Crisi nera del porto canale di Cagliari, settecento buste paga appese a un filo

La vertenza sul porto canale di Cagliari arriva a Roma. È previsto per questo pomeriggio al ministero dei Trasporti, il tavolo chiesto e ottenuto dal presidente della Regione, Christian Solinas, con il ministro Danilo Toninelli, che però ha delegato alla gestione della vertenza il suo vice Edoardo Rixi, e ha assicurato il massimo impegno sia per la definizione della vertenza che mette a rischio l’occupazione dei lavoratori coinvolti, sia per il rilancio strategico del comparto. All’incontro romano partecipa, per la Regione, anche la neo assessora del Lavoro, Alessandra Zedda.

L’appuntamento è fondamentale per tentare di trovare una soluzione alla crisi nera che sta attraversando da tempo lo scalo commerciale del capoluogo e conservare i settecento posti di lavoro a rischio (circa 350 portuali più indotto) e su cui in Prefettura a Cagliari è stato aperto circa una settimana fa un tavolo permanente. Durante quell’occasione, nel corso del consiglio e della conferenza della Città metropolitana di Cagliari convocato su iniziativa del vicesindaco metropolitano Francesco Lilliu, insieme alla prefetta Romilda Tafuri erano presenti per la Regione l’assessora Zedda e per l’Autorità di sistema portuale della Sardegna, il segretario Natale Ditel.

“Negli ultimi quattro anni lo scenario del Mediterraneo è completamente mutato e Cagliari ha perso il 70 per cento dei container”, ha ricordato Ditel. “Abbiamo dovuto attivare i procedimenti amministrativi per la revoca della concessione. Nel frattempo, abbiamo attivato uno scouting internazionale con gruppi cinesi e arabi cui seguirà una gara internazionale: servono infrastrutture in grado di stare la passo col fenomeno del gigantismo navale”.

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A sollevare la questione, nel mese di settembre dello scorso anno, era stata la Uil Trasporti con un dossier che conteneva i numeri del tracollo: il 2018 ha chiuso con un pesante dimezzamento rispetto al 2017, con appena 215mila teu (l’unità di misura standard di volume nel trasporto dei container Iso, e corrisponde a circa 40 metri cubi totali) movimentati, e una proiezione per il 2019 che prevede un ulteriore meno 42 per cento rispetto all’anno precedente. Non basta, di recente anche l’ultimo grande operatore dello scalo, il tedesco Hapag Lloyd, ha annunciato il suo addio alla Sardegna, che non rientrerà più fra le sue rotte.

I sindacati accusano la Cict, la società che gestisce lo scalo commerciale, e la Contship, la casa madre a cui fa riferimento il gestore dell’area portuale industriale a sua volta facente parte di Eurokai, il più grande operatore terminalistico in Europa. “Se non cambia qualcosa – denunciano ormai da mesi – il Porto Canale chiuderà i battenti nel silenzio assordante della politica e delle istituzioni e la Sardegna sarà tagliata fuori dai mercati, con ripercussioni devastanti nell’import ed export delle imprese regionali”.

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