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Berlusconi condannato, Nizzi all’attacco: “Magistratura politicizzata”

«Questa è persecuzione». La voce ferma, il tono severo, e deluso. A parlare è Settimo Nizzi, alle otto di sera e spiccioli, lui il primo dei berlusconiani sardi, coordinatore del Pdl, nonché medico del Cavaliere inchiodato per frode fiscale. In via definitiva. Quattro gli anni di condanna. Si chiude così il “Caso Mediaset”, ma adesso si apre tutt’altra pagina per l’Italia. Nizzi non chiosa affatto: «Alla luce di questa sentenza non credo che il governo Letta duri a lungo».

LA RABBIA. Il leader regionale del Pdl è al telefono dalla sua casa di Olbia, dove in diretta su Sky ha atteso il verdetto della Cassazione. Le ore precedenti e il tumulto successivo. «Non ho letto le carte – dice – quindi non posso dire se Berlusconi sia innocente o meno. Ma è sotto gli occhi di tutti il valore squisitamente politico della sentenza. Sono vent’anni che il nostro presidente viene perseguitato, ovvio che ci saranno contraccolpi».

LA LUNGA AMICIZIA. Si conoscono dai primi dei Novanta, Nizzi e Berlusconi. Perché il coordinatore sardo faceva il medico condotto a Porto Rotondo, quando l’ex premier costruì lì la sua Camp David in riva al mare, quella Villa Certosa dove sono passati capi di Stato e veline, un porto sicuro tra politica e gossip. Nizzi, che al Cavaliere deve la sua carriera politica (è stato consigliere regionale, sindaco per dieci anni e deputato una legislatura fa) dice: «Il pronunciamento della Cassazione consegna alla storia, definitivamente, il problema della magistratura politicizzata. Per fortuna non tutta, ma vien da sé che la democrazia non sia più al sicuro».

GLI SCENARI. Cosa succederà nel Pdl, è presto per dirlo. Ma il rischio frantumi è dietro l’angolo. Anche se Nizzi, sul tema, frena: «Dopo questa sentenza, il Pdl, a maggior ragione, conserverà l’unità. Semmai potrebbe venir meno la tenuta del Governo nazionale». I berlusconiani non si muoveranno spaiati, anzi. «Adesso attendiamo che parli il presidente, poi decideremo il da farsi».

LA MODERAZIONE. Gianni Giovannelli, l’attuale sindaco di Olbia, il berlusconiano pentito fino a stracciare la tessera del Pdl, è serafico. «Le sentenze – osserva – vanno rispettate, per quel che stabiliscono. Io non sono né dispiaciuto né contento. E neppure mi interrogo sul fatto che Berlusconi non sia più nelle possibilità di venire a Olbia. Piuttosto, da amministratore locale quale sono, spero che il verdetto della Cassazione non rompa gli equilibri nazionali». Giovannelli è chiarissimo: «Pur nella stranezza delle larghe intese, abbiamo bisogno di un esecutivo che dia risposte ai Comuni e agli italiani. Io, peraltro, non appartengo ad alcun partito (lui è il leader di una lista civica). E credo nelle soluzioni della politica, non negli scontri tra schieramenti».

GLI AMICI SARDI. Chissà se a Porto Rotondo già si sentono orfani di Berlusconi. Fatto sta che il Cavaliere, appena raggiungeva il borgo di Olbia, faceva tappa fissa all’Harry’s bar. Michele Fernando Caria, il proprietario, un’oristanese adottato dalla Costa Smeralda, è sgomento. «Sono riusciti a metterlo nell’angolo – commenta sulla sentenza della Cassazione -. Non sono preoccupato per il nostro territorio, quando per l’Italia: senza Berlusconi crollerà tutto, il Paese andrà alla deriva, il rischio destabilizzazione non va sottovalutato». Caria da vent’anni pranza e cena col Cavaliere, quando non è la colazione che i due dividono. «Vediamo che succede i prossimi giorni, l’Italia di sicuro scenderà in piazza». 

Alessandra Carta

 

 

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