Regionali, i Progressisti all’attacco: “Inaccettabile che il leader venga scelto a Roma”

No agli accordi romani e alla spartizione di candidature tra le regioni: il nome della coalizione di campo largo del centrosinistra deve essere scelto in Sardegna. L’avvertimento, non troppo pacato, arriva dai Progressisti ed è indirizzato direttamente al segretario regionale del Pd, Piero Comandini, dopo le voci sul presunto accordo tra M5s e lo stesso Pd sulla candidatura di Alessandra Todde per le Regionali del 2024. “Caro segretario – scrive il coordinamento del partito – aiuta a rimarcare le differenze tra la coalizione progressista e la destra. Rigetta in modo risolutivo l’ipotesi di un accordo spartitorio tra i due partiti maggiori dell’alleanza democratica per imporre, in modo burocratico, candidature alle diverse comunità regionali”.

“La Sardegna e i sardi – prosegue la nota – hanno storie antiche di mortificazione, eppure ancora ne subiscono. Discriminazioni inaccettabili sul piano dei diritti”. Per i Progressisti non sarebbe dunque “accettabile l’idea che, mentre la nostra coalizione, così ampia, si riunisce con l’obiettivo di lavorare su un percorso e su scelte condivise, altri in un angolo della Capitale, fuori dal contesto dei problemi sociali e di vita del popolo sardo, ne decidano il destino, le possibilità di rinascita, di emancipazione dai limiti di sviluppo economico e di crescita civile”. Da qui l’urgenza, secondo il partito di Francesco Agus, Massimo Zedda e Francesca Ghirra, di “un’accelerazione del confronto: decidere su coalizione, programma e metodo di scelta delle candidature, in modo che appaia inequivocabile che la proposta e decisione appartengono ai sardi”.

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