Dopo le Asl i Comuni chiedono reparti. Nella lista assistenza infarti e pediatria

La notizia del ripristino delle otto Asl è stata accolta come una vittoria, un ritorno ai servizi sanitari nel territorio, un decentramento che l’Azienda unica aveva cancellato, lasciando alle Assl (Aziende socio sanitarie locali) un ruolo marginale nella gestione sanitaria. Ma la sensazione è che non sarà rivedere l’architettura della sanità per salvare gli ospedali dai disagi e soprattutto garantire ai territori più periferici di colmare le lacune che lamentano da tempo. A patire questa situazione sono soprattutto gli ospedali, in attesa che la riorganizzazione della rete ospedaliera, nata nella scorsa legislatura, possa entrare a regime. Il presidente della Regione, Christian Solinas, ha come obiettivo restituire ai sardi “una sanità più utile e più vicina”, dal momento che lo schema con la macro azienda “ha allontanato i cittadini dalla sanità pubblica, percepita come una macchina confusa, arretrata e ritardataria nelle risposte. Oggi siamo fra le regioni più sofferenti in Italia secondo tutti gli indicatori, e abbiamo un disavanzo tra i più alti”.

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L’obiettivo è dunque dedicare un’azienda sanitaria a ogni territorio e tararla a seconda delle esigenze. Resta da capire, però, se questo potrà essere sufficiente a eliminare i disagi che si verificano costantemente negli ospedali sardi. Ultimo caso è quello di Lanusei, che da tempo è impegnato in una battaglia per mantenere alcuni reparti operativi. In questi giorni è scoppiata la protesta a sostegno dei cardiopatici che da anni attendono il servizio della sala di Emodinamica. Si tratta di un reparto necessario a salvare la vita di chi arriva in ospedale con un infarto o con patologie acute del cuore. C’è da dire che per le malattie tempo-dipendenti c’è il servizio di elisoccorso che garantisce il trasporto in tutta l’Isola per ventiquattro ore.

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Quello di Lanusei è uno dei casi, perché situazioni simili si verificano a Isili, Alghero, Bosa e La Maddalena. Ci sono, però, anche notizie positive come quella che riguarda l’ospedale di Tempio dove è stata potenziata l’attività ambulatoriale del reparto di Ostetricia e Ginecologia, per garantire alle donne un ventaglio più ampio di esami specialistici. Disagi anche a Ozieri, dove la carenza di medici causa una situazione di difficoltà il reparto di pediatria in cui lavorano due medici pediatri, cinque infermieri e due Oss, di cui uno è ormai prossimo alla pensione. Un organico insufficiente che costringe genitori e bambini a rivolgersi ad altre strutture dell’Isola con continui disagi.

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Per il governo regionale, dunque, la missione non è semplice perché significa dover togliere la paura a chi vive nelle zone più periferiche dell’Isola garantendo servizi efficienti, ma anche spiegando che non si possono avere tutti i reparti in ogni presidio ospedaliero. Il sistema a rete nasce proprio con questo obiettivo, ossia classificare gli ospedali in base al bacino di popolazione e quindi al numero di casi trattati per assegnare un livello che determina anche la tipologia di specialità presenti. Regole contenute nel Decreto ministeriale 70 che impone i criteri che la Sardegna, per la sua particolare conformazione e per il fatto che il costo della sanità ricade sul proprio bilancio, è riuscita a derogare.

M.S.

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