Corte dei Conti, ok al bilancio regionale. Ancora critiche sulle spese della sanità

La spesa sanitaria è sempre un fardello pesante per le casse regionali. I dati contabili sono positivi ma i vecchi disavanzi gravano ancora sull’esito finale del responso delle sezioni riunite della Corte dei Conti che oggi si sono pronunciate sulla regolarità del rendiconto generale della Regione per l’esercizio 2017, parificandolo. “Vecchi disavanzi legati a operazioni del passato, con riferimento particolare alla parte di deficit sanitario”, ha spiegato all’Ansa la procuratrice generale, Antonietta Bussi. In realtà, “la gestione della sanità per il 2017 non è criticabile, ma continua a portare il peso degli anni passati, inoltre l’attuazione delle riforme che dovrebbero limitare i costi non è ancora definita: sono state poste le basi di una riconfigurazione generale che ovviamente, trattandosi di una scelta politica, può essere legata a variazioni”. Nella requisitoria Bussi fa anche presente che “nel 2017 solo tre regioni, Sardegna compresa (che peraltro ha dimezzato il disavanzo sanitario rispetto al 2016), presentano ancora perdite non coperte”. Tornando alla sanità, nel 2017 il flusso di risorse nel comparto è stato del 35% del bilancio totale, quindi di un terzo, senza mai superare il 40% come avveniva in passato.

Oltre al settore della sanità, a causare il perdurare delle criticità sono anche azioni legate alle partecipazioni societarie, ai debiti fuori bilancio, ai fondi extra bilancio che, messe assieme, impegnano in misura consistente le casse regionali. Una riguarda le risorse assegnate alla finanziaria della Regione (Sfirs) per l’attivazione di strumenti di ingegneria finanziaria con la finalità di potenziare il sistema imprenditoriale (fondo di capitale di rischio, fondo di cogaranzia e controgaranzia e fondi per mutui).

Si tratta di oltre 300 milioni di euro gestiti al di fuori della tesoreria regionale attraverso il sistema delle banche e affidati alla Sfirs da parte degli assessorati competenti. Secondo i giudici esiste un divario tra conti accesi nelle banche ed erogazioni: al 31 dicembre 2017 risultano attive 149 posizioni con dotazione complessiva di 392 milioni ed erogazioni pari a soli 40 milioni. In proposito, è scritto nella requisitoria, “rispetto a queste straordinarie forme di impiego delle risorse pubbliche che realizzano uno scostamento dalla normale attività finanziaria, visto che il procedimento di erogazione si pone fuori bilancio, si evidenzia la necessità di un costante monitoraggio sulla permanenza dei presupposti per il loro mantenimento”.

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