Caos Sassari, la crisi arriva dopo un anno. Si dimette la giunta Sanna

Come mai un sindaco eletto con il 65 per cento dei consensi non riesce a governare? La domanda diventa sempre più insistente a Sassari, alla luce della crisi politica che si sta consumando in queste ore. Ieri sera tutti gli assessori della giunta guidata da Nicola Sanna hanno rimesso il loro mandato nelle mani del primo cittadino. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la mancanza del numero legale durante il dibattito sulla relazione annuale del sindaco. I consiglieri di minoranza sono usciti dall’aula di Palazzo Ducale proprio per mettere in risalto le assenze nel centrosinistra. La seduta è stata rinviata e, al termine di un vertice infuocato, i nove assessori hanno firmato le loro dimissioni. Un gesto forte, difficile da interpretare per i cittadini che poco più di un anno fa sono andati alle urne per scegliere il successore di Gianfranco Ganau. L’episodio di ieri si somma a una lunga serie di segnali di malessere. Fin dal giorno del suo insediamento, infatti, il sindaco Nicola Sanna è stato al centro del mirino. A logorarlo ai fianchi non sono stati né i consiglieri di centrodestra, né l’attivismo degli esponenti del Movimento 5 Stelle, ma esclusivamente le tensioni con il centrosinistra. Soprattutto con il Pd.

Per comprendere i motivi che stanno alla base di queste tensioni, occorre fare un salto indietro a un anno fa, quando il Pd scelse il nome del candidato alla carica di sindaco. Per la prima volta in città, venne adoperato il metodo delle primarie sulla scia del rinnovamento di Renzi. Primarie che, come spesso avviene, riuscirono a stravolgere tutti gli equilibri di partito. Nelle logiche interne del Pd, infatti, Nicola Sanna non era certamente il candidato ideale. I big del partito come il sindaco uscente Gianfranco Ganau (già presidente del Consiglio regionale) e il segretario regionale Silvio Lai appoggiavano un’altra candidatura: quella di Angela Mameli. Un po’ a sorpresa, gli elettori del centrosinistra, regalarono la vittoria a Sanna per una manciata di voti: ci furono frizioni, ma alla fine prevalse il senso di unità e il centrosinistra si presentò compatto e vinse le elezioni con un ampio margine, appunto il 65 per cento.

La luna di miele durò pochissimo. Nicola Sanna si ritrovò nel Consiglio comunale tutti gli esponenti di quel Pd che durante le primarie appoggiavano altri candidati alla carica di sindaco. La giunta che ieri si è dimessa nacque in questo contesto di “guerra fredda”. Per stemperare le divisioni, il sindaco offrì la poltrona di vicesindaco e alcuni assessorati ai tre consiglieri che avevano ricevuto il maggior numero di preferenze e che si erano espressi a sostegno della sua rivale, Angela Mameli. Ma loro risposero picche. In questo modo, nella giunta rimasero fuori tre importanti componenti del Pd (che fanno riferimento a Salvatore Demontis, Silvio Lai e Giacomo Spissu) nonostante queste correnti avessero espresso la quasi totalità dei consiglieri eletti del Pd. La spaccatura diventò sempre più netta con il passare dei mesi: sindaco e Giunta da una parte, Consiglio comunale dall’altra.

Una settimana fa, esasperato, il sindaco aveva lanciato a mezzo stampa una dichiarazione molto chiara al Pd: “Sono pronto a trovare un’intesa, a introdurre modifiche in giunta ma fatemi una proposta. Finora non ne ho avuta una”. Ora la crisi si è aperta al buio. Mancano i nomi degli assessori e la città non può attendere a lungo questo vuoto amministrativo. Al sindaco Nicola Sanna il compito di trovare la quadra, ma le alternative sono solo due: o si riparte o si va ad elezioni anticipate.

Michele Spanu

Twitter @MicheleSpanu84

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