Fondi ai gruppi, processo Diana: il ‘sistema’ Pdl, ecco come funzionava

Te la vai a cantare in Procura, sei una merda“. Furono queste le parole che, nell’estate 2013, Carlo Sanjust, allora consigliere regionale del Pdl, disse ad Alessandro Pusceddu, l’impiegato del gruppo consiliare citato dall’accusa e sentito oggi come teste nel processo contro Mario Diana. Ovvero, l’ex capogruppo arrestato a novembre di quell’anno proprio insieme a Sanjust per le presunte spese pazze nell’aula di via Roma.

L’insulto è stato raccontato in aula, davanti al giudice Claudio Gatti, ma Pusceddu l’aveva già riferito ai magistrati a inizio indagine, quella stessa estate, quando venne convocato in Procura per via del suo lavoro nel gruppo consiliare finito sotto inchiesta.

Per quasi due ore il teste ha risposto alle domande del pm Marco Cocco. Ma anche gli avvocati di Diana, Mariano e Massimo Delogu, hanno chiesto a Pusceddu di chiarire qualche fatto.

A emergere più di tutto è stato il “sistema Pdl“. L’impiegato ha detto: “Il gruppo consiliare aveva fornitori fissi”. E a domanda precisa del pubblico ministero, Pusceddu ha aggiunto che “per pc e telefonia facevamo gli acquisti nel negozio di Luca Brunetti in via Paoli a Cagliari, mentre per la cancelleria il riferimento era Riccardo Cogoni“.

Brunetti non è mai stato indagato, mentre Cogoni finì nel carcere di Buoncammino insieme a Diana e a Sanjust e di recente ha patteggiato un anno e otto mesi. I due fornitori “avevano più di una società, quindi di volta in volta decidevano loro a quale azienda far inviare i pagamenti”, ha sottolineato l’impiegato.

Pusceddu ha poi precisato che non aveva voce in capitolo “nelle scelte degli acquisti, io mi limitavo a seguire la prassi e gli ordini dei consiglieri regionali, perché a volte erano loro a contattare direttamente i fornitori”.

Quanto ai pagamenti, il teste ha detto: “Avvenivano tramite assegno, o con bonifico o rid. Ma capitava puro che saldissimo le fatture con soldi in contanti”. Il pm ha quindi chiesto se esistesse una cassa del gruppo e l’impiegato ha risposto: “Se avevamo bisogno di contanti, il capogruppo ci firmava un assegno che andavamo a cambiare nell’agenzia della Banca di Sassari, presente nel palazzo del Consiglio regionale”.

Tribunale Fondi ai gruppiUna delle domande fatte dal pm ha riguardato il televisore di Onorio Petrini, altro ex consigliere regionale (di recente è stato condannato a due anni e quattro mesi). “Si trattava di un 55 pollici acquistato nel 2009, ma che io ho visto nella stanza dell’onorevole solo nell’estate 2013”. In quei mesi, effettivamente, era diventata una certezza che la Procura stesse indagando anche sulla XIV legislatura (2009-2014), e non più solo sulla XIII con 21 onorevoli già rinviati a giudizio. La circostanza del televisore è stata confermata in Aula anche da un altro teste oggi, Antonio Cocco, anche lui impiegato del Pdl.

Nell’udienza di oggi è stata discussa pure la fattura da 6mila rilasciata da una ditta di Padova, la Calegaro. “Ufficialmente – ha continuato Pusceddu – quella somma è stata spesa per acquistare targhe e coppe in argento. Io rimasi sorpreso per l’importo, perché mai si era investita in premi una somma così alta”. In realtà con quei 6mila Petrini aveva comprato “23 ciotole in argento, una zuccheriera e un piatto”.

Altro capito le penne Mont Blanc: come già si sapeva, è emerso che Diana ne abbia fatte acquistare più di 31, cioè tante quante i consiglieri del Pdl in quella legislatura, i quali la ricevettero in regalo per Natale. È altrettanto noto che Pietro Pittalis la penna non l’ha mai voluta e la sua posizione è stata archiviata nell’autunno del 2013.

Il processo riprende la settimana prossima. Il giudice ha fissato una nuova udienza per il 4 novembre. Saranno sentiti altri quattro testimoni. Tra loro Alessandra Gasbarri, parente di Sanjust. Dal Pdl, per due mesi di lavoro ha ricevuto 10mila euro, attraverso due diverse fatture. In una, per un totale di 5mila euro, la causale del pagamento era “lavori di segreteria”. Il pm ha chiesto a Pusceddu: “Sa lei cosa facesse di tanto particolare la Gasbarri per prendere una cifra così alta?”. Il teste ha detto di non averla mai vista nell’ufficio del gruppo consiliare.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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