Carenza medici di base, innalzato il numero degli assistiti

La soluzione alla annosa carenza di medici di base soprattutto nelle zone disagiate della Sardegna passa per l’innalzamento dei massimali, fino al limite di 1.800 pazienti, su base volontaria e in attesa di un accordo nazionale.

È scritto nella norma approvata in Consiglio regionale con l’indicazione dell’urgenza e con l’accordo di tutti i capigruppo, compresi quelli di minoranza. Nel provvedimento si stabilisce inoltre la ripartizione di 10 milioni di euro già stanziati nell’ultima Finanziaria regionale, destinando il 70% dei fondi all’integrazione del finanziamento dell’Air e il 30% alle Asl per la realizzazione di progetti d’assistenza primaria e continuità assistenziale finalizzati a garantire uniformità nei livelli essenziali d’assistenza su tutto il territorio.

La norma accoglie anche le proposte dell’opposizione sul rafforzamento della figura dell’infermiere di famiglia che lavora in modo integrato col medico di base e ne condivide l’ambulatorio.

“Per fare fronte all’emergenza dovuta a una carenza che pesa in modo particolare sulle sedi periferiche – ha spiegato l’assessore della Sanità, Carlo Doria – stiamo mettendo in campo ogni strumento a nostra disposizione, come, ad esempio, gli incentivi economici per chi sceglie di aprire il proprio ambulatorio in una sede disagiata. Già in diverse aree dell’Isola si è fatto ricorso all’aumento del massimale a 1.800 pazienti per la sola durata di sei mesi”.

“Oggi sono circa un centinaio i medici che lavorano con un numero di pazienti superiore a 1.500. Con questo provvedimento di legge – ha sottolineato l’esponente della giunta Solinas – viene assicurata la possibilità ai medici di superare il massimale là dove è necessario per garantire l’assistenza ai cittadini”.

La legge portata in tutta fretta in Aula non ha raccolto il favore della minoranza sulle modalità e le incongruenze presenti. “Il rischio – hanno chiarito nei loro interventi Francesco Agus per Progressisti e Daniele Cocco per Avs – è che il governo impugni la norma perché non si possono normare con legge regionale i contratti collettivi”. Astenuto, invece, per lo stesso motivo il M5s: “Non avvalleremo questi metodi”, ha annunciato Desirè Manca.

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