Giallo sul Poligono di Teulada. Pili: “Sequestrato per inquinamento”. Ma la Procura di Cagliari smentisce

“Il Poligono di Teulada è sotto sequestro preventivo della magistratura per il reato di inquinamento ambientale”. Lo ha annunciato questa mattina il deputato sardo di Unidos Mauro Pili, che precisa che la notizia è trapelata “nel corso dell’audizione del capo di Stato Maggiore della Difesa Mantelli Binelli di ieri sera alla Camera dei Deputati”. Pili ha fatto sapere che in alcune zone del Poligono sarebbe stata segnalata una contaminazione da torio. Ma la Procura di Cagliari ha smentito la notizia. In questi mesi la Procura – fanno sapere fonti interne al Palazzo di Giustizia – ha disposto campionamenti ed esami approfonditi avvalendosi di una task force per valutare l’inquinamento della zona, ma per il momento le indagini avrebbero escluso il disastro ambientale, contestazione prevista quando il livello di compromissione del territorio è tale da essere irreversibile.

Dopo la smentita è arrivata una ulteriore precisazione del deputato sardo. “Se il Capo di Stato Maggiore della Difesa ha dichiarato il falso su Teulada deve trarne le conseguenze. È evidente che se il numero uno della Difesa italiana avesse dichiarato il falso su una materia così delicata saremo dinanzi ad un fatto di una gravità inaudita e senza precedenti”. “Aver affermato e formalmente comunicato alla Camera che il poligono di Teulada è al momento sottosequestro preventivo – ha proseguito Pili – conferma che su Teulada si sta erigendo un vero e proprio muro di gomma”. “La buona regola in tutte le notizie – conclude Pili – è accertarsi della fonte, verificarla, avere documenti. In questo caso la fonte è quella più autorevole, o dovrebbe esserlo: il Capo di Stato maggiore della Difesa, colui che sta a capo della Difesa del paese. La verifica sta nell’averlo sentito personalmente”.

La denuncia di Pili. Questa mattina il deputato di Unidos ha scritto una lunga nota entrando nel merito del sequestro. “La comunicazione agli atti – ha detto Pili – è esplicita: a Capo Teulada sono stati eseguiti i monitoraggi ambientali che, in alcune aree delle zone di arrivo dei colpi, hanno segnalato una contaminazione da torio per la quale saranno avviate le bonifiche (al momento, l’autorità giudiziaria non ha autorizzato l’Esercito Italiano ad iniziare la bonifica in quanto il territorio è sottoposto a sequestro preventivo per l’ipotesi di reato di inquinamento ambientale)”. Per il deputato di Unidos la notizia “sconfessa sia il Ministro della Difesa che i vertici della comando delle forze armate. Le dichiarazioni rese stamane dal Ministro della Difesa appaiono davvero fuori luogo a partire dalla proposta di cambiare nome alle servitù militari. Proporre un cambio nome è ridicolo, soprattutto perché si vorrebbe cambiare etichetta alle servitù militari per lasciare intatta la sostanza. Le servitù militari non sono un paradiso e con le notizie di oggi si conferma che si tratta di un vero e proprio inferno”. Poi Pili accusa il Capo di Stato maggiore della Difesa: “Affermare che si ignorano l’esistenza dei vincoli ambientali e la presenza di un sito di importanza comunitaria che comprende l’intero poligono di Teulada è la prova evidente di uno Stato impunito che considera la Sardegna una vera e propria colonia. Le parole del numero uno della Difesa e quelle dello stesso ministro sono un vero e proprio oltraggio alla realtà”. “È ridicolo che il ministro della Difesa proponga di compensare le basi militari per servizi di spegnimento incendi. Quindi vorrebbe dire che dove non ci sono basi militari non si spengono gli incendi? Si tratta di un pressapochismo disarmante. Ora si proceda alla verifica del reato di disastro ambientale in un sito protetto. Non c’è più tempo da perdere, la Sardegna non è terra di conquista per uno Stato fuorilegge”.

Le indagini della Procura proseguono. È in corso, come è noto, un’inchiesta del sostituto procuratore Emanuele Secci per omicidio colposo, nata dagli esposti di alcuni familiari di persone decedute dopo aver prestato servizio a Teulada. In questi mesi la Procura ha disposto campionamenti ed esami approfonditi avvalendosi di una task force per valutare l’inquinamento della zona, ma per il momento le indagini avrebbero escluso il disastro ambientale, contestazione prevista quando il livello di compromissione del territorio è tale da essere irreversibile. Le indagini tecniche degli esperti non hanno riguardato però la cosiddetta “penisola interdetta”, per cui non è esclusa una seconda fase di esami. Gli esiti delle ricerche al momento sono all’attenzione dello staff di esperti messi in campo dal procuratore Mauro Mura e dal Pm delegato Emanuele Secci, ma allo stato attuale non sarebbe emerso alcun elemento allarmante o di pericolo per la popolazione e l’ambiente, né condizioni che rendano ipotizzabile un sequestro preventivo del Poligono o di parte di esso. Fonti della Procura escludono anche l’avvenuto accertamento di una eventuale contaminazione da torio, così come di altre sostanze estremamente dannose per la salute pubblica. Ma le indagini proseguono.

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share