Roberto Murgia è un Hipstafotografo sempre attento agli avvenimenti cittadini. Suoi il testo e la photogallery sulla protesta dei rifugiati che è stata realizzata con un IPhone e con la App Hipstamatic. Suo il testo che accompagna le foto.
Sotto i portici di via Roma, si sono Rifugiati in cerca di riparo e visibilità. Sotto i portici e sotto gli occhi di tutti. In tasca vogliono un foglio che diventi legge, ma anche tetto. Fanno questioni di principio e di dignità, respirano più indifferenza che diffidenza. Sono scompagnati, scalcagnati, disorientati, west-africani che mischiano dialetti e lingue coloniali, uomini che non vogliono stare in gabbia al Cpa, hanno nomi come Joseph Buba Michael, hanno speranze che somigliano alla nostra routine. Ho parlato con loro e ho parlato con un loro fratello, migrante regolare che sta ogni giorno all’ombra di San Pancrazio. Si chiama Ibra, ma invece di giocare a pallone vende al semaforo.
Mi viene in mente Warren St. John, che in un bel libro aveva descritto la retorica del Fugees Football Club di Clarkston U.S.A.. “Non fumerò, non mi drogherò, non dirò parolacce…”. Il pallone come punto di partenza di una comunità, ma può essere anche altro. Insieme alle regole più ovvie, chiudeva la lista un meno scontato “chiederò aiuto”. E quelli di via Roma questo stanno facendo, insieme a sognare una vita piena. Ibra invece sta ad ascoltare le mie storie su Cagliari, chiede e impara, si diverte. Saluta tutti e vende solo qualcosa. Gli basta. Magari basterebbe anche questo poco a quegli altri. Ai Rifugiati sotto i portici.
