Il paracadutato Grassi (Leu): “Io operaio per 20 anni, difenderò l’Isola”

Parla a Sardinia Post, per la prima volta in questa campagna elettorale, Claudio Grassi, l’emiliano di Reggio – 62 anni compiuti il 15 novembre – diventato ‘famoso’ nell’Isola come “paracadutato dei Liberi e uguali” alle Politiche del mese prossimo. Grassi è il capolista nel collegio plurinominale Centro-Sud per la Camera, dove i Leu sardi avevano fatto tutt’altra scelta, all’unanimità. Poi è arrivata la decisione del tavolo romano che ha imposto il nome del responsabile organizzativo di Sinistra italiana facendo saltare gli equilibri nel cartello elettorale regionale. Possibile Sardegna si è tirata fuori dal voto: il coordinatore Thomas Castangia ha rinunciato alla candidatura e nessun civatiano figura nelle liste del 4 marzo (leggi qui).

Grassi, com’è stato l’arrivo in Sardegna?

Sono arrivato mercoledì (31 gennaio) e mi sembra che l’avvio della campagna elettorale sia positivo. Ho già incontrato i compagni e e le compagne di Cagliari e di Sassari per mettere a punto le cose da fare.

Quali?

Dobbiamo innanzitutto spiegare che alle elezioni per il nuovo Parlamento italiano partecipa la sinistra: senza la nascita di Liberi e uguali questa possibilità non ci sarebbe stata.

Lo sa che in Sardegna è diventato famoso come il ‘paracadutato dei Leu’?

Ho visto anche il finto santino, mi ha fatto sorridere per una giornata intera. Quanto al voto, il 4 marzo ci presentiamo con un progetto nazionale di cambiamento del Paese. Questo è il primo elemento che conta.

Ce la racconta la storia della sua candidatura imposta dal tavolo nazionale?

Non faccio parte del tavolo nazionale, quindi non ho idea di cosa sia successo lì. Sinistra italiana, il mio partito, mi ha proposto la candidatura e ho accettato.

Prendendo il posto a un sardo.

In Sardegna ci sono tre collegi plurinominali: una occupato da me, gli altri due da una compagna e un compagno sardi. In ogni caso, qualora eletto, farò di tutto per poter rappresentare in Parlamento i bisogni di questa terra.

Come pensa di fare, se la Sardegna non la conosce?

Chi accetta di presentarsi in un territorio diverso da quello in cui abita, in caso di elezione ha il dovere di essere presente nel luogo in cui i cittadini gli hanno affidato il mandato di rappresentarli in Parlamento. Per me questo è un principio. Assieme a me, comunque, ci saranno molte compagne e compagni sardi con cui lavorerò e coi quali sarò in contatto continuo. In un’ora sarò qui, molto spesso.

Non lo dica troppo in giro perché in Sardegna ci sono serie difficoltà nei collegamenti: la continuità aerea sugli scali secondari, come Bologna, Napoli e Torino, è sospesa da tempo, mentre da Roma e Milano su Cagliari va rifatto il bando. L’ultimo è andato deserto.

Abito a Bologna, lavoro a Roma, un modo per raggiungere la Sardegna, in caso di necessità, lo troverò. Discuterò costantemente coi sardi dei problemi che riguardano l’Isola. Tenere i contatti, anche quando si è fisicamente assenti, non è difficile. In caso di elezione, ripeto, mi dedicherei a fare solo il parlamentare.

Le rigiriamo la domanda che i lettori di Sardinia Post hanno scritto più spesso nella pagina Facebook del nostro giornale: Claudio Grassi che mestiere fa? Di cosa vive?

Io ho fatto l’operaio per vent’anni. Poi sono stato tra i fondatori di Rifondazione comunista. Il partito mi chiese di dedicarmi a tempo pieno a quel progetto. E così ho fatto con grande impegno fino ad oggi.

Entriamo nella questione dello scontro politico tra i Leu, in seguito alla sua candidatura nell’Isola: Possibile Sardegna si è tirata fuori dalla campagna elettorale. Tenterà di ricucire lo strappo?

Certamente. Ieri c’è stata una prima riunione per discutere della questione e provare a fare nuove valutazioni. Spero che Possibile Sardegna partecipi a questa campagna elettorale perché la sfida è importante. Abbiamo davanti un’impresa: costruire un percorso perché Leu diventi un vero e proprio soggetto politico.

Fino allo strappo interno i sondaggi nazionali davano il suo seggio blindato, cioè l’elezione sicura. Adesso cosa succederà?

Con questa nuova legge elettorale, di blindato c’è poco. Comunque sono fiducioso. Avremo un buon risultato sia a livello nazionale che in Sardegna.

Ha sondaggi aggiornati sul consenso dei Leu?

Ovviamente non ho commissionato sondaggi né lo ha fatto Liberi e uguali. Noi ci limitiamo a leggerli sui giornali.

Il progetto di sinistra dei Leu, come l’ha chiamato prima, quali priorità d’azione prevede?

Le do un dato: nel nostro Paese la spesa militare continua ad aumentare. È salita all’8,6 per cento e vale un punto e mezzo del Pil (prodotto interno lordo). La nostra proposta di sinistra è destinare quelle risorse, quantificate in due miliardi di euro, alla sanità. In Italia ci sono undici milioni di cittadini che non hanno i soldi per pagarsi le cure mediche. Liberi e uguali vogliono usare la leva fiscale in forma progressiva, così come prevede l’articolo 53 della Costituzione. Il contrario della Flax tax che promette il centrodestra. Noi crediamo che chi ha poco, debba pagare meno. E mi riferisco ai precari, ai lavoratori dipendenti e ai pensionati. Bisogna colpire invece la rendita e il profitto. È necessario intervenire anche su scuola, ricerca e università. Ho letto che la Sardegna ha il più alto tasso di dispersione scolastica in Italia (leggi qui). E poi serve, anche nell’Isola, un Piano verde, uno dei punti inseriti nel programma dei Leu: significa agricoltura di qualità e turismo sostenibile. Non mi pare che gli altri partiti, in questa campagna elettorale, stiamo facendo proposte simili.

Che altro?

Il tema che più ci sta a cuore è ovviamente quello del lavoro: per crearne di nuovo e difendere quello che esiste già. Il braccialetto ai dipendenti Amazon mi pare davvero il ritorno ad assurde forme di schiavismo. In Italia si sente l’assenza di una forza di sinistra che rappresenti le fasce sociali più deboli. Parte di quell’elettorato si è rifugiato nell’astensionismo, altri nel Movimento Cinque Stelle.

Il Pd di oggi come lo vede?

Ha poco da spartire con i valori e le idee di sinistra: in questo senso la gestione Renzi è stata una svolta definitiva. Il Jobs Act ha totalmente precarizzato il lavoro, la Buona scuola ha dato un colpo mortale all’istruzione pubblica. Con questo Pd è difficile avviare un dialogo.

E con gli M5s?

I Cinque Stelle hanno interpretato un bisogno reale di cambiamento. Ma in concreto non si esprimono.

Cioè?

Avendo un elettorato misto, di centrodestra e di centrosinistra, non si sbilanciano sui temi chiave. Parlano poco dei temi che riguardano i diritti del lavoro come Jobs Act, abolizione dell’articolo 18 e contratti a tempo indeterminato.

Quindi escluse un eventuale accordo tra Leu e M5s dopo il 4 marzo?

La vedo complicata. Sulle questioni di fondo la distanza è veramente grande.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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