Europee, la Sardegna senza diritti: “Tutelare la minoranza linguistica”

Le ultime elezioni europee hanno tagliato fuori qualsiasi rappresentante della Sardegna dal Parlamento europeo. L’abbinata con la Sicilia nel collegio delle isole ha giocato a sfavore dei candidati sardi che non sono riusciti a ottenere il numero di voti sufficienti per competere con il colleghi siciliani. Motivo per cui alcuni elettori hanno presentato un ricorso al Tar che si pronuncerà il prossimo 25 ottobre. La sentenza del Tribunale amministrativo potrebbe aprire la strada alla pronuncia della Corte di giustizia europea in materia di compatibilità fra legge elettorale europea a tutela della minoranza linguistica sarda.

L’idea di fare riferimento alla Corte di giustizia è stata presentata, in Consiglio regionale, da Andrea Cocco, responsabile esteri del Psd’Az. L’obiettivo è aumentare e migliorare la rappresentanza politica, superando l’attuale sbarramento del 4 per cento e garantire uno spazio adeguato alla minoranza linguistica sarda “finora ingiustamente esclusa (a differenza di altre) pur essendo una delle più numerose e nonostante la copertura della legge nazionale sulla tutela delle minoranze linguistiche”.

Rispetto ad un ricorso simile del 2016 che la Corte costituzionale respinse per un vizio di forma, ha ricordato il presidente dell’Associazione per i diritti dei sardi, Flavio Cabitza, “adesso pensiamo di potercela fare: non vogliamo impugnare le recenti elezioni ma arrivare a sostenere presso la Corte di giustizia che, se il parlamento europeo è luogo di rappresentanza dei popoli, la nostra minoranza linguistica non può essere esclusa”. Agiremo inoltre, ha concluso, “per la modifica del collegio unico Sardegna-Sicilia: a settembre infatti partirà la raccolta di firme, sostenuta anche dall’ex parlamentare, Roberto Capelli, per sottoporre al Parlamento nazionale una proposta di legge di iniziativa popolare”.

Tecnicamente, ha spiegato l’avvocato, Roberta Campesi, che rappresenta i ricorrenti con un pool di legali, “chiediamo l’accertamento di un diritto, cioè la possibilità di far valere le ragioni dei cittadini-elettori sardi (in caso di accoglimento del ricorso) davanti alla Corte di giustizia”. L’ordinamento, ha spiegato, non consente un accesso diretto alla Corte ma prevede un ruolo di “filtro” da parte dei Tribunali degli Stati membri.

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