Il disegno di legge di riforma urbanistica approvato dalla Giunta e all’attenzione della Commissione competente continua a suscitare polemiche. Pur ritenendo condivisibili i principi ispiratori del testo, il Fondo ambiente italiano (Fai) teme che in diversi passaggi “si faccia un passo indietro rispetto a un modello di sviluppo e di pianificazione che il vigente Piano paesaggistico regionale ben rappresenta: così com’è appare uno scivolone”. “Negli anni passati non sono mancati i tentativi di scardinare questo strumento, tanto innovativo quanto lungimirante, e sempre si è attivata una difesa dei suoi principi, con legittimo orgoglio – dice il presidente Fai Andrea Carandini – le ombre nel ddl urbanistica offuscano gli stessi principi a cui si è ispirato. Molti gli aspetti che destano preoccupazione ma auspichiamo che, nel corso del dibattito consiliare, la Regione vorrà correggere e eliminare le criticità tornando a garantire sostenibilità e equità intergenerazionale con la tutela del paesaggio”.
In particolare il Fai censura “le diverse deroghe previste al Ppr sulla tutela della fascia costiera, come nell’articolo che promuove gli incrementi volumetrici per le strutture turistico-ricettive, anche quelle localizzate nei 300 metri dalla battigia. Per promuovere un auspicabile miglioramento della qualità e della sicurezza del patrimonio edilizio – attacca il Fai – si propone purtroppo un “rinnovo” basato sulla demolizione e ricostruzione. Una misura che ricorda nelle modalità i numerosi ‘piani casa’ che non hanno prodotto alcun rilancio economico nella Regione, ma soltanto reso vana ogni pianificazione. Infine – sottolinea l’associazione – si riscontrano dubbi su aspetti di legittimità nei confronti del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, codice che definisce i piani paesaggistici ‘cogenti e prevalenti’ su ogni altra forma di pianificazione”.