Pigliaru in missione a Bruxelles: “Sul turismo l’Ue tenga conto dell’insularità”

Il tema dell’insularità e le problematiche legate a questa condizione della Sardegna, che vedono la Regione sganciata dei ‘network virtuosi’ a partire da mobilità e energia, con costi aggiuntivi per la popolazione: sono state le priorità al centro di un incontro del presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru e l’ambasciatore della rappresentanza italiana presso l’Unione europea Stafano Sannino, oggi a Bruxelles. Il presidente Pigliaru ne parla in un’intervista all’ANSA.

“Sulla mobilità ci sono temi classici, come il diritto dei sardi ad avere la continuità territoriale, che in parte è stato affrontato ed in parte no – spiega il presidente – Ma c’è un tema che per noi è molto importante, legato anche allo sviluppo economico. La Sardegna ha un turismo che non riesce a spalmarsi nei cosiddetti mesi di spalla, ovvero oltre le cinque sei settimane tra luglio e agosto. C’è una concentrazione eccessiva”, che al tempo stesso non consente di sfruttare in pieno tutte le potenzialità economiche. Se altre regioni ad alta propensione turistica sono raggiungibili con una varietà di mezzi di trasporto, “la Sardegna ha un problema molto chiaro”. Per questo, nelle valutazioni europee, riguardo “agli interventi per promuovere il turismo si dovrebbe tener conto della sua condizione di insularità“.

In altre parole, serve una valutazione diversa in tema di “aiuti di Stato”. “Dovremo fare un’azione di pressing in Europa – prosegue Pigliaru – Perchè un aeroporto in un’isola ha una funzione diversa rispetto ad uno in un luogo dove non c’è discontinuità territoriale, ha un valore maggiore. Certamente spingeremo affinchè quando si fanno analisi sugli aiuti di Stato per la Sardegna si tenga conto di questo problema”. Ma il tema dell’insularità si intreccia anche a quello dell’occupazione. “Abbiamo un’incidenza del turismo sul Pil sardo del 7-8% veramente poco rispetto a quello che possiamo fare – osserva il presidente – Avere molta concentrazione turistica in poche settimane significa anche avere meno lavoro di quel che vogliamo, ma anche più precario”.

E un’aiuto all’occupazione può arrivare anche dai fondi per le politiche di coesione Ue. “Mentre veniamo qui a Bruxelles, qualche volta a protestare, qualche volta a far rispettare i nostri diritti, siamo consapevoli che la Sardegna beneficia di risorse molto importanti. I fondi strutturali hanno un ruolo essenziale nel nostro programma di governo, solo per fare due esempi importanti: l’agenda digitale, che vorremmo usare molto intorno al tema dell’istruzione, per migliorare la qualità della nostra istruzione; e il Fondo sociale europeo, per passare da una situazione di politiche del lavoro passive a politiche attive, in parallelo a quanto viene fatto dal governo. Sono scommesse fondamentali, in una regione come la nostra. Anche l’energia rappresenta un grande tema legato alla questione dell’insularità. “Data la discontinuità territoriale, siamo tipicamente sganciati dai network virtuosi, come ad esempio il metano. Abbiamo parlato a lungo delle prospettive della metanizzazione in Sardegna e in attesa di condizioni che la permettano, di possibili compensazioni. Perchè un cittadino sardo paga per riscaldare l’acqua o la casa con cifre molto maggiori del cittadino medio italiano”. Ma Pigliaru, che a Bruxelles ha un’agenda serrata di incontri e parteciperà alla plenaria del Comitato delle Regioni, spiega “Questa è anche una missione esplorativa. Stiamo prendendo le misure e credo che a Bruxelles dobbiamo essere molto più organizzati, avere una rappresentanza molto più attiva e collegata a ciò che facciamo. Anche qui abbiamo bisogno di mettere più testa ed energia”.

“È in corso un dibattito molto serio e diffuso in Sardegna su quali siano costi e benefici di estrarre ad esempio del gas naturale qualora ci fosse. Non credo che sia giusto che la decisione venga accentrata al livello del governo nazionale. Credo che i territori abbiano assolutamente il diritto di dire l’ultima parola su questi temi che possono avere un impatto ambientale molto importante”, prosegue Pigliaru. E sulle servitù: “La Sardegna ha un gravame da servitù militari totalmente sproporzionato rispetto alle proprie dimensioni sia di popolazione che di territorio. Negli anni Cinquanta si decise che c’erano le condizioni favorevoli per collocare importanti basi e poligoni. Ma la storia passa. I tempi cambiano. Allora in Sardegna non c’era una vocazione a valorizzare la propria strepitosa qualità ambientale. Stiamo dicendo in tutti i modi che è giunto il momento di riscrivere questo contratto”, dice Pigliaru all’ANSA. “L’Isola – aggiunge – ha dato molto per l’addestramento delle nostre forze armate. Ora è arrivato il momento che lo faccia qualcun altro. Abbiamo bisogno urgentemente di un riequilibrio di questo gravame”.

 

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