Legge casa, Irs: “Incentivi e occupazione con la buona edilizia”

La Legge casa (ddl 130) in discussione in Consiglio regionale ha riaperto il dibattito in merito alla gestione del territorio sardo. “Dalle discussioni in aula sembra emergere sempre un maggior distacco tra chi vede nell’edilizia il motore trainante dell’economia isolana, e chi la vede come strumento di speculazione, utile ad arricchire e avvantaggiare le lobby del mattone ormai trasversali rispetto alla suddivisione partitica. E’ evidente che, se posta in questi termini, la discussione finisce per identificare i favorevoli e i contrari all’edilizia, con i primi che la difendono come l’unica occasione per favorire l’occupazione, e i secondi che chiedono maggiore tutela per l’ambiente e maggiore attenzione per il territorio. Una lettura di questo tipo, estremamente superficiale, continua a sbilanciare il dibattito a vantaggio dei gruppi di potere che controllano attraverso meccanismi clientelari l’occupazione”. È quanto si legge in una nota di iRS che entra nel merito del dibattito sulla Legge casa: secondo gli indipendentisti occorre distinguere tra “la buona e la cattiva edilizia, tra le buone e le cattive pratiche di gestione della città e del territorio”.

Anni di deroghe agli strumenti di pianificazione, con tutti gli scompensi che hanno provocato nelle città (guardiamo per esempio ai casi in cui sono stati realizzati nuovi fabbricati nella città compatta senza una parallela crescita dei servizi) non sono serviti a farci risollevare da una crisi che, oltre ad essere economica, è culturale”, prosegue la nota. “E per questo motivo ci chiediamo: chi ancora ha il coraggio di sostenere questo modello di sviluppo? A chi interessa realmente che le città continuino a crescere indifferentemente al calo demografico e all’invenduto? Come si può sostenere che una legge che consente incrementi volumetrici possa fungere da volano per l’economia sarda?”.

“Crediamo che sia giunto il momento di voltare pagina e parlare di edilizia con la consapevolezza che la crescita indiscriminata e in deroga non sia più sostenibile; che ci può essere una ripresa immediata dell’edilizia legata al recupero, alle ristrutturazioni e all’efficientamento energetico, che possa da subito rimettere in attività le piccole imprese. Ma tutto questo non potrà avvenire se contemporaneamente non si metteranno in moto i meccanismi di incentivazione e lo snellimento della burocrazia che consentano alle famiglie di poter investire sul proprio immobile, questa volta non con i soliti deboli sostegni delle detrazioni fiscali (in dieci anni), ma con contributi reali e forme di finanziamento agevolate”, prosegue iRS. “Una buona edilizia quindi, che punti a ridurre i costi di gestione delle case, che riduca la dipendenza energetica e da combustibili fossili. Crediamo che questa strada sia l’unica che possa consentire anni di attività continua e costante(basti pensare a quanto lavoro comportino il recupero e la riqualificazione delle nostre città), piuttosto che i due o tre anni di occupazione che potrebbero garantire le grandi imprese per la realizzazione dei complessi di nuove costruzioni dalla dubbia qualità e soggette alla schizofrenia del mercato immobiliare”.

“Per questo motivo ci siamo da subito espressi criticamente verso questo disegno di legge che, seppur temporaneo, non apre la strada alle nuove buone pratiche che si stanno sviluppando in tutta Europa, essendo sostenuto da una spina dorsale caratterizzata da incrementi volumetrici, sanatorie e tolleranze, che relega l’efficienza energetica a piccole percentuali di premialità.
Non ci sorprende come alcuni esponenti della minoranza cavalchino l’onda delle nostre critiche, sfruttandole unicamente per sollevare la polemica, senza ricordarsi che da decenni ormai si caratterizzano per essere gli apripista delle speculazioni, degli interessi immobiliari e della più avanzata spinta populista. Lo dimostrano anche oggi con le valanghe di emendamenti presentati, accompagnati dalla ancor meno trasparente richiesta del voto segreto (una pratica che andrebbe definitivamente abolita). Il parere di iRS su questa legge è chiaro da tempo, così come chiara sarà la posizione espressa in aula. Perché l’assunzione di responsabilità non corrisponde ad un’azione politica dettata dal volere delle clientele per il bisogno di una riconferma elettorale nei cinque anni successivi, ma è dettata dalla volontà di agire per il bene della collettività, il cui significato forse sfugge ai veterani della cattiva politica, ma significa “bene di tutti”. Se ci si sofferma invece in un’analisi più approfondita, vengono spontanei alcuni quesiti come per esempio: chi ha interesse a fomentare lo scontro tra favorevoli e contrari all’edilizia? Chi ha interesse perché dalle discussioni emerga una dura opposizione tra edilizia e ambiente?”.

 

 

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