Il pane Guttiau costerà il 20% in più. Dove nascono i rincari e come arrivano fino ai supermercati

Marzia Piga

di Marzia Piga

Sugli scaffali dei supermercati presto costerà il 20 per cento in più. Non è un bene necessario, ma è comunque un prodotto semplice: farina, acqua e lievito e poi la preparazione, con una frittura in olio di girasole. Si tratta del Guttiau, una delle specialità tipiche della Sardegna, in particolare nella sua variante snack, che tanto sta prendendo piede in sostituzione delle classiche patatine negli aperitivi di tutta Italia e non solo. È il pane Carasau tagliato a piccole sfoglie e poi fritto. E c’è in particolare un’azienda che lo produce, con stabilimento a Macomer, che oggi, come tante, sta patendo gli effetti della crisi economica e della guerra in Ucraina.

“L’olio di girasole che ci serve per la produzione dei nostri snack arriva per la maggior parte dall’Ucraina, per noi è quasi una materia prima al pari di grano e acqua, perché il prodotto finale è composto per il 30 per cento di olio”. A parlare è Antonio Brundu, amministratore delegato dell’azienda che ha lo stabilimento a Tossilo (Macomer), ma che è nata negli anni Novanta ad Ardauli, in provincia di Oristano. Oggi il prezzo di quell’olio è triplicato e da qualche parte i produttori devono tentare di rientrare. “Stiamo già rifiutando ordinativi e tra poco il rischio è di non poter far fronte alla produzione, dovremo sollevare i prezzi”.

Brundu è anche responsabile delle vendite di un’altra storica azienda nella produzione di farine e prodotti finiti, di cui porta il nome, il molino e pastificio Brundu, con sede e impianti a Torralba (Sassari). La storia del mulino nasce negli anni Venti, quando il capostipite cominciò a macinare grano duro per le famiglie di Nule, piccolo borgo tra le montagne del Goceano in provincia di Sassari. Fu per le macine installate in quel piccolo stabilimento che per la prima volta nel piccolo paese fu portata l’energia elettrica.

Nei decenni l’azienda è cresciuta e ha fatto scelte innovative, come l’installazione di nuovi molini a palmenti che offrivano prestazioni tecnologiche di alta qualità, fino ad arrivare ai cinque impianti tecnologici di oggi. L’impresa familiare si è conquistata un posto di primo piano nel mercato della produzione della pasta, che lavora utilizzando semole di grano duro, sardo ma non solo.

Antonio Brundu

“Le nostre sono aziende energivore, abbiamo impianti per la macinazione e per la produzione della pasta che utilizzano moltissima energia elettrica, oltre all’acqua. Alla fine siamo costretti a ribaltare i maggiori costi sui listini”, chiarisce Antonio Brundu. Il mercato della Brundu srl va oltre i confini sardi e nazionali, in totale l’azienda esporta circa il 30 per cento della produzione totale. La pasta arriva in Messico, Canada, Germania, Belgio, Svizzera e molti altri Paesi, per produrla la scelta è stata di utilizzare solo grano italiano (non solo sardo perché non sufficiente). “Acquistiamo dalla Toscana e dalle Marche in particolare, selezioniamo le migliori sementi perché vogliamo evitare sorprese sulla sicurezza. Dopo le vicende legate all’utilizzo del glifosato nelle coltivazioni del Canada, per esempio”.

Per non soccombere, la strada intrapresa già da tempo dall’azienda, che ha anche una produzione private label per Carrefour (cioè le linee di produzione a marchio di aziende terze dedicate alle società di grande distribuzione), è la politica di filiera. “Le nostre filiere ci sostengono, non dipendiamo da nessuno per gli approvvigionamenti se non da fornitori che sono diventati nostri partner – spiega Brundu -, e nello stesso tempo contribuiamo a incentivare la produzione di grano duro sardo”.

Sull’autosufficienza sarda per il grano e l’appello ai coltivatori lanciato da Alberto Cellino, Brundu condivide su tutta la linea: “Dobbiamo aumentare le terre coltivate, la Sardegna potrebbe arrivare a produrre un milione di quintali di grano l’anno, ora siamo a quota 3-400mila: l’autosufficienza è possibile, ma si devono remunerare adeguatamente i produttori agricoli”. Ma qui la linea converge anche con i ‘più piccoli’ come il Molino Carbini di cui Sardinia Post ha raccontato il punto di vista: “Purtroppo a determinare le quotazioni sono i mercati mondiali, noi non possiamo fare altro che adeguarci, altrimenti i nostri competitor ci portano via le commesse”.

Brundu introduce poi un ulteriore aspetto: “L’autosufficienza è possibile, anche eliminando le storture e le speculazioni del mercato, soltanto se i consumatori sardi, notoriamente ostili a questo tipo di argomento, per primi ci credono. Sono loro a decidere cosa vogliono e di conseguenza orientano le dinamiche del mercato. Se i consumatori puntassero all’eccellenza, al chilometro zero, se fossero consapevoli che acquistare e mangiare sardo dà valore aggiunto e crea posti di lavoro in più nelle aziende locali, allora sarebbe possibile questo discorso”, sottolinea il responsabile commerciale dell’azienda.

“Ma sarebbe troppo facile. Invece si guardano i prezzi e si sceglie più spesso in base a quelli, e non alla qualità. Solo un esempio: da dati recenti sul commercio di pasta in Sardegna, di tutti i marchi, l’85 per cento delle confezioni vendute sono quelle di grandi marchi e non quelle di brand sardi”, conclude Brundu.

A guardar bene le etichette poi si scopre che, come detto, la pasta Carrefour è in realtà prodotta nell’Isola (pastificio Brundu), così come quella dell’Eurospin (Pastificio Cellino). Ma se poi il popolo dei consumatori ha a che fare  a sua volta con i rincari di energia elettrica e beni di consumo, il margine per le scelte libere e consapevoli si assottiglia.

Marzia Piga

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share