Moda, gli abiti realizzati con sughero e legno: il progetto da Cagliari sbarca a Londra

È moda green, sostenibile. Con abiti basati su materiali di riciclo come trucioli di legno, cartone e tappi di sughero. Un progetto originale che nasce all’istituto comprensivo La Marmora di Monserrato e che ora sbarca a Londra – dopo una tappa a Milano – per la finale internazionale di Junk Kouture, il più grande concorso di moda sostenibile giovanile al mondo.

L’appuntamento è alla Ovo Arena di Wembley il 12 ottobre. Colourful nature, realizzato nella sede di via Monte Linas, è l’abito che si è posizionato tra i primi dieci nazionali. È ispirato alla natura, colorato e allegro. I materiali principali sono stati recuperati da una falegnameria, successivamente incollati su un body e una gonna inutilizzati e rivisitati. La scuola secondaria di primo grado dell’istituto comprensivo La Marmora ha presentato in totale nove design creati anche in via Argentina. Quattro dei nove sono arrivati tra i 60 semifinalisti nazionali nella finale di Milano.

Ogni scuola non poteva arrivare in semifinale con più di quattro abiti. Colourful nature (di Martina Puddu, Alice Lecca e Riccardo Murgia), Goloritze (di Giorgia Mameli, Ileana Secci e Eleonora Sollai), Asymmetrical flight (di Virginia Pibiri, Asia Corda e Veronica Pibiri) e Ilaria Alpi (di Elisa Feboli, Alice Mainas e Martina Paderi) sono i nomi dei quattro progetti arrivati in semifinale. Colourful Nature è poi approdato nella top ten. Junk Kouture è un programma creativo per i giovani che promuove l’importanza della sostenibilità: moda e arte possono fiorire anche da ciò che viene considerato spazzatura. “Siamo riusciti a coinvolgere le famiglie aprendo le porte della nostra scuola anche nel pomeriggio, supportandoci a vicenda e trascorrendo dei momenti che non dimenticheremo mai – spiega la coordinatrice del progetto, Carla Vargiu -. Abbiamo raccolto i materiali nei magazzini scolastici, nelle nostre case, in quelle dei nostri amici, fino ad arrivare alle attività di ristorazione locali. I laboratori di arte di entrambe le sedi si sono trasformati in laboratori quasi professionali, dove materiali ormai arrivati alla fine del ciclo di vita sono rinati e hanno trovato una nuova funzione. In alcuni momenti – confessa – sembrava di essere all’interno di un film: manichini, bustini, set fotografici, disegni, trucchi, spazzole e specchi, ago, filo, macchine per cucire e tanto altro”.

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