I manager coi titoli ‘veri’ per fare il Dg: la lista sarda si allunga

Arriva a quota 60 la lista di manager sardi (in gran parte medici) che hanno i titoli veri per fare i Dg nella sanità sarda. Il tema è tornato di attualità dopo la sentenza della Corte Costituzionale che nei giorni scorsi ha bocciato tre articoli della riforma sanitaria voluta dal centrodestra, ovvero la legge 11 del 2020 con la quale le Assl sono state di nuovo chiamate Asl, anche se l’organizzazione verticistica non cambierà: l’Ats verrà sostituita dall’Ares.

Uno dei tre articoli cassati dalla Consulta riguarda la creazione dell’Albo regionale dei manager, nel quale Christian Solinas e alleati hanno inserito anche professionisti con meno titoli rispetto a quelli richiesti dalla normativa nazionale. Di fatto un elenco di serie B, ma dal quale sono stati ‘pescati’ molti dei commissari scelti dalla coalizione che governa l’Isola e attualmente in carica nelle Assl.

Dai giudici di piazza del Quirinale, al civico 41, è però arrivata la bacchettata: la scorciatoia dell’asse Lega-Psd’Az vìola la Costituzione. Di qui l’imperativo: i manager che governano le aziende sanitarie possono essere reclutati solo dall’elenco nazionale (quello che fa fede è aggiornato al 2020).

Nei giorni scorsi Sardinia Post ha pubblicato i primi 42 nomi. Adesso, da una seconda verifica (che potrebbe non bastare) si arriva a 60 manager. Sempre in ordine alfabetico, ecco intanto Federico Argiolas che nel 2014 è stato commissario alla Asl di Sanluri. Nell’elenco c’è pure Antonio Alfredo Azara, ordinario di Programmazione e Organizzazione dei servizi sanitari all’Università di Sassari. Ancora: Diego Cabitza, dirigente analista; Maria Antonietta Calvisi, nota Antonella, responsabile di Senologia diagnostica alla Asl di Nuovo.

A quota 47 si arriva con Luigi Cugia, gastroenterologo della Asl 1 di Sassari. Giovanni Deiana è stato invece commissario della Asl 4 di Lanusei quando la Sardegna era governata dal centrosinistra. Luisa Fenu è dirigente di prima fascia alla Asl 1 di Olbia. Stessa qualifica anche per Giovanna Gregu, in servizio alla Sirai di Carbonia.

Nell’elenco nazionale è inserito pure Ennio Murtas, radiologo e dirigente medico alla Asl 1. La lista sarda continua con Nicolò Orrù, che è stato direttore sanitario alla Asl 5 di Oristano. Ecco poi Mario Palermo, ex commissario straordinario alla Asl di Nuoro. Non manca il nome di Graziella Pintus che nella passata legislatura è stata nominata Dg al Brotzu di Cagliari.

Con Maria Giovanna Porcu e Ugo Porcu i nomi dei manager coi titoli ‘veri’ diventano 56: l’una lavora alla Asl di Sassari, l’altro al Brotzu. Anna Maria Sanna è dirigente medico di struttura complessa alla Asl 8 di Cagliari. Chiara Seazzu è stata direttore amministrativo a Sassari, mentre Giovanni Maria Soro è il manager ingaggiato per la prima volta dal centrosinistra ai tempo di Renato Soru governatore e poi indicato anche da Solinas con lo zampino del Pd all’inizio della pandemia, lo scorso anno (poi si dimise dopo pochi mesi). Il 60° nome è quello di Giuseppe Maria Sechi, Dg della Sanità ai tempi dell’assessore Luigi Arru e menzionato dal nostro giornale fuori dalla lista sarda.

Questi i 42 manager sardi citati la scorsa settimana e inseriti nell’elenco nazionale da 1.226 nomi: Flavio Sensi, Agnese Foddis, Massimo Temussi, Marcello Tidore, Paolo Cannas, Marcello Acciaro, Eugenio Annicchiarico, Maria Antonietta Barracciu, Giuliana Campus, Giorgio Carboni, Grazia Cattina, Simonetta Maria Cherchi, Ottaviano Contu, Antonello Cossu, Antonio Francesco Cossu, Franco Cudoni, Piero Delogu, Giuseppe Dessì, Ennio Filigheddu, Maria Cristina Garau, Maria Francesca Ibba, Andrea Marras, Maria Valentina Eugenia Marras, Luigi Mascia, Roberto Massazza, Marcello Mocci, Alberto Mura, Antonio Onnis, Luciano Giovanni Oppo, Giuseppe Pintor, Carlo Porcu, Paola Raspitzu, Sandro Rolesu, Antonio Solinas, Giorgio Sorrentino, Antonio Lorenzo Spano, Luigi Spanu, Giorgi Steri, Vincenzo Serra, Angelo Maria Serusi, Paolo Tecleme, Antonio Tognotti.

Il centrodestra è in ritardo di un anno con l’applicazione della riforma. La nuova scadenza è fissata per il 31 dicembre, quando l’Ats dovrebbe restare come bad company, ovvero azienda sanitaria nel quale lasciare debiti e peccati.

Alessandra Carta

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