Fondi ai gruppi, l’accusatrice su Facebook: “Spuntini? Ci sono Rolex e Champagne”

I 33 avvisi di indagine per peculato inviati dalla procura della Repubblica di Cagliari ai consiglieri regionali del centrosinistra della precedente legislatura (2004-2009) sono stati uno shock per il popolo democratico. Ora il confronto esplode su Facebook dopo un post dell’ex parlamentare Guido Melis. Che ha innescato un dibattito fitto nel quale è intervenuta anche Ornella Piredda, la dirigente regionale che, con le sue denunce, ha determinato l’avvio dell’inchiesta.

L’indagine tocca tutti i gruppi consiliari. Ed è attesa una nuova ondata di avvisi di garanzia per il centrodestra. Ma al centrosinistra – dove la questione morale è avvertita come cruciale da elettori e militanti – ha fatto particolarmente male. Ha scritto Guido Melis nel suo profilo, dopo una premessa rivelatrice di quanto il tema sia delicato ( “Spero di non attirarmi addosso chissà quali anatemi”): “Nell’ambito della attività politica sarei per vedere caso per caso. In questo senso: io personalmente non ho mai pagato con soldi non miei cene o altre manifestazioni con simpatizzanti ed elettori; anzi, per la verità, ho sempre pagato del mio tutte le volte che ho promosso assemblee e incontri o dibattiti pubblici. Tuttavia so che è una prassi di alcuni in Sardegna di procedere per “spuntini” a sfondo politico. Non mi piace, non lo farò mai con soldi non miei, ma non mi sembra un reato penale. Semmai un difetto di stile”.

Melis tratta un aspetto della vicenda. La costruzione accusatoria della procura di Cagliari è più complessa. In discussione non c’è solo l’utilizzo dei fondi, ma il solo fatto che siano comunque transitati per i conti privati dei singoli consiglieri. Di certo, in base a quanto già è emerso nei vari tronconi dell’inchiesta (che ha già raggiunto anche venti consiglieri del Gruppo misto, l’ex senatore del Pdl Silvestro Ladu, il consigliere dell’Idv Adriano Salis), le situazioni individuali sono molto diverse: ci sono gli “spuntini”, ci sono anche spese pazze di chi con i soldi del gruppo ha pagato viaggi di piacere, ci sono spese sicuramente politiche, come la retribuzione di addetti stampa, l’acquisto di giornali e libri, l’organizzazione di convegni.

Fatto sta che poco dopo il post di Melis, è arrivato il commento di Ornella Piredda. Che ha voluto ribadire la gravità dei fatti rivolgendosi a Melis così: ”Non si mobiliterebbe una intera Procura se non ci fossero estremi del reato di peculato. L’etica e la morale, hai ragione tu, riguardano uno stile di comportamento. I Pm non entrano nel merito, ma noi elettori sì. Ne abbiamo tutto il diritto”. Poi il merito la questione: “I reati contestati non riguardano spuntini pre-campagna elettorale (che tra l’altro dovrebbe pagare il Partito, rimborsato sempre con i soldi nostri) né tanto meno assemblee o convegni istituzionali (non del Partito) il cui rimborso è previsto e non costituisce quindi reato. Qui si parla di spese personali che vanno dalla bombola del gas fino a un’ automobile; dai viaggi per andare a trovare parenti nelle festività natalizie a Rolex e Champagne a gogo”. La conclusione: “Ho letto tutti gli atti della prima indagine e vi assicuro che c’è’ da mettersi le mani nei capelli. Tanto che in cinque anni (quelli trascorsi dalla denuncia, ndr) i migliori avvocati in circolazione hanno trovato come unica difesa che la magistratura non deve mettere il naso sulle spese effettuate con soldi pubblici dai consiglieri regionali”.

Non è finita. Arrivano altri commenti. Che vanno dallo “scandaloso che si paghino gli spuntini con i soldi pubblici”, alla richiesta di regole chiare. Interviene anche l’ex assessore della giunta Soru Francesco Pigliaru che punta invece il dito sulla normativa: “Quella legge – scrive Pigliaru – qualcuno l’ha scritta, e nei decenni successivi in consiglio nessuno si è alzato per dire che era una porcheria. E se c’è una legge che un consigliere conosce bene è quella. O sbaglio? C’è qualche consigliere che ha cercato di cambiarla? Chi? Facciamo i nomi. Noi dell’ex giunta ogni volta che abbiamo provato a ridurre il budget del Consiglio ci siamo trovati davanti a un muro compatto”.

Maria Giovanna Fossati

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