L’emiro sogna mattoni in riva al mare: vende la ‘sua’ Porto Cervo se non può

Tamim Bin Hamad Al-Thani, attuale emiro del Qatar, avrebbe dato incarico alla banca d’affari Goldman Sachs, sede di Londra, di valutare gli asset attivi che compongono in pacchetto azionario della Costa Smeralda. Ovvero i titoli azionari, le obbligazioni e la stima degli immobili e dei terreni. Obiettivo: mettere in vendita il gioiello smeraldino acquistato nel 2012.

La notizia, trapelata nei giorni scorsi dagli ambiente finanziari londinesi e da Doha, la capitale dell’emirato del Qatar, è giunta a Roma e nell’Isola come un fulmine a ciel sereno. Creando più di una preoccupazione per gli amministratori di Arzachena, Comune in cui ricade Porto Cervo e dove si attende da tempo che il fondo di investimento arabo che gestisce l’ex regno di Karim Aga Khan dia avvio agli annunciati programmi di riqualificazione di alberghi e strutture ricettive. Non fosse altro che in Gallura, cresciuta per decenni sulla spinta dell’edilizia, vogliono riprendere a fare soldi col mattone.

La decisione dell’emiro (nella foto di copertina) sarebbe maturata dopo sette anni di proposte, incontri e programmazioni intrapresi con Comune, Regione e Stato italiano, ma che non prodotto alcun risultato pratico a fronte dell’investimento iniziale, di 650 milioni di euro. Investimento che, al momento della cessione del pacchetto azionario dalla Colony Capital di Tom Barrack al fondo qatariota, lasciava invece intravedere un affarone immobiliare di tutto rispetto: all’incirca 1,5 milioni di metri quadri realizzabili sui duemila ettari fronte mare acquisiti insieme agli alberghi di lusso. Terreni in gran parte ricadenti nel territorio amministrato dal Comune di Arzachena e per un terzo in quelli di Olbia (leggi Razza di Juncu).

L’inghippo venne subito svelato e ben evidenziato al primo incontro tra l’allora sindaco di Arzachena, Alberto Ragnedda, e gli emissari dell’emiro: quel milione e mezzo di cubature accarezzate erano in realtà volumetrie astratte, ovvero il potenziale edificabile che si sarebbe potuto ottenere dai terreni agricoli fronte mare acquisiti (circa 100 metri quadrati per ogni ettaro). Ma nella pratica non si poteva allineare un solo mattone in quanto il Comune aveva già sforato di oltre un milione di metri cubi la capacità edificatoria lungo la costa, nelle cosiddette zone F (turistiche). Così a Porto Cervo centro, Liscia di Vacca, Baja Sardinia e Cannigione, il litorale di Arzachena appunto.

Da qui l’estenuante trattativa condotta in modo riservato tra ufficio tecnico comunale e classe politica da una parte e gli emissari del fondo sovrano del Qatar dall’altra. Fondo che dopo sette anni di tira e molla si sarebbe accontentato di ‘soli’ 300mila metri cubi di cemento invece di un milione e mezzo, spalmandoli comunque nei terreni ancora vergini davanti al mare smeraldo. Le volumetrie ridimensionate, però, erano ottenibili a patto che il Municipio approvasse il Puc, Piano urbanistico comunale.

È in quel documento programmatorio che si sarebbe dovuta prevedere la trasformazione delle zone R in A (centro storico) o C (di espansione). Stando ai calcoli dell’ufficio tecnico comunale, la modifica avrebbe permesso di recuperare l’edificabilità di circa 600mila metri cubi, da dividere al cinquanta per cento tra il Qatar e il resto del mondo, ovvero le società e i privati che attendono da anni di poter costruire sulla costa di Arzachena, già invasa da tre milioni e 200mila metri quadrati di alberghi, ville, condomini e infrastrutture.

Ma il Puc di Arzachena è fermo ai blocchi di partenza. Di qui l’assenza di certezze che avrebbe spinto l’emiro a vederci chiaro. Al-Thani junior vuole sapere quanto vale realmente la ‘sua’ Costa Smeralda. In molti dicono molto meno del Psg, il Paris Saint Germain football club di Francia. Uno dei gioielli di famiglia.

Giampiero Cocco

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