Macomer, addio al Cine-Teatro Costantino. Flash – mob di protesta

Un gruppo di manifestanti ha animato un Flash-Mob con balli sardi, per far sentire la propria vicinanza intorno ad un problema molto sentito nel Marghine: la chiusura dello storico Cinema Costantino a Macomer. “Spero di non essere l’ultimo che fa una commedia in questo teatro. È un onere che non vorrei proprio.” A parlare così a cornice del suo spettacolo “Lo faccio per il mio paese”, con Lucia Vasini, è Antonio Cornacchione, attore comico in cartellone  per l’ultimo spettacolo del circuito Cedac della stagione 2015. Per l’occasione un gruppo di manifestanti ha animato un Flash-Mob con balli sardi, per far sentire la vicinanza e tentare di scongiurare la chiusura dello storico Cine – Teatro Costantino. In campo anche Geppi Cucciari, originaria di Macomer, e madrina della serata, venuta apposta come Geppi-Cucciari-condurrà-il-concerto-del-1-Maggio-da-piazza-San-Giovanni-586x406testimonial nel sostenere la causa dei manifestanti. “Sapete la situazione che sta vivendo questa cittadina – ha detto  – io non vorrei gli si togliesse anche questo. Il Cinema Costantino è stato il mio primo palcoscenico, in cui mi sono esibita a 15 anni. Dalle suore facevo Bernadette, qui ho fatto la maestra in una Commedia di Pirandello. Ho deciso di fare l’attrice proprio guardando gli spettacoli dei ‘grandi’ che sono passati qui. Ho quindi un debito di gratitudine nei confronti della famiglia Barria, che da sempre ha gestito il teatro. Non potrei mai pensare che chiuda.” Il supporto arriva anche dal comico Cornacchione: “Io invece vorrei che questo fosse il primo spettacolo per una nuova vita del Teatro, e che si trovino delle soluzioni per il rilancio”.

Il grande schermo dagli anni Trenta. Lo storico Cine-Teatro, dunque, è giunto ormai alla fine della sua programmazione. I due fratelli, Mariano e Aloise Barria, che negli anni novanta hanno ereditato l’attività dalla famiglia, dicono pubblicamente che non sono più in grado di sostenere i costi. Un’attività nata fin dagli anni Trenta, grazie all’intuizione del padre, Costantino Barria, che portò a Macomer il Cinema in quegli anni. Da allora ha operato interrottamente, aiutando intere generazioni di spettatori a crescere e a sognare con i grandi film e con il teatro. Ma al di là delle luci e delle mura anguste su cui si riflettevano le immagini di grandi avventure americane, di guerra, western, amorose, comiche o drammatiche, c’era la dura realtà del lavoro fatto di sacrifici e passione dei loro genitori. Nelle scale che portano al loggione superiore si scorgono le locandine storiche dell’intera attività di famiglia. Inizialmente in un’Arena all’aperto, poi con il Teatro Verdi e, infine, il Cinema Costantino. “All’Ovest niente di nuovo”, Oscar nel 1930, “Il Teatro Malibran”, Oscar nel 1936, Laurence Olivier, in “Amleto”, Oscar 1949. Vi è poi Pasolini attore, in “Requiescat”, ed Evils Presley, in “Paese Selvaggio”.

Una storia di famiglia e collettiva. “Questa è un’attività – spiega Mariano Barria – che ha permesso a mio padre – ex operaio analfabeta – di portare avanti una famiglia con quattro figli. Farli laureare e così trovare un’occupazione in altri settori. Noi due, che facciamo altro nella vita, abbiamo rilevato e portato avanti questa struttura, per un debito di riconoscenza nei confronti del lavoro dei nostri genitori”.IMG_20150411_205223 (1) Oltre che familiare questo è un debito collettivo, con la storia culturale di questo territorio. La storia di un Cinema e di un Teatro che si intreccia con la storia economica del Marghine e non solo. “In passato qui si è conosciuta l’agiatezza – continua Barria -. Vi erano le fabbriche di Ottana, Tossilo, i caseifici, le imprese artigiane, le Caserme dei militari (con circa 4000 persone che ogni anno da tutta Italia erano destinate a Macomer per il Car)”.

