Petroldollari del Qatar, missione inutile: la ritirata degli al-Thani dalla Sardegna

Anno del Signore 2012: la famiglia reale del Qatar, patrimonio stimato in 600 miliardi di euro, comincia a fare shopping in Sardegna. Gli al-Thani, quando sul trono siede ancora papà Hamad bin Khalifa, comprano la Costa Smeralda, ad aprile. Poi, nel giro di cinque anni, sempre in Gallura, centrano la tripletta e acquisiscono l’ospedale privato San Raffaele e il 49 per cento delle azioni Meridiana, cambiando nome all’uno e all’altra che diventano rispettivamente Mater Olbia e Air Italy. Nel mezzo la transizione dinastica con Tamim bin Hamad che a trentassette anni, nel 2013, diventa il nuovo emiro in quel pezzetto di Penisola arabica che sino al 1971 era colonia britannica e fonda la sua ricchezza sui giacimenti di petrolio e gas. Ma passati otto anni dall’inizio dell’avventura in terra sarda, le ambizioni dei qatarioti non solo sono andate ridimensionandosi, ma oggi si assiste a una vera e propria ritirata dall’Isola. Per una ragione: gli al-Thani hanno capito che non possono fare e disfare a piacimento. Ci sono regole da rispettare, e anche severe.

Partendo dalla fine, è cosa fresca, di questo mese, la decisione della famiglia reale di mollare Air Italy, lasciando al loro destino 1.450 lavoratori. E una certezza sul tavolo: nella compagnia di Olbia si è rivelata una relazione commerciale impossibile quella tra gli al-Thani e il socio di maggioranza, il principe Karim Aga Khan, a capo degli ismaeliti, comunità musulmana sciita, la più piccola e più moderata del mondo, in contrasto coi sunniti del Qatar, accusati nello stesso mondo arabo di finanziare il terrorismo (ma questa è un’altra storia).

Ovvio che l’addio di Doha ai collegamenti aerei su Olbia non può essere letto come un fatto a se stante. Specie se per un gruppo finanziario come il Qatar foundation endowment che in Sardegna ha fatto il proprio ingresso per vendere turismo. Vero che in Costa Smeralda i veri ricchi non arrivano con gli aerei di linea, ma con panfili di proprietà o jet privati. Tuttavia non si può trascurare quella fascia di clienti-vacanzieri ultrabenestanti che hanno sì soldi, ma non così tanti da avere un proprio aeroplano o il maxi-yacht.

In quest’ottica è concreta la possibilità che gli al-Thani siano al lavoro per ri-vendere anche la Costa Smeralda. Il pacchetto comprende quattro alberghi super lusso (Cervo, Cala di Volpe, Romazzino e Pitrizza), il porto turistico più 2.300 ettari fronte mare che ricadono in gran parte nel territorio di Arzachena, più un pezzo nel Comune di Olbia. Gli arabi di Doha nel 2012 comprarono dal magnate libano-americano Tom Barrack, si dice per 650 milioni di euro, diventati indagine della Procura per il presunto mancato pagamento delle plusvalenze (a processo, tra gli altri, c’è lo stesso Barrack accusato di evasione fiscale e anche di corruzione per la ristrutturazione degli hotel). Gli Al-Thani non c’entrano nulla in questo caso. Ma avevano grosse ambizioni per quei 2.300 ettari. L’obiettivo era realizzare ventiquattro ville da mille e una notte. Ma il Piano paesaggistico regionale non permette di allineare un solo nuovo mattone in riva al mare. E le cubature per le ristrutturazioni le ha già usate tutte la precedente proprietà.

Non a caso meno di un anno fa proprio Sardinia Post aveva dato la notizia dell’incarico dato da Al-Thani junior alla banca d’affari Goldman Sachs, sede di Londra, per stimare il patrimonio in vista di una cessione. Per quanto possano essere contemplativi, gli al-Thani vogliano fare cassa in Costa Smeralda, ma il business delle nuove volumetrie non è permersso dalla legge. Ecco perché fa pensare a decisione calcolata la cessione di Air Italy: la famiglia di Doha non ha più motivo per tenere in piedi una compagnia aerea in Italia. Una strategia, questa, che trova riscontro nella nota diffusa nei giorni scorsi dall’amministratore delegato di Qatar Airways, Akbar Al Baker. Il manager ha detto a chiare lettere che il Qatar “non ha più interesse nell’investire in Air Italy e in nessun altro progetto che riguardi il trasporto aereo in Italia”.

Insomma, sono lontani i tempi in cui gli al-Thani, nel 2014, sbandieravano ai quattro venti l’intenzione di investire in Sardegna un miliardo e 200 milioni di euro in dodici anni. Si beava anche Matteo Renzi, allora inquilino di Palazzo Chigi, in ottimi rapporti con gli emissari della famiglia di Doha in Italia, insieme all’ex ministro Graziano Delrio. Proprio in quel tempo sul ‘modello Qatar’, si fantasticava parecchio: ai 292 posti letto del Mater Olbia per integrare con l’ospedale privato la sanità pubblica, si aggiungevano  le intenzioni di Doha di entrare nell’azionariato di Meridiana per meglio gestire i flussi turistici in Costa Smeralda.

Di quel progetto (leggi qui) è rimasto ben poco: alla messa in liquidazione di Air Italy si aggiunge il fatto che il Mater Olbia funziona solo per le visite ambulatoriali. I ricoveri non vengono ancora fatti, sebbene l’ospedale si stato accreditato dalla Regione e siano arrivati pure i primi 150 milioni per il triennio 2019-201, stanziati lo scorso luglio dalla maggioranza di Christian Solinas.

Cosa si nasconda dietro il ritardo nell’entrata a pieno regime, non è dato saperlo. Però c’è una storia di mattoni anche dietro il Mater, quella che potrebbe rivelarsi il core business, più della stessa assistenza ospedaliera. Proprio accanto all’ospedale il Qatar ha acquistato anche trenta ettari con l’intenzione di realizzare un mega albergo, ugualmente super lusso. La collinetta dove troverebbe spazio è l’ingresso sud di Olbia, lungo la statale 125, con vista sul mare. Attualmente l’area è agricola (E) e va trasformata in zona G (Servizi). Il cambio di destinazione spetta al Consiglio comunale. Il disegno degli al-Thani è chirurgico: intorno al super hotel si dovrebbe sviluppare il turismo sanitario, a misura di ricchi. Rispetto ai 292 posti letto del Mater, infatti, cinquanta saranno infatti destinati ai ricoveri a pagamento. Una clinica privata a tutti gli effetti. Ma il Qatar, in Sardegna, ha già fatto troppo volte il passo più lungo della gamba. Quindi la sensazione è che il ritardo nell’avvio dei ricoveri c’entri molto con la modifica del Piano urbanistico comunale. Gli al-Thani si sono fatti furbi. Per gli affari loro.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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