Regionali, continua lo stallo nel centrodestra. Solinas convoca gli organismi del Psd’Az

Sembrava che oggi potesse essere il giorno decisivo per il centrodestra da giorni nel caos sulle candidature alle Regionali: con il tavolo sardo che ha indicato Paolo Truzzu – e sul quale FdI non intende fare passi indietro – e Lega e Psd’Az che continuano a insistere sul bis di Christian Solinas. Oggi c’è stato un vertice tra Meloni, Salvini e Tajani e il governatore ha convocato gli organismi del partito, segno che probabilmente qualcosa si stava muovendo: in una direzione o nell’altra. Con rumors – riportati dall’Adnkronos – di un presunto passo indietro di Solinas smentiti poi dal diretto interessato. Fonti di Palazzo Chigi hanno negato che l’incontro vertesse sulle Regionali ma hanno parlato di una riunione allargata sul dossier migranti, alla presenza anche del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, e del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Difficile però credere che il tema delle amministrative non sia stato neanche sfiorato. Ma siamo ancora al punto di partenza, con la lite in superficie e le diplomazie in azione sottotraccia. 

La partita è complicata perché in ballo non c’è più solo il tema di chi dovrà guidare il centrodestra alle Regionali sarde, ma equilibri nazionali resi ancora più precari dalle Europee, dalle altre Regioni al voto quest’anno e pure nel 2025 (in primis il Veneto, trincea leghista su cui il partito di Giorgia Meloni ha puntato gli occhi). Il rischio di uno strappo – al di là della rivendicazione del valore dell’unità, sostenuto da tutti – ancora stamattina era concreto. Anzi: la mancata convocazione del vertice tra i leader indicava che l’accordo era ancora lontano.

Il braccio destro di Giorgia Meloni, Fazzolari, in una intervista rilasciata al Corriere ha rivendicato il peso diverso di FdI rispetto agli alleati, con quasi il doppio in più rispetto a Lega e FI messi insieme. Per Fratelli d’Italia è insostenibile, alla luce della supremazia nella coalizione, che tra le cinque Regioni al voto quest’anno possa ottenere un solo presidente, peraltro pure a rischio. La Lega – con il vicesegretario Andrea Crippa – ha parlato di “capriccio” e sostenuto che il partito di Giorgia Meloni dovrebbe indicare gli uomini migliori per strappare Regioni al centrosinistra l’anno prossimo, come l’Emilia Romagna, la Puglia e la Campania, ricandidando quest’anno tutti gli uscenti. Salvini usa toni più felpati del suo vice ma in sostanza dice le stesse cose. E se proprio si deve ridiscutere la candidatura di Solinas, la sua bocciatura va motivata politicamente. E poi a quel punto si riapre la discussione anche sulle altre Regioni al voto. Col mirino puntato anche sugli uscenti di Forza Italia, che Tajani cerca di difendere per quanto possibile. 

Poi c’è la questione delle Europee. Giorgia Meloni vorrebbe candidarsi in prima persona per dare una spinta ulteriore a FdI. Il rischio è quello di cannibalizzare gli alleati. Salvini non intende candidarsi, Tajani rimanda la decisione al dopo-congresso, ma nessuno dei due sembra avere voglia di certificare attraverso il voto alle Europee preferenze molto inferiori rispetto a quelle della presidente del Consiglio. Se poi nelle Regioni al voto dovessero perdere “posizioni” il rischio di un aumento della conflittualità interna sarebbe elevato.

Intanto Solinas ha convocato gli organismi del Psd’Az, All’ordine del giorno, come primo punto, l’analisi della situazione politica, con le determinazioni conseguenti; si parlerà poi di adempimenti e di varie ed eventuali. La riunione, aperta ai componenti del gruppo consiliare e alla delegazione presente in giunta, si terrà nella sede nazionale di viale Regina Margherita 6, alle ore 17.

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