La doppia preferenza di genere è legge: 50 ‘sì’, due contrari e otto assenti

La doppia preferenza di genere è legge. Il Consiglio regionale ha votato alle 18,47 la leggina che introduce il voto uomo/donna all’interno di una stessa lista. Alla conta finale, i ‘sì’ sono stati 50, due i contrari’. Otto gli assenti (su 60, ma domani dal verbale dell’Aula si ricaveranno i loro nomi). La cosiddetta norma stralcio si compone di tre articoli, di cui uno – il primo – dedicato alle liste paritarie, cioè l’obbligo per i partiti di mettere a correre il 50 per cento di uomini e altrettante donne. E se in problema non si pone in tutti i collegi elettorali che hanno un numero di candidati pari, tanti quanti i consiglieri da eleggere (Cagliari 20, Sassari 12, Nuoro 6, Oristano 6, Olbia 6 e Sulcis 4), andava risolta la questione aperta nel Medio Campidano e in Ogliastra: nel primo caso le liste saranno da quattro (anche se il territorio avrà diritto a tre seggi), mentre nell’ex provincia di Lanusei-Tortolì i candidati saranno due, un uomo e una donna. Il secondo articolo della leggina è sulla doppia preferenza, mentre il terzo fissa i termini dell’entrata in vigore della norma.

Con l’approvazione odierna la Sardegna si unisce al gruppo delle altre sei regioni dove la doppia preferenza è istituzionalizzata: sono Emilia Romagna, Toscana, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio e Umbria. In Sicilia, invece, la partecipazione delle donne alla politica è sostenuta con le liste paritarie.

Durante la seduta per tre volte il capogruppo del Sardegna, Marcello Orrù, ha chiesto lo scrutinio segreto. Ma in tutte le occasioni ai franchi tiratori non è stato lasciato spazio. Il Pd non si è mai spaccato, come negli accordi presi nel vertice di maggioranza prima della seduta. La riunione l’ha voluta il presidente Francesco Pigliaru, intervenuto quasi ad avvio dei lavori per segnare ufficialmente la rotta della coalizione. Il governatore ha parlato di “diritti negati alle donne in passato” e bollato come “scelta scellerata” un’eventuale bocciatura della doppia preferenza. Anche in Forza Italia hanno lavorato per tenere le fila serrate. Lo fa fatto per tutti il capogruppo Pietro Pittalis. Ha preso più volte la parola per ribadire che “il nostro partito ha preso l’impegno solenne di procedere con lo scrutinio palese. Infatti siamo arrivati in Aula preparati, con una posizione unitaria e indiscussa, perché il sostegno alla doppia preferenza è anche una linea nazionale”.

Risata (fragorosa) quando il presidente della commissione Riforme, Francesco Agus (Campo progressista), si è confuso e ha detto: “Ribadisco il mio voto segreto (anziché voto favorevole). Poi si è corretto”.  Dalle tribune occupate dalle donne dei collettivi che da anni sostengono la doppia preferenza, hanno rotto il ghiaccio sugli applausi dopo il discorso di Luca Pizzuto: l’esponente di Art 1-Mdp si è rivolto “alle bambine del domani. Non credete – ha detto – a quanti vi vogliono al servizio degli uomini o vi chiedono di essere belle e con il seno formoso come le modelle delle riviste patinate”. Poi è toccato a Daniela Forma (Pd), Luigi Crisponi (Riformatori), Roberto Desini (Partito dei Sardi). Applausi anche a Paolo Zedda che ha fatto il suo intervento in limba.

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Tra le quattro consigliere attualmente in carica, Anna Maria Busia (Cd-Campo progressista) ha ricordato di “aver presentato per prima (in questa legislatura), due anni fa, la proposta di legge sulla doppia preferenza e il cui esisto non era scontato, oggi è stata una bella prova di democrazia”. Dopo quell’iniziale testo normativo, le esponenti dell’Assemblea hanno più volte convocato conferenze stampa unitarie per sostenere la rappresentanza femminile in politica, come osservato poi da Rossella Pinna (Pd) e Alessandra Zedda (Forza Italia).

Pigliaru è intervenuto una seconda volta a metà seduta, sollecitato dal consigliere di Forza Italia, Marco Tedde: il governatore ha dato qualche numero sulla presenza femminile in Regione, “dove i direttori generali sono il 48 per cento, a fronte di una media nazionale del 38, mentre le dirigenti donne valgono il 54 per cento (41 nel resto del Paese).

Uno dei contrari alla doppia preferenza, Paolo Truzzu (Fdi, l’altro è stato Orrù) ha parlato di “giornata dell’ipocrisia, perché in quest’Aula una buona parte dei consiglieri è contraria alla legge, anche se stanno votando diversamente”. Sempre in quota Forza Italia, Stefano Tunis ha detto: “Questa norma è una goccia nel mare, perché servono molti altri interventi nella società, in termini di servizi, per favorire la partecipazione delle donne in politica”. Così Michele Cossa (Riformatori): “Tra tutti gli interventi, quelli del nostro gruppo sono i meno enfatici, di certo questa è una giornata di festa”.

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Gianluigi Rubiu (Udc): “Questo risultato non è di sinistra, di destra e né di centro: è una vittoria della politica”. Pierfranco Zanchedda (Upc): “Oggi abbiamo scritto una buona pagina”, ha detto citando Gabriella (Tina Anselmi). Gianfranco Congiu (Partito dei sardi): “Oggi si chiude un lavoro durato due anni in commissione Riforme. È stata una partita in due tempi che ha rischiato di essere rovinata dalle liste paritarie, ma abbiamo centrato l’obiettivo”. Christian Solinas (Psd’Az) ha ricordato alcune donne, tra cui “Maria Teresa Sechi, prima donna presidente di una provincia, a Oristano, Marianna Bussalai, militante e intellettuale del sardismo, Cecilia Contu, figli di Anselmo, già segretario del partito e il nostro ha praticato la parità da sempre e nel quotidiano”. Daniele Cocco (Art 1-Mdp) ha ringraziato “i presidenti Pigliaru, per la caparbietà, e Ganau, che da subito ha sostenuto la doppia preferenza”. Pietro Cocco (Pd): “Il centrosinistra ha dimostrato compattezza, anche quando l’opposizione si è divisa e una parte ha chiesto il voto segreto”.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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