Regionali, la Lega non decide tra strappo o appoggio a Truzzu. La base sardista ‘tentata’ da Soru

La Lega rimane in stand by sulle Regionali sarde. Dopo aver bombardato per giorni l’accordo del tavolo cagliaritano e continuato a sostenere la necessità di un bis di Solinas, Salvini rimane fermo. Non strappa e non avvalla la scelta. Da giorni fa girare voci secondo le quali sarebbe pronto a correre da solo alle Regionali per assestare un colpo alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Come ormai noto, la partita sarda rientra in un conflitto più ampio, nazionale, che vede il Carroccio contrapposto a FdI. E viceversa. Che potrebbe sintetizzarsi ne: la lotta per l’egemonia definitiva nel centrodestra. Per Salvini il problema è grosso e in realtà non è solo uno. C’è la possibile candidatura della premier alle Europee in prima persona che avrà di sicuro un effetto trainante sulla lista di Fratelli d’Italia (obiettivo: superare il 30 per cento) e quello, non secondario, di impedire alla Lega di raggiungere almeno il 10 per cento. C’è poi la volontà di Meloni di riequilibrare le presidenze di Regione in virtù del peso che ormai ha il suo partito, con quasi il doppio dei voti di Lega e Forza Italia messi insieme; da qui la richiesta di avere un candidato FdI nell’Isola – ovvero il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu – e soprattutto le mire che la premier ha sul Veneto, fortino della Lega e bacino di voti di Luca Zaia. Quindi la questione del terzo mandato dei governatori – sul quale FdI e Fi sono contrari – che consentirebbe a Zaia di ripresentarsi nel 2025, blindando la Regione in quota Lega. 

Da queste partite passa la tenuta del Carroccio: che vorrebbe riconquistare almeno una parte dei voti che FdI gli ha portato via – con una campagna elettorale per le Europee virata fortemente a destra – e che rischia invece di essere ridimensionato al ruolo di “vassallo”. In tutto questo la Sardegna è diventata un tassello di un conflitto più ampio che però è ormai decisivo, al punto che a livello nazionale è un tema di cui si parla quotidianamente. Dalla decisione della Lega nell’Isola passa la strategia di contenimento dei danni che dovrà mettere in campo Salvini in questi mesi. L’obiettivo del ministro dei Trasporti è blindare innanzitutto il Veneto ma il problema è – anche qui – più ampio: se passa il meccanismo secondo cui i presidenti di Regione e i sindaci uscenti possano non essere ricandidati in nome di un riequilibrio dato dai rapporti di forza ormai mutati, la Lega rischia l’osso del collo. Ecco perché Salvini fa girare veline secondo le quali sarebbe pronto a rompere. Un azzardo perché una spaccatura nell’Isola – e magari in Abruzzo – avrebbe effetti imprevedibili a livello nazionale. Ma se non riesce a ottenere nulla, messo alle strette il vicepremier potrebbe anche reagire. Dipende da quello che riesce a ottenere in cambio della rinuncia alla Sardegna e a quello che riesce a difendere in prospettiva.

E il Psd’Az? Ufficialmente è in silenzio ma tra i dirigenti e la base monta sempre più la rabbia per una decisione che non condividono – il no al bis di Solinas – e che ritengono non sia stata motivata loro politicamente. Fonti interne, del resto, respingono la motivazione secondo la quale Solinas sarebbe indietro a Truzzu nei sondaggi, perché il governatore sarebbe comunque avanti rispetto a Todde e Soru. Il Psd’Az farà le sue valutazioni una volta avute risposte politiche sul no alla ricandidatura di un presidente di Regione uscente. E non è affatto detto che alla fine il calcolo dei suoi dirigenti porti i sardisti a rimanere nelle file del centrodestra. Nella base il progetto di Coalizione sarda di Soru ha un forte ascendente. E non tutti i sardisti hanno condiviso la svolta a destra. Ecco perché i rumors che vedono il Psd’Az tentato da una corsa con l’ex governatore hanno continuato a girare in queste settimane.

Andrea Tramonte

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