La sfida parte da Ghilarza: “Riscriviamo lo Statuto sardo in chiave federalista”

“Una nuova Carta autonomistica e federalista della Sardegna”. Se ne parla domani 28 aprile, a Ghilarza, in un’assemblea-dibattito organizzata in occasione di Sa die de sa Sardigna. L’iniziativa è stata voluta da “un gruppo di militanti nella sinistra”, si legge in una nota. L’appuntamento è alle 15,30, all’auditorium comunale. Coordinano la tavola rotonda Ivana Russu, ex assessora a Olbia, e Tore Cherchi, ex parlamentare e ultimo presidente della Provincia del Sulcis. Introducono i lavori gli storici Giangiacomo Ortu e Italo Birocchi. Interverranno, tra gli altri, il segretario regionale della Cgil, Michele Carrus, il presidente di Anci e sindaco di Bortigiadas, Emiliano Deiana, nonché quello di Sassari, Nicola Sanna. Parteciperanno anche il costituzionalista Gianmario Demuro e il giurista Giovanni Lobrano.

A precedere l’assemblea-dibattito di domani una lunga riflessione, messa nero su bianco, sul perché discutere di autonomia e di federalismo. Si legge: “Bisogna andare oltre le celebrazioni rituali di Sa die de sa Sardigna. A settanta anni dalla conquista dell’Autonomia speciale, i sardi sentono la Regione come un apparato burocratico centralizzato e invasivo della sfera di autonomia di comuni e territori, di cittadini e imprese. Non si intende accomunare in un superficiale giudizio negativo stagioni, forze e personalità politiche fra loro anche molto diverse nell’impegno e nei risultati prodotti nel governo della Regione. Però quello è un sentimento largamente diffuso. Perciò accade che anche l’idea stessa di autonomia speciale possa suonare come logorata dalla delusione e dal diffuso malessere sociale”.

Gli organizzatori spiegano ancora, dando per assodato l’intreccio tra democrazia e questione sociale. “Se allunghiamo lo sguardo – è scritto nella nota – vediamo che in tante parti dell’Europa e del mondo (“prima l’America” afferma Trump, prima l’Italia echeggia Salvini) riemergono forti le spinte nazionalistiche. Lo dice Trump col suo slogan ‘Prima l’America’; lo dice Salvini sostenendo che ‘prima gli italiani’. Il sovranismo – prosegue il comunicato – ha assunto il significato di chiusura delle frontiere, quelle dei valori e della cultura innanzitutto. Sono spinte connotate da valori negativi, tipici della destra politica che nettamente soverchiano altri tentativi locali, intellettualmente onesti, di proporre il sovranismo in chiave democratica”.

Ancora: “Quella di stampo nazionalistico è una risposta sterile e regressiva alla globalizzazione liberista. La quale produce effetti fortemente negativi su grandi parti della popolazione, non adeguatamente contrastati dai Governi e dall’Unione europea che ai diritti sociali e di cittadinanza hanno anteposto altri interessi. Bisogna cercare le risposte giuste. Senza giri di parole, si deve inoltre aggiungere che in Italia e in Sardegna è pure necessario fare i conti con il significato profondo della bocciatura di una riforma costituzionale accentratrice – o comunque giudicata tale – dei poteri nello Stato o meglio, nell’Esecutivo. Nel voto del popolo sardo così largamente contrario a quella riforma costituzionale, non c’è anche l’espressione di un’aspirazione all’ autogoverno che ha radici profonde nella sua storia? Con quel voto deve comunque fare i conti la sinistra tutta, indipendentemente dal segno del voto espresso da ciascuno”.

Per i promotori dell’iniziativa di Ghilarza, “il principio autonomista e il principio federalista sono la chiave per realizzare un pieno autogoverno riconosciuto nel patto unitario del popolo sardo con la Repubblica e nel rapporto con l’Unione europea. Occorre andare oltre i sistemi istituzionali decentralizzati e limitare i poteri dei governi centrali, per perseguire diritti e benessere sociale in una prospettiva europea e mondiale. Il riferimento è il federalismo cooperativo e societario, alternativo ai modelli di federalismo competitivo e indifferente ai  diritti di cittadinanza. Sono necessarie pratiche federaliste, innanzitutto sulla cultura e sul territorio, che inverino sin d’ora nelle scelte politiche l’aspirazione al federalismo”.

L’obiettivo della scrittura di una nuova Carta sarda è anche politico. “È un fatto che la sinistra nel suo insieme appare smarrita e inerte, dopo le due votazioni per il referendum e per le elezioni generali, che hanno respinto la riforma costituzionale e punito le forze politiche al governo del Paese. Non si tratta di dettare la linea a chicchessia ma bisogna provare a ritrovare la bussola ripartendo dalle idee e dai territori”.

[Foto da Sardegnadigitallibrary.it]

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