Cartellino rosso per Maninchedda: espulso dal Psd’Az con una raccomandata

Quattro righe appena. Senza neanche i “cordiali saluti” in calce.

Il tappo è saltato nel Psd’Az, la resa dei conti si è materializzata: Paolo Maninchedda è fuori dal partito, cacciato dal presidente Giacomo Sanna, con quattro righe di raccomandata. Non fosse altro che il primo – consigliere regionale come il secondo – mentre stava nei Quattro Mori ha costruito il Partito dei sardi insieme all’indipendentista-semiologo Franziscu Sedda. Ovvero, Maninchedda, ha violato lo statuto del Psd’Az, è la ciccia dello scontro. Perché l’articolo 10, al comma C, non consente agli iscritti di «aderire ad altre formazioni politiche».

LA MOSSA. Dunque, hanno un uomo in meno, nel Psd’Az: Maninchedda non è più gradito. Tecnicamente, l’onorevole nuorese si è messo sulla porta da solo, stando allo statuto. Resta il fatto che lui non ne sapeva nulla della raccomandata speditagli da Sanna. Tanto che al telefono Maninchedda si limita a un «no comment». Ma il presidente del partito non si comporta diversamente e nulla dice.

ULTIMO EPISODIO. Insomma, se gli stracci voleranno (insieme alle accuse), sarà nei giorni a venire. Al momento i protagonisti tacciono. Ma è storia nota che tra i due non corresse buon sangue. Tant’è: appena una settimana fa, il Psd’Az ha scelto il nuovo capogruppo in Consiglio regionale e Maninchedda ha vinto la sua partita, votando e facendo votare Christian Solinas, l’ex assessore ai Trasporti che si è trovato nell’urna tre preferenze. Cioè, la sua, più quella di Maninchedda e la terza scheda messa da Paolo Dessì. Nella fazione opposta, ecco invece Sanna e l’altro onorevole sardista Efisio Planetta.

PRIMO SEGNALE. Il grosso del duello, però, è datato dicembre 2012, quando tra Sanna e Maninchedda le frizioni sono diventate ruggine. Il partito è andato a congresso: Sanna è stato riconfermato presidente, così come Giovanni Colli ha mantenuto l’incarico da segretario. Ma in quell’occasione Maninchedda avrebbe voluto che i Quattro Mori appoggiassero la mozione firmata dalla federazione nuorese. Obiettivo: candidare un sardista alla presidenza della Regione.

IL PROSEGUO. Vien da sé che se fosse passata la linea barbaricina, per Maninchedda poteva essere il primo trampolino di lancio come candidato governatore. Di certo, i numeri hanno dato ragione a Sanna che quell’opzione l’ha scartata (non da solo, ma con gli iscritti che stanno dalla parte sua e di Colli). Nel frattempo in Consiglio regionale è salita ancora la tensione, in quota sardista: Maninchedda è stato il primo a prendere le distanze dal presidente Ugo Cappellacci, mentre il Psd’Az era ancora in maggioranza. Solo in un secondo momento Sanna ha scelto la rottura dall’asse pidiellino annunciando l’uscita dei sardisti dalla Giunta. La poltrona l’ha persa Solinas che da quel momento ha stretto una solidissima alleanza con Maninchedda.

LA SORPRESA. Il resto è successo tre giorni fa: Sedda, già ideologo degli indipendentisti isolani, ha lanciato nell’arena politica il Partito dei sardi consegnando la leadership a Maninchedda. Sabato, i due hanno fanno il pienone ad Abbastanza, al nuraghe Losa, spiegando missioni e strategia del nuovo movimento che punta a una Sardegna davvero sovranista. Sedda ha detto pure che loro guardano al centrosinistra, ma vogliono il dialogo non i veti. Non a caso, nell’ex Ulivo ancora discutono sul fatto che Maninchedda possa correre (o meno) alle primarie di coalizione. Tutto questo, però, è successo senza che Maninchedda dicesse nulla ai Quattro Mori, servendo di fatto un bocconcino ghiotto a Sanna, il quale ha applicato lo statuto e fatto scattare il cartellino rosso.

LE INDISCREZIONI. Il resto sono voci, quasi un gossip politico che viaggia velocissimo dall’una e dall’altra parte. Chi tifa per Sanna, dice che Maninchedda ha cambiato troppi partiti, lui che è stato un dirigente dei popolari, prima di sposare la fede soriana declinata da Progetto Sardegna. Poi la grande lite con mister Tiscali, quindi le valigie preparate verso il Psd’Az. Adesso il salto nel Partito dei sardi che pure, ad Abbasanta, è stato presentato come un campo ancora da costruire. Invece: chi sta dalla parte di Maninchedda bolla Sanna come lo sponsor occulto di Francesca Barracciu, l’europarlamentare democratica che alle primarie ci sarà eccome. Ancora: gli anti-Sanna dicono che il presidente del Psd’Az, domenica, si sia addirittura incontrato con la Barracciu, a Sassari. Non finisce qui: i sostenitori di Maninchedda considerano il loro leader come il Matteo Renzi di Sardegna, nel trattamento che la nomenklatura politica, in quota ex Ulivo, potrebbe riservargli. Sta di fatto che la mossa di Sanna accelera non poco i movimenti a sinistra. Incluse le sorprese.

Alessandra Carta

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