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Il Consiglio respinge la mozione di sfiducia a Cappellacci

Con 26 voti favorevoli e 43 contrari il Consiglio regionale ha respinto la mozione di sfiducia presentata da Sel (primo firmatario Luciano Uras), Sardigna libera, Centro democratico e Idv. La Giunta Cappellacci supera quindi l’ostacolo della mozione, senza grandi colpi di scena a parte il voto contrario di Maninchedda, che alla fine però risulta l’unico tra i sardisti che hanno votato compatti contro la mozione.

Durante la mattinata il centrosinistra ha cercato ripetutamente di provocare i Riformatori, accusandoli, in sostanza, di recitare due ruoli in commedia: in campagna elettorale si presentano come ostili a Cappellacci, ma rimangono con lui in maggioranza. Su questo, Giampaolo Diana del Pd ha attaccato con durezza: “Chi oggi vota contro, è impensabile che domani passi col centrosinistra”.

La verifica di maggioranza a questo punto è rimandata a dopo le elezioni politiche.

Ribadendo l’autonomia nelle scelte per le alleanze e nei rapporti con il governo nazionale Ugo Cappellacci, ha replicato in Aula spiegando che “ci vuole più coraggio per essere uniti, che per dividere. Dobbiamo essere uniti per giocare il secondo tempo che si chiama patto di stabilità”. “Sino ad oggi abbiamo elevato il livello dello scontro e ottenuto risultato storico, anche mandando un ufficiale giudiziario a Palazzo Chigi – ha detto Cappellacci -. Mozioni come quella odierna non servono a quello che chiedono i sardi. L’attuale manovra Finanziaria può contare su risorse regionali pari a 6,375 miliardi con un decremento del 7%, pari a 503milioni di euro in meno, rispetto allo scorso anno. C’é o non c’é il problema?”.

Nella sua controreplica il capogruppo del Misto, Luciano Uras, ha lanciato un monito alle forze politiche di centrodestra: “Valgono i silenzi. Chi non si alza oggi dalla sedia, non è accettato nella prossima coalizione per il governo della Regione: i trasformismi non sono accettati”. Durante le dichiarazioni di voto, il capogruppo Udc-Fli, Giulio Steri, ha spiegato che “il nostro silenzio è determinato dalla circostanza che ci piace parlare di argomenti concreti”.

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