Donne che hanno già scritto la storia: ecco le veterane delle Regionali 2019

Quattro nomi, quattro volti. Sono le veterane delle Regionali 2019, donne che la storia della politica sarda l’hanno già scritta. Ciascuna per ragioni diverse, ma tutte in tempi in cui l’impegno nelle istituzioni era quasi una faccenda per soli uomini. E la presenza femminile, di contro, un’eccezione.

La prima veterana in ordine alfabetico è Maddalena Calia, classe ’58, avvocatessa, ex prima cittadina di Lula. Lì ai piedi del Montalbo, quando nessuno voleva indossare la fascia tricolore nel paese della faida durata più di due lustri, tanto che il Comune veniva governato da un commissario. Poi nel 2002 il coraggio lo trovò lei, l’avvocatessa, quando l’eletta in Municipio si chiamava ancora sindaco e non sindaca. Silvio Berlusconi, che la considerava una delle sue pupille isolane, non mancò di darle una mano in campagna elettorale.

La Calia, a Lula, quasi vent’anni prima aveva fatto l’assessora ai Servizi sociali. Dopo l’esperienza in Comune e la tessera di Forza Italia, l’ingresso nel Parlamento europeo di Strasburgo da ripescata del collegio ‘Isole, difficilissimo per la Sardegna: l’avvocatessa, guarda a caso, subentrò al catanese Giuseppe Castiglione. La Calia ha avuto anche un ‘innamorament0’ politico per Gianfranco Fini, aderendo a Fli nel 2010. Quattro anni più tardi il secondo cambio e l’abbraccio col Nuovo centrodestra di Angelino Alfano. In queste Regionali il ritorno a casa: la Calia è candidata con Forza Italia nel collegio di Cagliari.

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Alle urne del 24 febbraio si presenta pure Rosanna Giudice, prima sindaca nella storia di La Maddalena, eletta nello stesso anno in cui la Calia riportava la politica a Lula. Bancaria, nata a Taranto nel ’59, la Giudice arrivò sull’isola madre dell’arcipelago che era bambina. Resta la pasionaria della politica gallurese. La prima volta in Comune la fece in quota Alleanza nazionale, sebbene a capo di una lista civica.

La Giudice sedeva nella prima poltrona di La Maddalena negli anni in cui Renato Soru, neogovernatore della Sardegna, cominciava a dichiarare guerra agli americani della Us Navy. I quali, dopo gli attentati dell’11 settembre, avevano già una mezza intenzione di sbaraccare la base di Santo Stefano, in pieno Mediterraneo, per concentrare le forze nella lotta al terrorismo di matrice islamica. Così fecero nel tra 2006 e 2007, quando la Giudice, che a Soru provò a opporsi senza successo, era già fuori dal Municipio. Da quasi tre anni, mandata a casa dalla sua stessa maggioranza con la quale ebbe un rapporto difficile. In Consiglio comunale la Giudice è tornata nel 2015, dopo aver mancato l’elezione bis, sempre da sindaca, nel 2010. Alle ultime amministrative, nel 2015, ha raccolto 378 preferenze. Si è dimessa quasi subito, per “lasciare spazio ai giovani”. La Giudice è candidata coi Riformatori nel collegio elettorale di Olbia-Tempio.

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Alessandra Giudici la storia della politica l’ha fatta nella sua Sassari, da presidente della Provincia. Anche lei da prima donna eletta, nel 2005 e per due mandati. Classe ’55, ha gestito col piglio da sergente il passaggio della Gallura a provincia autonoma, a sua volta governatore da un’altra donna, Pietrina Murrighile. Tra le due restano memorabili le battaglie al veleno con ritardi nella passaggio degli immobili.

La Giudice entrò a Palazzo Sciuti come quota della Margherita: fu una vittoria nettissima, la sua. Sino ad allora faceva solo il funzionario dell’Apisarda: 58,6 per cento raccolto alle urne contro l’avversario in politica e nel mondo delle imprese, il presidente di Confindustria Nord Sardegna, Stefano Poddighe. Dopo la Margherita, l’approdo naturale nel Pd. E fu un ingresso infelice: la Giudici accusò gli stessi dem di averle puntato la prua contro quando, nel 2014, si preparava a candidarsi alle primarie per fare la sindaca. Lo scorso ottobre la decisione di spostarsi nell’Upc, il partito dei cristiano-popolari che adesso si presentano alle urne insieme ai socialisti. La Giudici è candidata nel collegio di Sassari.

Gabriella Greco, berlusconiana – e da lì non si è mai mossa – si ripresenta alle Regionali dopo una legislatura di pausa. Nel palazzo di via Roma la prima volta era stata eletta nel 2009, quando alle urne aveva vinto Ugo Cappellacci. La Greco – classe ’59, nata ad Arborea, professione avvocatessa – conquistò il seggio senza passare dalle urne: conquistò il seggio attraverso il listino del presidente. Così ci chiamava il gruppo da nove che dava diritto a uno scranno in caso di vittoria del candidato governatore di riferimento. In quella stessa legislatura il listino venne cancellato.

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Sempre molto allineata col suo partito, quella Forza Italia che allora divenne Pdl dopo il matrimonio con gli ex An, la Greco non mancava mai di dare prova di assoluta fedeltà. L’unica ribellione a fine legislatura, quando con un voto segreto venne affossato l’emendamento sulla doppia preferenza di genere (la norma è stata introdotta solo lo scorso novembre). La Greco si mise a guidare la protesta delle consigliere regionali. Allora erano sei in tutto. Oltre alla Greco c’erano le azzurre Simona De Francisci, Alessandra Zedda e Rosanna Floris più Lina Lunesu (Fratelli d’Italia) e Claudia Zuncheddu (Sardigna libera). La Greco è candidata con Forza Italia nel collegio di Oristano (la Zedda in quello di Cagliari, sempre col partito azzurro, mentre la Zuncheddu corre coi Sardi Liberi)

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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