Covid-19, il ministro Boccia a Solinas: “Riveda l’ordinanza o non sarà valida”

Tutto come da copione, in questo primo pezzo di telenovela annunciata. Ieri il presidente Christian Solinas ha forzato la mano sulla riapertura delle attività commerciali legate ai servizi alla persona, andando contro le disposizioni nazionali; oggi Francesco Boccia, il ministro per gli Affari regionali, ha invitato il governatore “a rivedere l’ordinanza (clicca qui per leggere e scaricare il documento integrale)”. Anche perché la Sardegna ha il quinto indice di contagio più alto d’Italia (leggi l’approfondimento sull’Rt nella nostra Isola).

Dunque, ci sono problemi con gli strappi che Solinas ha deciso di istituzionalizzare rispetto al decreto Conte del 25 marzo. Una forzatura i cui effetti erano ben noti al governatore sardo che, però, ha preferito seguire lo stesso le direttive del suo mentore Matteo Salvini, ritagliandosi, come nello spirito leghista, il ruolo da salvatore dell’economia isolana contro le restrizioni mantenute da Palazzo Chigi.

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Boccia, che già nei giorni scorsi aveva invitato le Regioni al rispetto del Dpcm, non ha lasciato correre. Né l’ha mandata a dire. Il ministro ha rilasciato a Sky Tg24 una dichiarazione di fuoco, che è un avviso di bocciatura per l’ordinanza di Solinas, se il capo della Giunta sarda non la cambierà nelle prossime ore. Boccia, in particolare, ha fatto riferimento al via libera alle messe che Solinas ha deciso senza nemmeno consultare la Conferenza episcopale. La quale per mano del suo presidente Antonello Mura ha detto senza mezzi termini che “la decisione spetta unicamente all’autorità ecclesiastica”  e non a Solinas. Su un caso simile, quello della Calabria, Boccia ha fatto sapere alla governatrice Jole Santelli, che è pronto a impugnare l’ordinanza davanti al Tar. Sulla questione sollevata ion tv da Boccia è arrivata a stretto giro la replica della Regione (leggi qui).

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Non meno tesi sono i rapporti tra il capo della Giunta isolana e i sindaci, sui quali Solinas ha scaricato la riapertura delle attività che anticipano il calendario nazionale. La mossa non è affatto piaciuta alle fasce tricolori che hanno lamentato due cose: il non essere stati sentiti per concertare il provvedimento e la presunta illegittimità dei poteri che Solinas ha trasferito loro. Tanto che nemmeno i primi cittadini hanno fatto giri di parole: “Il presidente – hanno scritto in una nota – deve assumere su di sé l’onere della riapertura delle attività economiche, anche per non generare decisioni a macchia di leopardo che ingegnerebbero problematiche non facilmente gestibili da Comune e Comune”.

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Solinas, in ogni caso, ci sta provando a fare la parte della vittima. A recitare il canovaccio di chi vuole aiutare “il popolo sardo”. Solo che da almeno tre settimane si è capito che era tutta tattica. Da quando il governatore, seguendo sempre le indicazioni leghiste, aveva vietato la riapertura delle librerie e nei negozi di abbigliamento per neonati e bambini, a differenza di quanto previsto dal penultimo decreto di Giuseppe Conte. Ma appena il presidente del Consiglio ha tenuto la barra ferma sulle restrizioni, allentandole appena, Solinas è diventato sostenitore della linea morbida. Un gioco della politica vecchio come il cucco. Ma ci starebbe pure. Se non fosse che con coronavirus non ci sono in ballo voti e preferenze, ma vite umane.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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