Legge elettorale, dimissioni irrinunciabili di Maninchedda: “Disordine istituzionale”

Nuovo fronte interno alla maggioranza in Consiglio Regionale. In questo caso si parla di Legge Statutaria elettorale, che approda in aula questo pomeriggio. Dopo le dimissioni di Giulio Steri (Udc-Fli) da relatore intorno della Commissione Riforme (sostituito da Mariano Contu del Pdl) oggi annuncia le sue dimissioni da presidente Paolo Maninchedda (Psd’Az), mentre i Riformatori, per bocca di Michele Cossa, hanno criticato le priorità stabilite per la discussione in Aula della legge sulle province. Sembra mancare una visione unitaria sulla normativa del voto.

Non solo la questione della legge elettorale ma “le scelte politiche, avventate e foriere di disordine istituzionale, che si stanno sovrapponendo, al normale e ordinato lavoro istruttorio delle leggi” sono le motivazioni principali delle “irrevocabili” dimissioni di Paolo Maninchedda (Psd’Az) da presidente della Commissione Riforme in Consiglio regionale. In una lettera inviata alla presidente del Consiglio, Claudia Lombardo, Maninchedda dice di “non ritrovarsi nell’idea di ridurre la legge elettorale ad un mero meccanismo di calcolo dei seggi, eliminando qualsiasi disciplina sull’equilibrio dei poteri, sull’ineleggibilità, sull’incompatibilità e sul conflitto di interessi, come se oggi, in questa disastrata Repubblica, non siano proprio questi i temi su cui confrontarsi per garantire le libertà individuali, tutelare l’uguaglianza dell’accesso dei cittadini alle cariche pubbliche e impedire che i più forti socialmente e economicamente siano anche e esclusivamente coloro che governano, e infine per garantire l’efficienza e l’efficacia delle azioni di governo”.

L’esponente Sardista critica anche “la leggerezza con cui si sta affrontando lo spinoso tema delle Province, che rischia seriamente di creare un crack istituzionale oltre che di non soddisfare la tassativa previsione del referendum”. Infine una stoccata sull’esercizio provvisorio di Bilancio “suggestione pericolosa” affidare a questo strumento le emergenze sociali “che una dissennata politica fiscale nazionale sta acuendo e una egoistica e incontrollata politica del credito sta continuando a determinare”.

Intanto la legge arriva oggi in aula con la possibilità che possa risultare monca fin da subito, con i capitoli su ineleggibilità e incompatibilità e quello sulla forma di governo. La richiesta di stralcio, per rinviare le questioni in Commissione, potrebbe arrivare dalla maggioranza, ma in realtà anche nel centrosinistra c’è chi preferirebbe una riflessione più approfondita del testo. Se così fosse la norma conterrebbe solo la parte elettorale, con la definizione del premio di maggioranza e l’eliminazione del listino, l’individuazione dei collegi circoscrizionali provinciali (l’orientamento sembra essere quello di confermare gli otto attuali), l’assegnazione dei seggi su base provinciale o regionale e lo sbarramento al 5%, con l’indicazione dell’equilibrio di genere e dello svolgimento delle primarie.

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