Piano rurale, soldi anche alle aziende dalla Falchi. Ma la sfiducia è respinta

Da assessore all’Agricoltura Elisabetta Falchi (RossoMori) ha assegnato a due sue aziende 485mila di contributi pubblici. Ecco i dettagli.

Elisabetta Falchi resta assessore all’Agricoltura. In Consiglio regionale, la maggioranza di centrosinistra ha respinto, con 31 voti contrari (a fronte di 23 “sì” e un astenuto), la mozione di sfiducia presentata dall’opposizione. Primo firmatario, il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis. Al momento del voto in aula c’erano 55 consiglieri, sui 60 totali che conta l’Assemblea.

La richiesta di silurare l’esponente della Giunta, quota RossoMori, ruotava intorno ai finanziamenti 2007-2013 del Piano di sviluppo rurale (Psr). Nel 2012, la Falchi, quando ancora non era in politica, aveva partecipato attraverso due sue imprese: “L’Azienda agricola Falchi, società semplice – si legge nella mozione – e la ditta personale, Falchi Elisabetta Giuseppina, per una richiesta di contributo pari a 485mila euro“. Il bando in questione era “il terzo, la misura la numero 121”.

Sempre stando alla ricostruzione di Pittalis (mai smentita), “le due società vennero però escluse”. A marzo 2014, la Falchi è stata nominata nell’Esecutivo con delega all’Agricoltura. A luglio dello stesso anno, “dopo la ricognizione dei fondi Psr – è scritto ancora nella mozione – attraverso un decreto assessoriale a propria firma, l’esponente della Giunta ha deciso il ripescaggio delle aziende escluse dalla misura 121“.

Il procedimento è stato completato a novembre 2014: “Con la determinazione 1672/44″ l’assessore ha autorizzato Argea (l’Agenzia regionale per l’agricoltura) a procedere allo scorrimento della graduatoria per attribuire i 15 milioni ancora da assegnare”. Nel  mezzo, “l’atto numero 12165/838, del 17 luglio 2015, col quale la Falchi ha ridotto da 60 a 30 giorni la scadenza per completare la procedura di ripartizione delle somme. Ciò che ha permesso di evitare la coincidenza con il mese di agosto, notoriamente feriale”. Alla aziende della Falchi sono stati dati appunto i 485mila euro richiesti.

Di qui la mozione che il capogruppo di Forza Italia ha presentato a ottobre. “Perché tali azioni – ha ripetuto in Aula Pittalis – escono dall’alveo della questione di mera opportunità e configurano un palese conflitto di interessi. Il procedimento che ha consentito alle aziende dell’Assessore di beneficiare dei contributi, è stato possibile grazie agli atti compiuti dalla Giunta e dalla Falchi in prima persona, senza i quali le imprese in questione sarebbero rimaste escluse”. E infine: “Appare discutibile, quanto meno sul piano politico, che sia stato deciso, in prima battuta, di scorrere esclusivamente la graduatoria della misura 121, ovvero quella riguardante le aziende dell’Assessore, e solo in un momento successivo lo stesso trattamento è stato riservato agli altri bandi”.

Il centrosinistra non ha votato compatto. Dall’aula, mentre si procedeva per appello nominale come prevede il Regolamento nei casi di sfiducia, è uscito Piermario Manca (Pds). Si è invece espresso a favore della mozione Gaetano Ledda, consigliere de La Base. Sempre in quota centrosinistra erano assenti Anna Maria Busia (Cd) e Alessandro Unali (Sinistra sarda confluito nel gruppo di Pds e Cd). Si è astenuto il presidente dell’Aula, Gianfranco Ganau, mentre il governatore Francesco Pigliaru ha votato contro la mozione. Sul fronte del centrodestra, non erano presenti i sardisti Christian Solinas e Angelo Carta.

Proprio tra Pigliaru e il consiglieri di Forza Italia, Stefano Tunis, c’è stato poi uno scambio che ha strappato qualche sorriso all’Aula. L’azzurro ha chiesto al presidente della Giunta, “quali altri interessi, da qui alla fine della legislatura, dovesse avvallare a favore dei suoi assessori”. Il governatore, facendo un cenno con la mano, ha risposto “zero”. E nel suo intervento ha detto: “Sarà dimostrabile che nell’operato della Falchi è stato prevalente l’interesse generale finalizzato a raggiungere l’obiettivo della spendita delle risorse comunitarie”.

Un concetto, questo, ripreso dalla stessa titolare dell’Agricoltura: “Senza l’assunzione di tali provvedimento – ha detto riferendosi ai decreti contestati da Pittalias – le oltre 1.500 aziende inserite in graduatoria non avrebbero avuto la possibilità di beneficiare dei contributi previsti dal programma di Sviluppo rurale. E si tratta di risorse importanti che, diversamente, sarebbero state restituite a Bruxelles, a causa del disimpegno”.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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