Province, è ufficiale: niente elezioni il 27 marzo. Si vota dopo le Comunali

Le elezioni provinciali del 27 marzo sono ufficialmente annullate. L’ha deciso oggi il Consiglio regionale che ha modificato la legge 2/2016 sul riordino degli enti locali dopo il ricorso presentato dal sindaco di San Gavino Monreale, Carlo Tomasi, perché il testo normativo, per come era formulato e con la data del voto fissata al mese prossimo, non permetteva la candidatura ai primi cittadini a cui restano meno di “diciotto mesi di mandato dallo svolgimento delle elezioni”. E in questa condizione nell’Isola si contano una cinquantina di fasce tricolori, tra gli eletti nel 2013 e quelli in carica dal 2014.

Il primo cittadino del Medio Campidano aveva fatto opposizione al Tar attraverso gli avvocati Gian Luigi Machiavelli e Mauro Tronci, i quali il ricorso lo avevano solo notificato e non depositato proprio per lasciare spazio a una eventuale trattativa politica, riservandosi la possibilità di ritirarlo. Come poi è successo nei giorni scorsi, quando la Giunta e il Consiglio regionale hanno optato per la correzione della legge 2.

Nella modifica della norma votata oggi e che ha come primo firmatario il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, sono state introdotte tre novità. Intanto: le elezioni provinciali si terranno ogni quattro anni anziché cinque, in modo da ridurre il numero di sindaci costretti a non presentarsi alle urne, quando i mesi di mandato ancora da svolgere saranno meno di diciotto. La seconda correzione riguarda la stessa condizione di incandidabilità che non viene applicata alla tornata del 2018, la prima con le Province trasformate in enti di secondo livello, quindi coi soli amministratori locali chiamatati a votare. La terza novità è relativa alla data delle elezioni che non è stata ancora fissata e andrà individuata in un giorno compreso tra il 45° dopo le Amministrative del 2018 e non oltre il 15 ottobre dell’anno in corso.

Quest’ultimo emendamento lo ha introdotto, con una modifica orale durante la seduta odierna, l’assessore agli Enti locali, Cristiano Erriu. Il quale a Sardinia Post spiega: “È sbagliato dire che la legge 2 fosse sbagliata. È vero che non erano stati considerati gli effetti sulla incandidabilità dei sindaci. Ma questa norma non l’ha inventata il Consiglio regionale della Sardegna, piuttosto è contenuta nella riforma Delrio sul sistema delle autonomie locali. Noi l’abbiamo pedissequamente applicata perché due sentenze della Corte Costituzionali avevano confermato la validità del principio, sebbene contestano in due distinti ricorsi presentati da altrettante Regioni. Con la correzione odierna il Consiglio regionale ha introdotto una deroga, per via della competenza primaria che la Sardegna ha in tema di enti locali. E questa posizione continueremo a difenderla nel caso in cui il Governo dovesse decidere di impugnare la legge approvata oggi”.

Senza il vincolo della incandidabilità alle Provinciali del 2018, potrà succedere che venga eletto come presidente un sindaco che conclude il mandato in Comune nel 2019, perché magari non vince le nuove Amministrative o è al secondo mandato e dunque non più eleggibile. In questo caso, nel rispettivo ente intermedio devono nuovamente aprirsi le urne perché l’incarico in Provincia decade allo scadere del mandato in Municipio. (al. car.)

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