Piras replica alla Barracciu sulle primarie: «Non è vero, noi le vogliamo fare»

«Non abbiamo alcuna intenzione di far saltare le primarie, che sono e rimangono uno strumento importantissimo di democrazia e scelta partecipata, come abbiamo sempre (e per primi) sostenuto». A parlare è Michele Piras, il deputato di Sel che risponde così alle accuse lanciate ieri su Facebook da Francesca Barracciu («È in atto un tentativo folle di cancellarle»).

Dunque, i vendoliani non ci stanno a vedersi etichettare come il partito che non vuole le primarie. Di certo Sel (insieme a Upc, Idv, Rossomori, Verdi, Centro democratico e socialisti), ieri, nel vertice del centrosinistra, ha chiesto che slittasse dall’8 agosto al 2 settembre la presentazione delle candidature. Piras dice: «A noi, semmai, preoccupa l’imbarazzante insicurezza circa le sorti delle primarie, come messo in piazza dalle dichiarazioni di alcuni che preferiscono chiudersi – rischiando di perdere le elezioni – piuttosto che provare ad aprirsi e consentire un salto di qualità al dibattito».

Il deputato è perentorio: «Esercitarsi nella caccia alle streghe (e agli stregoni) è quanto di più sbagliato si possa fare in questa fase: l’impugnativa della Legge elettorale regionale (da parte del governo Letta), l’ufficializzazione di candidature che rischiano di pescare dal nostro elettorato e la condanna di Berlusconi hanno mutato il contesto politico nel quale ci muoviamo». Quindi la domanda retorica che riassume la linea di Sel: «Per quale ragione, dunque, non dovremmo fermarci a riflettere?».

E se oggi Piras ha replicato alla Barracciu con altrettanto vigore, ieri il tenore del dibattito non è stato morbido dopo la controffensiva dell’eurodeputata. I primi a intervenire sono stati il consigliere regionale Mario Bruno e il sindaco di Quarttucciu Lalla Pulga, entrambi componente della Direzione regionale, che ne hanno chiesto «l’immediata convocazione, entro le prossime quarantotto ore, alla luce di quanto avvenuto oggi nel confronto interno al centrosinistra». Di fatto Bruno e la Pulga si sono accodati alla stessa Barracciu che proprio in questo senso, sempre su Facebook, ha lanciato un appello al segretario Silvio Lai.

A prendere posizione è stato anche il Comitato “Cagliari con Francesca Barracciu Presidente”: «Apprendiamo con sconcerto – si legge in una nota – la notizia secondo la quale alcune forze politiche hanno chiesto, al tavolo del centrosinistra, di rinviare la scadenza per la presentazione delle candidature. Siamo certi che il segretario del Pd manterrà fede al mandato della Direzione regionale che ha indicato in giovedì 8 agosto il termine ultimo. Qualunque data differente rappresenterebbe un incomprensibile e ingiustificabile cambiamento in corsa delle regole», ha scritto il portavoce Maurizio Chessa.

Ma nemmeno gli alleati del Partito democratico sono intenzionati a fare passi indietro rispetto alla proposta dello slittamento, dall’8 agosto al 2 settembre. L’Idv è stato netto perché punta a trovare «un candidato unico e condiviso – ha chiarito il vicesegretario Salvatore Lai –. Per questo riteniamo che nel centrosinistra serva una pausa di riflessione». I dipietristi hanno un loro nome e non ne fanno mistero. «Nell’ottica dell’unità e della massima rappresentatività – continua il ragionamento – noi abbiamo proposto il costituzionalista Pietro Ciarlo e Don Ettore Cannavera (sulla cui candidatura c’è il cappello di tutta l’area ex Dl guidata da Paolo Fadda)».

Piras, comunque, già ieri aveva detto la sua insieme a Luciano Uras, visto che sono stati i due parlamentari di Sel, nei giorni scorsi, con una lettera aperta a tutti partiti della coalizione, a chiedere e ottenere il vertice di ieri. «Il centrosinistra – aveva detto il deputato – trovi la forza di riflettere, altrimenti rischiamo di celebrare un turno di primarie chiuse che si risolverà in uno scontro furibondo fra contendenti dello stesso partito e ciò rischia di gettare le basi per una sconfitta elettorale». Per il senatore Luciano Uras «tutte le forze politiche della coalizione, eccetto il Pd che ha già espresso le proprie candidature, hanno bisogno di fare alcune verifiche al proprio interno e con il proprio elettorato. Per questo non comprenderemmo un atteggiamento di chiusura, rispetto a una legittima richiesta di spostamento della data per la presentazione delle candidature».

E mentre i veti incrociati infuriavano, i renziani sardi hanno ribadito il proprio sostegno alla Barracciu. «Dopo anni di presidenze al maschile, con dubbi risultati, una donna alla guida della Regione sarebbe un segnale importante di cambiamento e di speranza». Così il consigliere regionale Chicco Porcu, che ha precisato: «In questi anni la Barracciu ha dimostrato competenza, consenso e la necessaria determinazione». L’onorevole mette in guardia dal rischio di restringere la partecipazione alle urne del 29 settembre. «Il modo migliore per rimettere in corsa questo impresentabile centrodestra regionale, è chiamare tutti i sardi alle urne, con primarie aperte».

Nel centrosinistra solo i Comunisti italiani (Pdci) hanno difeso, come già hanno fatto nel vertice di questa mattina, la data dell’8 agosto, insieme a Rifondazione. «Non apprezziamo e non condividiamo il tentativo di modificare le regole definite, collegialmente, non più di qualche settimana fa – ha sottolineato il segretario regionale Alessandro Corona -. Nuovi elementi di rinvio falserebbero il percorso sin qui fatto dall’intera coalizione. Chi propone slittamenti, non ha a cuore il progetto politico e il bene del centrosinistra». Corona non ha nascosto il fastidio: «È strabiliante vedere che quanti sino ad ora si sono fatti paladini delle primarie a tutti i costi e per tutti i gusti, oggi cerchino di destabilizzare il primo vero esperimento sardo di primarie aperte e condivise».

Sulla stessa lunghezza d’onda Rifondazione comunista, con il coordinatore regionale Giovannino Deriu: «Abbiamo sempre osservato con diffidenza gli elementi di americanizzazione che  antepongono le apparenze alla sostanza. Noi sosteniamo che i progetti vengono prima dei soggetti: non si chieda di modificare il percorso di primarie aperte già stabilito fin nei minimi dettagli. Se richieste di aggiustamento in corso d’opera nascono da esigenze particolari, si agisca sul terreno più squisitamente politico, non su quello delle regole o delle scadenze fissate da tempo».

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