Capoterra, ecco il dem che sfida la nomenklatura locale

Capoterra, Città metropolitana di Cagliari, venti chilometri dal capoluogo isolano. Tra mare e terra si contano quasi 22.500 abitanti e un numero non insignificante di frazioni: Frutti D’oro, La Maddalena, Macchiareddu, Poggio dei Pini, Residenza del Poggio, Rio San Girolamo, Rio Santa Lucia, Su Spantu, Torre degli Ulivi, Residenza del Sole, Cooperativa 100, Cooperativa 1000 e Lottizzazione Picciau, tutti segni di un’antropizzazione non sempre felice. L’alluvione del 2008, per esempio, si lasciò dietro quattro croci.

A Capoterra domenica si aprono le urne per rinnovare l’Assemblea civica. Il parterre elettorale è nutrito e foriero di scontri politici. C’è anche il fuoco amico, tra alleati diventati ex. A fare da spartiacque l’uscita di scena di Francesco Dessì, il sindaco ex Pd che sta chiudendo il suo secondo mandato di fila dopo dieci anni. Dessì, dem pentito di area Fadda, fa politica dal 1988. Non potendo correre per la terza volta, ha scelto un erede, Beniamino Piga, ex di Forza Italia con la bandiera civica, assessore uscente al Bilancio. Il primo sfidante di Piga è Efisio Demuru, 50 anni, che a Capoterra è stato anche presidente del Consiglio comunale. Demuru era cinque anni fuori dai giochi. Adesso la candidatura alla guida del Municipio, una sfida alla nomenklatura locale. In corsa ci sono pure Beniamino Garau in quota Lega e Psd’Az, il berlusconiano Gianluigi Marras alleato con gli Fdi e il socialista Attilio Congiu.

Demuru, facciamo un po’ di chiarezza sulle alleanze. Il Pd corre unito o diviso?

Il Pd è unitissimo, al netto dei fuoriusciti nel 2018.

Legislatura non facile quella appena conclusa?

Il Partito democratico ha fatto un’opposizione dura e onestissima.

Avete qualcosa da rimproverare a Dessì?

Tutto quello che il Pd aveva da dire al sindaco, l’ha fatto in Consiglio comunale. Di certo noi non abbiamo fatto accordi col centrodestra. La mia candidatura è sostenuta anche dalla lista civica “Si amo Capoterra”.

In cima al vostra programma elettorale cosa c’è?

Capoterra ha bisogno di combattere i divari. Intanto sotto il profilo territoriale: i quartieri costieri si sono esclusi dall’Amministrazione. L’accusa principale rivolta alla maggioranza uscente è l’aver reso periferiche le zone più distanti dal centro storico, totalmente escluse dalla programmazione. Esiste poi un divario di tipo sociale: ci sono sacche di disagio totalmente ignorate e alle quali invece bisogna dare risposte. A Capoterra c’è bisogno di welfare, di sostegno da parte del Comune. Parliamo di centinaia di persone lasciate fuori dalle politiche di aiuto.

Capoterra è anche il Comune dove risiede il presidente della Regione che da queste parti ha fatto anche diversi affari immobiliari.

Il presidente Solinas sino al 2006 è stato consiglieri comunale.

Non dice nulla sugli affari del governatore?

Con le elezioni non sono in gioco interessi privati e privatistici: a noi interesse il bene comune, la soluzione ai problemi.

Per esempio?

Le nuove povertà sono un’emergenza anche nel nostro Comune: troppi nostri concittadini hanno perso il lavoro e vivono solo di prestazioni saltuarie e occasionali.

Cos’altro è emergenza?

L’agricoltura. Il comparto è in grandissima sofferenza. C’è poi il problema dell’inquinamento. Capoterra si trova tra due aree industriali: Macchiereddu e il polo petrolchimico della Saras. Vuol dire continui fumi industriali e miasmi. Ci sono giorni che non è possibile aprire le finestre.

I Comuni hanno sempre meno risorse: come risalire la china?

L’abbiamo detto durante tutta la campagna elettorale: noi punteremo sui fondi europei per recuperare le risorse necessarie a rilanciare il territorio.

Lo sviluppo da dove passa?

Dall’identità, dal turismo e dalla tutela ambientale, che include anche la sicurezza del territorio. I lavori seguiti dall’alluvione del 2008 non sono conclusi. Per questo è necessario attivarsi sul fronte di Bruxelles, dove le buone pratiche legate alla tutela dell’ecosistema sono sempre supportate. A Capoterra non bisogna combattere solo l’inquinamento industriale ma anche l’impoverimento boschivo e montano. I cambiamenti climatici incidono a ogni latitudine, compresa la nostra, e sono una conseguenza dell’antropizzazione.

La disturba la nomenklatura?

Nel mio impegno politico ho sempre cercato di tenermi fuori dalle logiche di filiera: mi 9interessano i progetti per la comunità non le appartenenze. (al. car.)

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