Legge elettorale, alla fine vince Salvini. Sì anche da Oppi e tre franchi tiratori

La mozione di Matteo Salvini incassa il via libera dal Consiglio regionale sardo. Il documento che promuove la cancellazione del sistema proporzionale dalla legge elettorale nazionale, il Rosatellum bis, è passata con 37 voti a favore. Ventuno, invece, i contrari. Considerando che nella maggioranza di centrodestra erano in 34 (su 36), vuol dire che ci sono stati tre franchi tiratori che hanno ‘approfittato’ dello scrutinio segreto. A Salvini si è arreso pure il leader dell’Udc, Giorgio Oppi, che ieri aveva fatto saltare il via libera alla mozione raccogliendo sui social molti attestati di stima. Come fosse il baluardo sardo contro l’avanzata del capo leghista. Invece Oppi si è unito al resto della coalizione.

Indiscrezioni su chi siano i franchi tiratori ce ne sono poche. Nel palazzo di via Roma si ipotizza che la mozione possano averla votata due donne di M5s, Carla Cuccu ed Elena Fancello, che in mattinata, per alzata di mano, si erano espressa a favore di un ordine del giorno sul tema. Dietro il terzo sì arrivato dall’opposizione potrebbe essere la mano del Pd. Ma non ci sono certezze. Resta il fatto che a chiedere il voto segreto è stato proprio il capogruppo dem, Gianfranco Ganau.

I due assenti del centrodestra erano gli assessori-consiglieri Alessandra Zedda e Gianni Chessa. Le 37 preferenze valgono comunque una vittoria di Salvini e dell’alleato Christian Solinas, visto che serve l’ok da cinque Consigli regionali per presentare il referendum abrogativo firmato Lega. Così prevede la Costituzione in alternativa alla raccolta di 500mila firme. Decidere sulla ammissibilità (o meno) del quesito referendario spetta invece alla Corte di Cassazione, dove l’intero carteggio va depositato entro il 30 settembre. Come delegati sardi sono stati designati due leghisti, il presidente dell’Aula, Michele Pais, e il capogruppo Dario Giagoni

Durante la discussione in Consiglio ha preso la parola anche il governatore. “L’idea di proporre il referendum non è certo nata nel backstage di Pontida – ha esordito Solinas -. Se n’è discusso il giorno prima a Milano, in occasione di un vertice dei governatori di centrodestra. In ogni caso non si tratta di niente di compromettente, si sta semplicemente rispettando la Costituzione”. Sul voto in Aula il capo della Giunta ha sottolineato: “Oggi non si decide per il maggioritario o per il proporzionale, ma ci limitiamo a chiedere che il popolo si possa esprimere”. Una frase, questa, che Solinas ha detto richiamando il discorso fatto poco prima da Oppi. Il leader dello Scudo crociato ha giustificato così la marcia indietro rispetto a ieri: “Siamo sensibili alla possibilità che il popolo si possa esprimere”. Ma stando a voci di palazzo, dietro il braccio di ferro tra Oppi e il resto del centrodestra non c’era solo il proporzionale, ma pure qualche scaramuccia sui posti di sottogoverno. Frizioni risolte, a leggere in filigrana il voto di oggi. (al. car.)

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