Viaggio nella vita del popolo nuragico: esce il colossal editoriale firmato Ilisso

Un viaggio nella storia del popolo nuragico lungo 456 pagine e arricchito da un tale corredo di immagini e fotografie che sembra davvero di stare al cinema e godersi una storia ad alto contenuto di effetti speciali. Un lavoro durato due anni, realizzato da un team di 28 professionisti e guidato da Tatiana Cossu, antropologa culturale e docente cagliaritana che per non farsi mancare nulla, nella vita precedente ha fatto anche l’archeologa. La pattuglia di esperti del comitato scientifico pilotato da Cossu, assieme agli archeologi Mauro Perra e Alessandro Usai, poco meno di un mese fa è arrivata nelle librerie di tutta Italia con Il Tempo dei Nuraghi. La Sardegna dal XVIII all’VIII secolo a. C. nuova, spettacolare pubblicazione firmata dalla Ilisso. Un volume che segna il debutto della casa editrice nel mondo dell’archeologia e che si affaccia in ambiti  ben diversi rispetto a quelli che solitamente contraddistinguono la produzione artistico-letteraria degli editori nuoresi.

“Quando due anni fa mi contattarono, non avrei mai immaginato quanto tempo matto e disperato sarebbe stato speso nella stesura del volume – racconta Cossu -. Assieme ai miei compagni di viaggio, nel tentativo di narrare una società che ancora oggi stupisce per il suo percorso originale e che si colloca in  modo singolare nel panorama complesso del II millennio a. C., abbiamo scelto di utilizzare metodiche di indagine multidisciplinari avvalendoci di scienze diverse, dall’archeo-botanica, alla zoologia, alla biochimica. Nuclei tematici differenti per riscrivere ancora una volta la storia culturale del popolo Nuragico, esplorandolo attraverso lo sguardo di un uomo del terzo millennio che, da una sorta di cabina di osservazione privilegiata, studia da vicino come vivevano, mangiavano, pregavano gli uomini di 3500 anni fa”.

“La sfida è stata quella di ricostruire dettagliatamente la storia della ‘Civiltà delle Torri’ – continua Cossu – ovvero i nuraghi, le più imponenti costruzioni del Mediterraneo occidentale nel secondo millennio a.C. Volevamo raccontare non qualcosa di eccezionale ma, al contrario, prendere il lettore per mano e farlo entrare ‘fisicamente’ in quei villaggi, quasi fosse uno spettatore invisibile, mostrandogli lo svolgersi delle giornate, i riti, le modalità costruttive delle torri, le tecnologie, la cura degli animali domestici, la preparazione dei cibi, gli scambi con gli altri popoli del Mediterraneo. Raccontare la loro vita quotidiana è stata una impresa tutt’altro che facile, perché il tentativo di entrare nei gesti e nelle abitudini di quelle popolazioni, nelle loro relazioni e nella loro cultura materiale è il risultato di calcoli elaborati e studi accuratissimi che magari, tra decenni, potrebbero nuovamente modificarsi grazie a nuove scoperte”.

“Ci siamo presi la briga di studiare anche i piccoli dettagli, come l’altezza dei buoi con cui i nuragici aravano i campi e la lunghezza delle corna degli animali. Ci piaceva l’idea di renderli il più possibili vicini a noi, uomini autentici e sensibili, a dispetto delle migliaia di anni che ci separano. Desideravamo che il lettore, sfogliando le pagine del libro, si lasciasse alle spalle la vita di tutti i giorni e si immergesse tra i colori vividi di centinaia e centinaia tra schede e fotografie di reperti, statue, monumenti e grandi tavole illustrate che restituiscono con grande impatto visivo un quadro tanto meraviglioso quanto variegato e complesso”.

Il Tempo dei Nuraghi è dunque il frutto di una ricerca scrupolosa trasformatasi in questi due anni in una sorta di colossal editoriale, un’antologia delle meraviglie da sfogliare per proiettarsi nella storia. Un risultato, tengono a precisare gli editori, “reso possibile grazie  alla collaborazione di quanti ogni giorno si occupano della tutela e  della valorizzazione di questo nostro immenso patrimonio: il Polo museale della  Sardegna, le Soprintendenze archeologiche isolane (e non solo), i musei,  i piccoli Comuni e il Banco di Sardegna, tutti coinvolti e partecipi in  uno sforzo corale per restituire la complessa civiltà dei sardi”. Un libro che può essere utilizzato in tanti modi, non solo ad uso di addetti ai lavori e specialisti, ma consigliato anche ai lettori più curiosi, agli studenti, ai viaggiatori, a coloro che semplicemente vogliono saperne più sulle oltre settemila costruzioni che, immote e silenziose, ancora oggi custodiscono il paesaggio straordinario della Sardegna.

Donatella Percivale

 

 

 

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