Eleonora, Grazia Deledda, Maria Lai. Il tour “al femminile” di Laura Boldrini

Fra breve, a fine marzo, la Presidente della Camera, Laura Boldrini, compirà il suo primo viaggio ufficiale in Sardegna. Non ne conosciamo ancora i dettagli ma, da indiscrezioni giornalistiche, sappiamo che andrà a Ulassai e, quasi sicuramente, a Oristano e, forse, a Nuoro. Un viaggio “particolare”, quindi, che si confà alla forte personalità della Presidente. Un viaggio in una Sardegna nota per essere – specie negli ambienti della sinistra – la patria di Antonio Gramsci e di Enrico Berlinguer. Ma il percorso di Laura Boldrini pare delinearsi in modo diverso, “al femminile”, lungo un tracciato scandito dalla vita di tre donne che hanno segnato la storia dell’Isola: Eleonora D’Arborea, Grazia Deledda e Maria Lai. Appunto, Oristano, Nuoro e Ulassai.

La presidente della Camera quasi alla vigilia dell’8 marzo è stata al centro di una polemica per aver invitato i suoi colleghi del Parlamento a usare le declinazioni femminili per i vari ruoli istituzionali: non più “signor presidente” ma “signora presidente”, non più “signor ministro” ma “signora ministra”. Un vocabolario al femminile, quindi, dentro uno spazio che è stato storicamente maschile. Non sorprende perciò che nel suo primo viaggio ufficiale in Sardegna, Laura Boldrini si faccia guidare da luoghi che non sono semplicemente simboli della storia sarda, ma anche simboli di una storia diversa. Diversa perché diversi sono i protagonisti o, come direbbe lei, “le protagoniste”.

ELEONORA, LO STATO DI DIRITTO

In Sardegna, più che altrove, le donne hanno “fatto”, hanno agito per la società tutta, ma con un’attenzione particolare per il proprio genere. Come non visitare quindi quella che fu la capitale, Aristanis, città di Eleonora d’Arborea, la judikessa, una regina, ma soprattutto una statista del nostro Medioevo. Artefice della promulgazione di una rinnovata “Carta de Logu”, la “Carta dello Stato”. Una carta costituzionale che segna una tappa fondamentale verso la creazione di uno “Stato di diritto” e che raggruppa norme  penali e civili dove, in un tempo in cui non aveva alcun tipo di diritto, la donna ha una particolare posizione e tutela sociale.

Un’attenzione che, peraltro, Eleonora indirizzò anche verso i lieros, gli schiavi, che attraverso le sue leggi non furono più merce di scambio. E anche verso i bambini a cui dedicò alcune precise norme di tutela. Insomma non una semplice legislatrice come spesso viene ricordata, ma una grande statista che creò, in quel tempo difficile, una prima forma di Stato sociale.

GRAZIA DELEDDA, LA RIBELLE

Da Oristano per, poi recarsi in Ogliastra, la presidente Boldrini potrebbe fare tappa, proprio a metà strada, a Nuoro, il luogo natio del nostro Nobel per la letteratura: Grazia Deledda, una donna che lottò contro la propria famiglia per poter continuare ad istruirsi, e quindi continuare a scrivere. Perchè sul finire dell’800 per una donna, per quanto benestante, era disdicevole leggere, studiare e dunque scrivere. Grazie al netto rifiuto che oppose a quei costumi (che oggi chiamiamo “discriminazione di genere”), possiamo goderci i suoi tanti romanzi. Tra le poche donne al mondo ad aver vinto il Nobel (la percentuale donne/uomini fra tutte le tipologie dei premi è del 5 per cento, ma in forte crescita in questi ultimi anni, specie in campo scientifico), Grazia Deledda non dimenticò che il suo successo letterario era frutto di dolorose e difficili scelte “di genere”. Non a caso, dopo aver ricevuto il prestigioso riconoscimento, dichiarò che la sua speranza era quella che “le sue parole arrivassero soprattutto alle donne”. Era il 1926: mentre, in molte parti del mondo, le lotte delle donne avanzavano ottenendo importanti risultati, in Italia avanzava il fascismo e la marginalità femminile.

La Deledda ritirò il suo premio senza grandi clamori, nè in Sardegna, né in Italia. Era, come disse la giuria del Nobel, “sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano”. Evidentemente, però, ciò che andava bene in Svezia mal si adattava alla cultura di uno Stato tutto proteso verso i grandi miti romani, il maschio eroico e dominante, e una dichiarata misoginia (punto strategico nel “Manifesto dei futuristi” di Marinetti). Oggi, dunque, la Deledda merita di essere onorata non soltanto perchè vincitrice del premio letterario più ambito, ma perchè il contesto storico in cui lo ottenne era crudo, discriminante, profondamente sessista e immaturo rispetto al suo personale cammino di emancipazione.

MARIA LAI, LA CONCRETEZZA DELL’ARTE

Questo viaggio lungo il binario dei diritti donne, non potrà che concludersi in una degna stazione, la Stazione dell’Arte di Ulassai. La vecchia stazione ferroviaria divenuta museo commemorativo dell’opera dell’artista Maria Lai. “Bivio, crocevia, luogo emblematico di arrivi e partenze. Luogo di crescita, di studio, di contemplazione, di maturazione, di ricerca dove poter, con rigore, capire e interpretare l’arte contemporanea”. Un’ultima tappa che la Presidente dovrebbe apprezzare particolarmente, vista l’accoglienza che, nell’autunno del 2013, riservò all’opera di Maria Lai. In Parlamento, anche attraverso un convegno, accolse non solo l’artista, ma anche la donna “perchè – disse – c’è tanto bisogno di figure femminili positive pensanti, capaci di guardare avanti.” E Maria Lai, sarda di Ulassai, minuta e silenziosa è stata capace, sino alla fine dei suoi giorni, di guardare avanti. Senza remore, senza indugi.

Uno sguardo severo il suo, consapevole della condizione umana, della sofferenza e della profonda solitudine nell’universo. “L’arte è una concretezza che contiene un pezzo di universo e che ce lo rende afferrabile, altrimenti ci sfuggirebbe”, affermava. Una vita consacrata all’arte, un ambito dove, ancora una volta, le donne sono rare, poco conosciute e molto marginali. Come denuncia da decenni il movimento femminista delle “Guerrilla girls” solo il 5% delle opere presenti nei più importanti musei del mondo è di artiste. Maria Lai è una di queste.

Questo è il viaggio ipotetico che potrebbe compiere la Presidente della Camera. Ma forse, qualunque cosa farà Laura Boldrini, questo è uno di quei viaggi che ogni sarda, ogni sardo, dovrebbe fare per tenere a mente il complesso cammino dei diritti in Sardegna.

Ornella Demuru

 

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