“Cerchiamo medici sognatori. Il sogno si chiama Sardegna“. L’annuncio non è una pubblicità ma l’appello lanciato niente meno che dall’Ares, l’Asl unica del centrodestra che ventidue ore fa pensava forse di fare il colpaccio nella comunicazione pubblica, invece in un’isola come la Sardegna dove curarsi sta diventando impossibile, l’effetto è stato opposto. L’Ares è finita sotto tiro.
L’Azienda regionale sta cercando dirigenti medici di Chirurgia generale per le Asl di Nuoro, dell’Ogliastra e del Sulcis, dove i sanitari dell’Isola non ci vogliono andare, il sogno di tutti, se di desiderio si può parlare, è lavorare a Cagliari, anche perché negli ospedali di periferia la politica continua a investire poco e male.
Il post delle polemiche, col logo dell’Ares, è comparso sulla pagina Facebook dell’Azienda che è chiusa ai commenti esterni, giusto per evitare che ogni giorno ci siano centinaia di proteste pubbliche. Ma le critiche sono arrivate lo stesso.
A dare fuoco alle polveri, facendo osservare che la sanità è cosa serie e non marketing, è stato il capogruppo dei Progressisti in Consiglio regionale, Francesco Agus. “Il messaggio assomiglia a quello di qualche vecchia campagna turistica istituzionale o di qualche resort – ha scritto -. Ma ironia a parte, qualcuno dovrebbe spiegare all’assessore (Carlo Doria) e a chi insieme a lui si occupa della sanità, che il motivo della carenza di organico non è da ricercare nella poca voglia di ‘sognare’ dei medici”.
Per il capogruppo le cause hanno diverse origini: “In troppi reparti non ci sono le condizioni minime per lavorare in sicurezza sia per le strutture e gli organici, sia in riferimento ai livelli di attività, in alcuni casi molto lontani da quelli minimi stabiliti dal ministero”. E ancora da Agus: “I medici in affitto, una scelta della Regione come alternativa meno responsabilizzante e meglio pagata: è più facile che i sognatori rispondano agli annunci delle coop piuttosto che a quello di Ares”.
Agus ricorda infine che “nelle aziende sanitarie sarde stia governando il caos, con la guida di strutture affidata da anni ai ‘facenti funzione’ – aggiunge -. Inoltre ogni cinque anni la sanità è oggetto di una riforma organica. Periodicamente si smontano e rimontano ospedali e Asl e poi ci si sorprende se manca qualche pezzo. Il ‘sogno’ non può essere lavorare in queste condizioni e a queste condizioni”.