Solinas rimane in campo. È a loro che, da Quartu, il sindaco di Cagliari ha rivolto un appello: “Il vostro posto è qui, non c’è altro posto dove potreste stare meglio, state al nostro fianco. E se avete un dubbio, che credo non ci sia, la cosa che vi chiedo è che lo sciogliate subito, per rispetto di tutti, dei nostri elettori, dei sardi. Questo tira e molla non aiuta nessuno, il compito della politica è dare l’esempio e mettersi a disposizione degli altri. Far capire che c’è qualcosa di più importante di un singolo”.

L’esponente di Fratelli d’Italia è partito oggi dal mercatino della Coldiretti a Pitz’e Serra per poi andare nella sala dell’Antica casa Olla per la quinta edizione di “C’è del buono in questo mondo”, organizzata da Fratelli d’Italia e Gioventù nazionale. Quest’anno, all’evento (“Per una Sardegna forte e fiera”), sono stati invitati i rappresentanti della coalizione. Nel corso della sua prima tappa della campagna elettorale ha incontrato anche il sindaco di Quartu, Graziano MIlia. E in ogni Comune Truzzu incontrerà il sindaco indipendentemente dal suo orientamento politico. Domani invece sarà ospite al Congresso provinciale di FdI Gallura, a Olbia dalle 10 nella sala dell’Hotel “For You”. Il comunicato che annuncia le prime tappe presenta Truzzu come candidato presidente della coalizione di centrodestra, civica, sardista e autonomista. 

E riguardo i sardisti, sono in pochi a scommettere nella loro corsa solitaria. È verosimile però che lo stallo durerà fino alla presentazione delle liste e comunque non prima che i leader nazionali trovino un punto di caduta (anche un eventuale ‘scivolo’ per Solinas, come un candidatura blindata alle Europee). Prima della direzione del Psd’Az il presidente del partito, Antonio Moro, era intervenuto a Un giorno da pecora su Radio Rai 1: “Non credo ci sia l’ipotesi di fare un regalo alla candidata del M5s. Serve un momento di sintesi politica per capire e ritrovare l’unità e la forza della coalizione del centrodestra in Sardegna”. Parole più distensive rispetto a quelle pronunciate nei giorni scorsi, quando ha attaccato la coordinatrice regionale di FdI, Antonella Zedda, parlando di “tavolo truccato” (ovvero quello che ha indicato Truzzu come candidato della coalizione). Ma il comunicato sardista che ribadisce la candidatura di Solinas, insieme al punto potenzialmente di rottura (“Non esiste al momento alcuna altra candidatura condivisa unitariamente dalle forze politiche della coalizione, che giustifichi con motivazioni politiche un cambio della guida in contrasto con la regola aurea della riconferma dei sindaci e dei presidenti uscenti”), si chiude anche con la volontà di continuare “a lavorare per costruire l’unità della coalizione, trovando la sintesi tra le differenti posizioni emerse e le rivendicazioni di alcune forze politiche che attendono la definizione delle intese sul tavolo nazionale”.

Per il centrodestra sono stati giorni di passione e scontri che hanno superato il livello di guardia, facendo scattare l’allarme: Alessandro Sallusti nel Giornale ha messo in guardia i partiti di maggioranza sul rischio di frattura, segno che la lotta interna stava ormai prendendo una bruttissima piega. La Lega ha continuato a insistere sulla ricandidatura degli uscenti con la testa rivolta al Veneto, che andrà al voto l’anno prossimo e su cui FdI ha messo gli occhi: blindare il fortino di Luca Zaia – eliminando anche il limite del terzo mandato per i governatori – è l’obiettivo principale di Salvini. Ma non solo. L’altro tema è quello della candidatura di Giorgia Meloni alle Europee, con l’effetto trainante per Fratelli d’Italia e il rischio di schiacciare ulteriormente gli alleati. Un altro punto di caduta sarebbe potuto essere quello della rinuncia della premier, ma Meloni avrebbe deciso di candidarsi comunque con l’obiettivo di puntare al 30 per cento e consolidare ulteriormente la sua leadership. La paura di Salvini è quella di diventare un suo “vassallo” ed è per questo che ancora l’intesa non è chiusa. 

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