Ex centrosinistra in fermento, i ‘piccoli’ della coalizione isolano Maninchedda

C’è fermento nell’ex centrosinistra isolano, la galassia di quelle forze politiche che alle Regionali del 2014 si erano alleate col Pd e si fermarono tutte poco sopra il 2 per cento. Sono Partito dei Sardi (Pds), RossoMori e Centro Democratico, adesso entrati in rotta di collisione tra loro. Tutto è cominciato lunedì, quando Paolo Maninchedda, segretario e fondatore del Pds, ha diffuso una nota nella quale ha ribadito la distanza dal Pd. “Noi – ha scritto nel proprio blog ‘Sardegna e libertà’ – non stiamo aspettando il Partito democratico che propone il centrosinistra come orizzonte politico e culturale, un orizzonte più piccolo e diverso dal nostro, e che non ci interessa”. Nella stessa riflessione Maninchedda ha annunciato di aver aperto, in vista delle Regionali del prossimo anno, il dialogo con una serie di partiti, tra cui Cd (alleato con +Europa di Bonino) e RossoMori.

A Maninchedda hanno risposto subito, in quota Cd-+Europa, gli ex parlamentari Bruno Tabacci e Roberto Capelli. I due, in un comunicato diffuso ieri, hanno scritto che il loro partito “non guarda ai micromovimenti sovranisti“, è stato il riferimento al Pds. Nella storia recente della politica isolana, è datata 2016 la rottura dei rapporti tra Maninchedda e Capelli, dopo che la grande armonia degli anni passati culminata con il passaggio di entrambi nel centrosinistra. Maninchedda aveva governato col centrodestra di Ugo Cappellacci per il tramite del Psd’Az, mentre Capelli lo ha fatto attraverso l’Udc di Giorgio Oppi. I due avevano anche condiviso la nascita di un gruppo unico in Consiglio regionale, a luglio 2015, chiamato ‘Sovranità, democrazia e lavoro‘ e naufragato per ragioni mai spiegate ufficialmente.

Quanto agli attriti tra Pds e RossoMori, a incrinarsi sono state dapprima le relazioni tra Maninchedda e il presidente Gesuino Muledda (scomparso di recente). Una distanza, quella, che la segreteria dei RossoMori ha ribadito in una nota diffusa oggi. “Apprendiamo sgomenti – è scritto – che sarebbero in corso trattative e definizione di accordi in vista delle prossime elezioni regionali tra Pds e il nostro partito, come scritto dal segretario Maninchedda che, maldestramente, cerca di inserirci in una confusa e indefinita ammucchiata. Tali incredibili dichiarazioni possono trovare giustificazione sulla base di eventuali scambi di opinioni a titolo personale e di pura cortesia che sono ordinarie interlocuzioni tra soggetti e componenti di forze politiche. Ma la strada scelta da Rossomori è chiara da tempo: noi siamo impegnati al fianco delle altre forze indipendentiste in un progetto di ampio respiro definito Autodeterminatzione, movimento che, come è noto, non comprende la formazione politica citata (cioè il Pds)”.

Il comunicato continua così: “Autodeteminatzione è impegnato in un percorso che ci piace chiamare di “resistenza e di speranza” del popolo sardo ed è inconciliabile e antitetico con le scelte compiute dalla giunta Manichedda-Pigliaru-Paci e da tutti i suoi sostenitori che, seppur cercando dei distinguo per catturare l’attenzione dell’opinione pubblica, ne hanno orientato, condiviso e accettato tutte le ragioni di fondo e, di fatto tutte le scelte: dall’inutile e oneroso mutuo infrastrutture al patto servile con lo Stato sulla finanza regionale, dalla riforma della rete ospedaliera alla cancellazione dei ricorsi per la questione entrate, all’oblio dello spopolamento delle zone interne al ridicolo accordo sull’occupazione militare della Sardegna. Siamo certi che, a dispetto delle dichiarazione preelettorali in cui si cerca una nuova, ennesima verginità, le forze che hanno e continuano a baciare le pantofole al Pd non si tireranno indietro nemmeno sulla nuova legge urbanistica, con la quale si vuole vendere e tenere sotto scacco il territorio e il paesaggio dell’isola, e con esso il futuro del nostro popolo. Rossomori sta esattamente dall’altra parte, per l’autodeterminazione dei sardi. La memoria non s’inganna, la Sardegna non si vende”.

Quello che i comunicati restituiscono è una frattura destinata a essere definitiva e che coincide con la possibilità che il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, sia candidato alle Regionali del prossimo anno. Nulla di sicuro e di definitivo. È un’ipotesi, su cui il presidente di Anci Sardegna, Emiliano Deiana, ha avviato il dibattito, rompendo in qualche modo lo stallo nella coalizione al governo della Regione. Maninchedda, come noto, è ugualmente uno dei potenziali leader. Il problema, a questo punto e prima ancora dei nomi, è con quale schieramento l’attuale maggioranza in Regione vuole andare alle urne del prossimo anno per scegliere il nuovo governatore.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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