Ma la storia del ‘Costantino’ è anche una storia politica, centrale per la Sardegna. Lo stesso Costantino Barria e due dei sui figli, Tore e Nino (che ora non ci sono più), furono assessori del Comune di Macomer. Una politica locale e una politica nazionale: “Ricordo che Francesco Cossiga, – dice Barria – designato Presidente della Repubblica Italiana, venne al Costantino per ringraziare e salutare i sardi prima ancora del suo giuramento in Quirinale. C’era una folla immensa, dispiegamento di forze dell’ordine, tanta gente. Impossibile contenerli tutti.” Di qui sono passati anche Giorgio Almirante, Pier Luigi Bersani, e tutta la politica sarda. Era la forza baricentrica di Macomer, nella geografia della Sardegna, che faceva del Marghine una tappa obbligata per i grandi eventi politici. Gli artisti, poi, non si contano: Raf Vallone, Ugo Pagliai, Paola Gassman, Maurizio Licheri, Giorgio Albertazzi, tutta la scena teatrale italiana del circuito del Cedac.

Cine-Teatro Costantino Macomer

I guai, le tasse, la chiusura a malincuore. “I problemi principali sono dati dai costi di gestione – spiegano i fratelli Barria-. Le tasse comunali sono davvero onerose, circa 14 mila euro l’anno per l’Imu. A prescindere che il Teatro sia aperto o chiuso. Costi che si aggiungono a quelli di manutenzione ordinaria come luce, pulizia, riscaldamento. Su 390 posti lo sbigliettamento non copre la gestione dell’intero servizio, e spesso abbiamo aperto anche per due persone sapendo di andarci in perdita. Per quanto riguarda il Cinema ora è necessario acquistare un Proiettore Digitale: da circa 60 mila Euro. Questo è il motivo per cui da un anno qui non facciamo più Cinema”.

 

Dello stesso avviso la sorella, Aloise: “Questa struttura ha significato tanto per tante persone, abbiamo ricevuto attestati di solidarietà dal continente e dall’estero. Chiudiamo a malincuore, è un dispiacere profondo per noi, ma purtroppo non è più possibile sostenere i costi di questa attività. Abbiamo investito, non ci siamo arricchiti. Però dico che se questa struttura chiude qui non sarà più la stessa cosa. È inammissibile che, tra tutti i costi di gestione, si aggiungano delle tasse comunali esorbitanti. Inammissibile per il semplice motivo che si potrebbe ovviare in tanti modi. Ci sono comuni illuminati che lo fanno, come Milano e Firenze, dove hanno una particolare attenzione per i teatri. Per diversi anni il ‘Cinema Costantino’ è stato tra i migliori 100 cinema d’Italia per qualità della programmazione. Ora non si può pretendere che due persone come noi, che fanno altro nella vita, debbano condizionare il resto della nostra esistenza per questo: dare tributi al Comune al quale – scusate – pensiamo di aver dato anche lustro”.

Il futuro. C’è dunque bisogno di un ripensamento della politica dell’offerta culturale di un intero territorio, questa la posizione della famiglia e di molti. Presenti ieri alla manifestazione anche diversi rappresentanti comunali, per un tema molto sentito che ha eccezionalmente messo d’accordo sia maggioranza che opposizione. L’assessore al Bilancio del Comune, Gianfranco Congiu, dice che: “A disposizione ci sono vari strumenti: l’art. 10 del Codice Urbani, il decreto legge 83 del 2014 per una detassazione dei cinema storici, compresa la possibilità di azzerare i tributi locali (Imu) sull’immobile. È ora in corso una valutazione, ed una trattativa. Vi sono Associazioni che hanno manifestato un loro interesse. Ora servono progetti, ma l’intenzione è quella di risolvere il problema”.

Davide Fara

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