Chi ha paura del gender? 24 consiglieri firmano una mozione in Regione

“Ideologie destabilizzanti e pericolose per lo sviluppo degli studenti”. La fantomatica teoria ‘gender‘ approda in Consiglio regionale: è stata presentata qualche settimana fa una mozione firmata da 24 consiglieri di opposizione (da Forza Italia a Udc) contro “l’ideologia gender nelle scuole della Sardegna”.

La paura del ‘gender’ è talmente forte che i consiglieri chiedono addirittura la convocazione straordinaria del Consiglio: obiettivo, “intervenire nelle scuole di ogni ordine e grado della Sardegna” per evitare che “venga introdotta la teoria del gender e venga rispettato il ruolo prioritario della famiglia nell’educazione all’affettività e alla sessualità”.

La mozione n. 182 del 24 settembre è stata presentata nel palazzo di via Roma a Cagliari dai consiglieri  Paolo Truzzu, Pietro Pittalis, Gianluigi Rubiu, Attilio Dedoni, Mario Carta, Gianni Lampis, Christian Solinas, Mario Floris, Edoardo Tocco, Alessandra Zedda, Marco Tedde, Giuseppe Fasolino, Ignazio Locci, Ugo Cappellacci, Alberto Randazzo, Antonello Peru, Oscar Cherchi, Stefano Tunis, Giorgio Oppi, Giuseppino Pinna, Gianni Tatti, Marcello Orrù, Michele Cossa, Luigi Crisponi.

Dopo le premesse, con il richiamo a Costituzione, Ministero dell’Istruzione, dichiarazioni Forum nazionale genitori nella scuola, e dopo varie considerazioni, alcune con vistosi errori di battitura (“In alcuni casi purtroppo l’educazione all’affettività è diventata sinonimo di educazione alla genialità”), parecchi luoghi comuni (“ la famiglia fatta da un uomo e da una donna”) arrivano i confronti con l’estero: “In paesi dove simili strategie sono state applicate, come in Inghilterra e in Australia, questo ha portato a una sessualizzazione precoce della gioventù, con conseguente aumento degli abusi sessuali (anche tra giovani), dipendenza dalla pornografia, all’attività sessuale prematura con connesso aumento di gravidanze e aborti già nella prima adolescenza, e all’aumento della pedofilia”.

C’è pure il richiamo ai libretti “Educare alla diversità a scuola” dove “la famiglia composta da una donna e da un uomo è vista come uno stereotipo da superare e l’omofobo viene identificato in base al grado di religiosità”.

Per tutti questi motivi i consiglieri segnalano la “deriva dell’ideologia di gender. Attualmente i progetti educativi vengono spesso presentati richiamando l’esigenza di contrastare la discriminazione. L’intento in sé potrebbe essere lodevole se ciò significasse educare gli studenti a rispettare ogni persona e a non rendere nessuno oggetto di bullismo, violenze, insulti, discriminazioni. Ciò, tuttavia, non si è sempre verificato. In alcuni casi è stato il cavallo di Troia con il quale si sono introdotti progetti di chiara ispirazione ideologica gender”.

Ma cos’è questa fantomatica ideologia gender? Ecco la spiegazione: “La teoria gender sostiene che l’identificarsi come uomini o donne non dipende dai caratteri biologici che determinano un corpo maschile piuttosto che un corpo femminile. Secondo questa teoria si nasce maschio o femmina per questioni genetiche, ma si diventa uomo o donna (o nessuno dei due) in base a fattori esclusivamente culturali”. Il pericolo è dunque in agguato: “la concezione del corpo come contenitore apre la strada a scenari inquietanti quali la pratica dell’utero in affitto; la scissione tra il dato biologico e il dato psicologico non è solo impossibile, ma è anche pericolosa per lo sviluppo del bambino perché crea confusione, incertezza, doppiezza, laddove invece i minori chiedono certezza di ruoli e regole condivise”.

In definitiva, “l’ideologia gender è, non solo pericolosa in quanto porta alla disintegrazione della personalità con conseguente fragilità psichica, instabilità emotiva ed affettiva, bassa autostima, senso di inadeguatezza, ma totalmente inutile”

Inutile dire che l’appello ha già suscitato una marea di polemiche e commenti, tra cui quello della scrittrice Michela Murgia: intanto perché, come già sottolineato da alcuni, il testo sarebbe un copia-incolla di una mozione analoga della Regione Veneto.

E poi perché l’ideologia gender non esiste, lo ha ribadito addirittura il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini con una circolare inviata poche settimane fa a tutte le scuole italiane, minacciando anche azioni disciplinari contro chi continuerà a fare terrorismo tra genitori e bambini: “Chi ha parlato e continua a parlare di ‘teoria gender’ in relazione al progetto educativo del governo Renzi sulla scuola compie una truffa culturale e voglio dire con chiarezza che che ci tuteleremo con gli strumenti adeguati”.

È da vedere adesso se gli strumenti adeguati sono stati pensati solo per le scuole o vigileranno anche sugli enti regionali.

Francesca Mulas

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